Maria visita Elisabetta

«Rallégrati, figlia di Sion, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!» (Sof 3,14). A conclusione del mese di maggio, che sin dalla fine del secolo XVI è tradizionalmente il mese mariano per eccellenza, la Chiesa celebra la Visitazione della Beata Vergine Maria a sua cugina Elisabetta. Già nel passato vetero-testamentario Sofonia, un profeta del 600 a.C., in un tempo critico e delicato per la fede e di mancanza operativa dei rappresentanti del culto a Dio, rivolge ai poveri ed a tutti quelli che confidano nel Signore, rappresentati dall’immagine corporativa di “Figlia di Gerusalemme”, una parola di speranza ed un invito alla gioia. La Figlia di Sion è notoriamente la Comunità ebraica che torna dall’esilio di Babilonia, e si identifica come popolo che riconosce il suo Dio. Maria viene personificata a questo nuovo Israele: attende il Dio che viene ad abitare tra gli uomini. La liturgia applica a Maria di Nazaret l’attribuzione nominale di Figlia di Sion. È un simbolismo che aiuta a comprendere col linguaggio biblico, la figura e la funzione di Maria, madre dei credenti, la Madre della Chiesa. Le caratteristiche sono sintetizzate da Luca evangelista nel sublime cantico del Magnificat, posto sulle labbra di Maria a seguito dell’incontro con la cugina Elisabetta. La conclusione del mese di maggio dà rilievo alla funzione che la Vergine, ormai glorificata in cielo, continua a svolgere sulla terra come madre dei redenti. La tradizione e la spiritualità rogazionista in questo giorno precede l’offerta dei cuori a Maria: sono bruciati i cuori di carta sui quali ciascuno ha riportato pensieri, preghiere, lodi e ringraziamenti a Maria. Così anche io offro alla Vergine Maria i pensieri e le preghiere del mio cuore e del cuore di ciascuno. P. Angelo Sardone

Pentecoste ad Efeso

«Discese su di loro lo Spirito Santo: si misero a parlare in lingue e a profetare. Erano in tutto circa dodici uomini» (At 19,6-7). Nella città di Efeso, punto nevralgico dell’evangelizzazione in Asia Minore, Paolo rimane circa tre mesi parlando liberamente nella sinagoga. Efeso era un porto commerciale molto frequentato e contava circa 300.000 abitanti. Il confronto con alcuni discepoli gli fa scoprire che non sanno nulla dello Spirito Santo, anzi non ne hanno mai sentito parlare. Avevano ricevuto il battesimo di Giovanni, il cui alone aveva illuminato anche quelle regioni, ma niente di più. La preoccupazione di Paolo è che il messaggio di Cristo sia accolto a partire dal suo battesimo, dall’imposizione delle mani e dal dono dello Spirito. Ciò darà la garanzia che si tratta di un percorso cristiano autentico. Dinanzi a tanta chiarezza alcuni di loro, dodici, ricevono il battesimo, l’imposizione delle mani e lo Spirito Santo. Si verificano così anche su di loro i fenomeni ed i prodigi della Pentecoste di Gerusalemme: parlano lingue diverse e profetizzano. Succede spesso che anche nel nostro tempo, si conosca poco e si parli anche poco dello Spirito Santo, l’agente fondamentale dell’evangelizzazione. Da un regime di non conoscenza, il “grande sconosciuto” definiva lo Spirito Santo il cardinale belga Leon-Joseph Suenens (1904-1996) uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II, bisogna passare decisamente ad una conoscenza piena della sua identità e della sua indispensabile ed efficace missione nella vita della Chiesa e dei cristiani. C’è ancora tanta strada da fare! P. Angelo Sardone

Cristo ascende al cielo

«Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (At 1,9). Così, con uno schizzo grafico, l’evangelista Luca sintetizza il mistero dell’Ascensione di Cristo al cielo, quaranta giorni dopo la Pasqua. Segna il passaggio ed il ritorno definitivo del Messia dalla realtà terrena a quella celeste. Il tempo post-pasquale, cioè il tempo del Risorto, era servito a Cristo per evidenziare la verità della sua risurrezione, completare gli insegnamenti sul Regno di Dio e preparare gli Apostoli alla ricezione prossima del dono dello Spirito Santo, la promessa del Padre, la potenza che scende dall’alto, la forza per la testimonianza cristiana sino ai confini della terra. Una nube sottrae il suo corpo trasfigurato dalla vista degli Apostoli che Egli stesso aveva condotto fuori Gerusalemme verso Betania. Un ultimo gesto caratterizza il saluto definitivo e l’arrivederci di Gesù: la benedizione. Un altro gesto invece manifesta la risposta degli Apostoli: si prostrano in adorazione davanti a Lui. Una caratteristica singolare determina il loro rientro a Gerusalemme: la grande gioia e la lode tributata a Dio nel tempio. Lo sguardo teso verso il cielo nel distacco fisico da Gesù, misto di dolore e gioia, viene compensato dalla promessa di due uomini misteriosi, due angeli, che rassicurano gli Apostoli ed il mondo intero che questo evento è solo il momentaneo allontanamento di Cristo dal mondo creato e dalle creature, ed evoca la preparazione alla ricongiunzione definita che avverrà alla fine dei tempi. Siamo proiettati verso l’evento escatologico, sorretti nel tempo dalla fede e dalla Grazia. P. Angelo Sardone

L’evangelizzazione di Apollo di Alessandria

«Apollo giunto in Acaia, fu molto utile a quelli che, per opera della grazia, erano divenuti credenti» (At 18, 27). Il viaggio apostolico di Paolo continua con contorni provvidenziali segnati dalla grazia di Dio, dallo Spirito evangelizzatore e da collaboratori intelligenti e pratici. Ad Efeso, giunse Apollo, un giudeo molto preparato nelle Scritture, debitamente istruito, affascinante nella dialettica, che parlava con chiarezza di Gesù. Proveniva da Alessandria dove si praticava l’esegesi biblica. La sua conoscenza però si limitava al battesimo di penitenza predicato da Giovanni. I collaboratori stretti di Paolo, Priscilla e Aquila dopo averlo ascoltato lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. Il suo apporto sarebbe stato molto valido soprattutto nei confronti dei Giudei che non accoglievano facilmente la nuova dottrina sganciata dall’antica tradizione mosaica. Il suo contributo sarebbe servito per confutare i Giudei ostinati, con la dimostrazione, a partire dalle Scritture, che Gesù era il Cristo. Nel quadro e nel servizio dell’evangelizzazione è assolutamente indispensabile, accanto ai sacerdoti e ministri della Chiesa, la presenza di collaboratori debitamente preparati ed istruiti. Ne va di mezzo l’efficacia della predicazione e l’accoglienza del mistero di Cristo. Lo sviluppo odierno delle scienze teologiche favorisce la preparazione e la frequenza negli Istituti di scienze religiose nelle diverse diocesi. Quanto bene possono fare persone debitamente preparate che parlano e testimoniano la fede cristiana ed il mistero dell’amore di Gesù! P. Angelo Sardone

S. Paolo a Corinto

«Molti dei Corìnzi, ascoltando Paolo, credevano e si facevano battezzare» (At 18,8). Da Atene, dopo il fallimento dovuto al discorso sulla risurrezione e la relativa canzonatura subita da parte dei suoi colti ascoltatori, Paolo ripara a Corinto, nell’istmo omonimo. Qui sorgerà una delle comunità più importanti da lui fondate. Il lavoro che lo attende non è facile, ma il Signore gli conferma che anche le difficoltà che incontrerà rientrano nel disegno di Dio. La città è grande, cosmopolita, di facili costumi, punto di riferimento di intenso commercio. Alloggiava presso Aquila e Priscilla, una coppia di giudei rientrati da Roma e per mantenersi, lavorava con loro che, come lui, erano fabbricanti di tende. Quando fu raggiunto da Timoteo e Sila, si diede tutto alla predicazione cominciando come al solito dai Giudei. Dinanzi alla loro ottusa ed invalicabile ostinatezza, mettendo in pratica quanto Gesù stesso aveva detto, si scosse la polvere dalle vesti e decise di rivolgersi da allora in poi solo ai pagani. Aveva aderito Crispo, capo della sinagoga che credette insieme con la sua famiglia. Cominciò quindi da Tizio Giusto che onorava Dio ed abitava nei pressi della sinagoga. Nonostante ci fosse questa opposizione manifesta da parte dei Giudei, con la sua tenacia l’apostolo raccolse un buon risultato con tanti che accoglievano la fede e si facevano battezzare. La perseveranza premia sempre, soprattutto quando è mossa dall’unico intento di portare Cristo alle anime e di testimoniarlo con una degna condotta di vita che esalta e conferma le parole che si adoperano. P. Angelo Sardone

La cattedra dei non credenti

«Perché di lui anche noi siamo stirpe» (At 17,28). Il viaggio missionario di Paolo non conosce soste e va incontro anche a numerose difficoltà determinate soprattutto dai Giudei. A Tessalonica, l’odierna Salonicco, come in Berea, mossi da sentimenti di invidia e gelosia, i Giudei non se la danno per vinta e provocano disordini e disagi con il coinvolgimento anche delle autorità. Paolo ed i suoi compagni di missione sono costretti a fuggire. Paolo, in particolare viene condotto ad Atene in attesa che lo raggiungano Timoteo e Sila. Intanto nella sinagoga discute sia con i Giudei ed i timorati di Dio, che con i filosofi epicurei e stoici che lo definiscono “seminatore di chiacchiere”, buono per gli ateniesi a caccia di novità. È incuriosito per l’animo religioso degli abitanti della grande e famosa città, che si manifesta nei numerosi monumenti sacri tra i quali uno intitolato al dio ignoto. Prendendo lo spunto da questo, Paolo annunzia agli Ateniesi il Dio dei cristiani, il Signore del cielo e della terra, dimostra di conoscere la letteratura e cita il filosofo e poeta stoico Arato (+240 a.C.) ed un suo detto. Lo scopo della vita dell’uomo, dice, è la ricerca di Dio che se anche appare difficile è possibile: gli stessi filosofi e poeti lo hanno detto e dimostrato. Quanto è importante negli annunziatori di oggi la preparazione e la cultura che non sia uno sfoggio, ma un elemento importante di dialogo e di confronto anche con chi non crede. Una formidabile intuizione l’ebbe l’indimenticabile cardinale Carlo Maria Martini che il 1987 istituì a Milano la “Cattedra dei non credenti” che andò avanti fino al 2002, con 12 edizioni e 50 incontri. P. Angelo Sardone

Prodigiosa liberazione dalle catene

«Li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia» (At 16,23). Una questione di ordine privato, una schiava con potere divinatorio che faceva guadagnare denaro ai suoi padroni, che grida dietro Paolo e da lui è messa a tacere, diviene il pretesto di disordine pubblico e sovversivo suscitato dai padroni che vedevano così messo a repentaglio il loro guadagno. Trascinati dinanzi all’autorità costituita Paolo e Sila sono prima bastonati, poi tradotti in carcere ed affidati al custode che scrupolosamente assicura ai ceppi i loro piedi. Mentre verso mezzanotte erano in preghiera e cantavano inni a Dio sotto gli occhi degli altri prigionieri, un terremoto improvviso fece aprire le porte e cadere le catene di tutti. La buona guardia richiesta al carceriere era stata infranta da un evento non previsto, tanto da metterlo nell’angoscia ed addirittura fargli tentare il suicidio. Lo scrupolo e la paura erano davvero grandi. Ci volle il deciso intervento di Paolo per indurlo a non fare nulla di quanto aveva in animo. La sua parola lo indusse a chiedere ed a ricevere il Battesimo per sé e la sua famiglia. La potenza della Parola di Dio non si ferma dinanzi a nulla. Il compimento del proprio dovere tante volte spinge uomini e donne coerenti e ligi agli impegni presi, a farsi anche del male, consapevoli di essere venuti meno al proprio impegno. L’aiuto illuminante che viene dal buonsenso e dalla Parola annunciata, induce a riflettere e addirittura a farsi carico delle esigenze e dei bisogni degli altri. Ciò produce tanta gioia ed un beneficio oltremodo superiore al compenso per il compimento del proprio dovere. P. Angelo Sardone

Le donne greche evangelizzate da S. Paolo

«Dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite» (At 16,13). Con il secondo viaggio missionario, Paolo, giunto in Grecia, comincia l’evangelizzazione dell’Europa. Obbedendo un’ingiunzione diretta dello Spirito, si sta dirigendo in Macedonia, a partire dal primo distretto, la città di Filippi grande centro commerciale e militare che dal 31 era diventata colonia romana. Come al solito, compie la sua evangelizzazione di sabato, il giorno nel quale i Giudei si radunavano per la preghiera. Lungo il fiume rivolge la sua parola alle donne che si erano riunite, probabilmente radunate da Lidia, una venditrice di porpora, riunione forse non approvata dalla sinagoga locale. Lidia proveniva da Tiatira e credeva in Dio. Fu convertita alla fede da Paolo al quale aprì le porte della sua casa dopo essere stata battezzata insieme con quelli della sua famiglia. Contrariamente a quanto si possa pensare circa una sorta di misoginìa attribuita a S. Paolo, la sua predicazione raggiunge direttamente le donne che allora, come oggi, erano numerose e disponibili all’ascolto. Il loro atteggiamento e la testimonianza concreta di Lidia, sortirà un effetto positivo nell’impalcatura e nell’efficacia dell’evangelizzazione. A seguito dell’insistente invito della neo convertita a fermarsi a casa sua, Paolo accetta e condivide l’accoglienza ed il calore di questa famiglia. La storia paolina si ripete puntualmente anche oggi: io stesso che spesso sono in missione vocazionale in forza del carisma rogazionista, posso testimoniare quanto sia valido e fruttuoso ai fini di una efficace evangelizzazione, l’apporto di donne intelligenti che vedono nel sacerdote il mediatore della grazia e della conoscenza di Cristo. P. Angelo Sardone

Nuovi collaboratori di S.Paolo

«Parve bene di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: erano Giuda Barsabba, e Sila» (At 15,22). Barnaba e Paolo avevano partecipato al Concilio di Gerusalemme esponendo la questione della circoncisione che ad Antiochia di Siria aveva creato malumore e difficoltà tra i nuovi credenti e i Giudei convertiti. La qualificata assise aveva analizzato e discusso il problema e si era fatta carico non solo di stilare una lettera apostolica ma anche di inviare ad Antiochia insieme con i due missionari Paolo e Barnaba, due esponenti qualificati per grande autorità tra i fratelli: Giuda detto Barsabba e Sila. Del primo, oltre questa menzione, non si sa nulla. Il secondo, diventerà uno dei collaboratori e compagno di Paolo al posto di Barnaba. Essi avrebbero integrato a voce quanto stabilito dallo Spirito Santo, dagli Apostoli e dagli Anziani della Chiesa di Gerusalemme. La Chiesa si muove sui passi della chiarezza e della condivisione. Partendo dal luogo-simbolo del processo di fede cristiana, gli incaricati diretti degli Apostoli sono emissari dei provvedimenti con l’autorità dello scritto e la capacità dialettica della presentazione e chiarificazione dei provvedimenti. Dentro questi criteri è contenuta la prassi che da allora in poi vige nella Chiesa universale, a partire da Roma, dove, subito dopo Antiochia, l’apostolo Pietro fisserà la sua dimora. Il novello Pietro che oggi si chiama Francesco, con la sua apostolica autorità regge la Chiesa di Dio, senza usurpazioni o inganni di sorta, con buona pace dei suoi denigratori. P. Angelo Sardone

Sintesi liturgica VI domenica di Pasqua

VIª Domenica di Pasqua. La lettera degli Apostoli e degli anziani radunati a Gerusalemme nel primo Concilio della storia, è diretta ai cristiani provenienti dal paganesimo. È autorevole e chiarificatrice: non c’è alcun obbligo al di fuori di cose necessarie. Le disposizioni asseriscono l’astensione da carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. L’osservanza della Parola di Gesù è garanzia della presenza sua e del Padre, nel cuore e nella vita dei cristiani. Lo Spirito Santo a suo tempo insegnerà ogni cosa e ricorderà quanto detto dal Maestro: si evidenzia così la dimensione trinitaria, propria della vita e della fede cristiana. La pace donata da Gesù toglie dal cuore il timore ed il turbamento. La città santa, la nuova Gerusalemme che scende dal cielo, risplende della gloria di Dio e dell’Agnello, cioè Cristo. La struttura comprende alte mura, dodici porte e relativi basamenti che riportano i nomi dei dodici Apostoli. La sua luce è la gloria di Dio, la sua lampada, l’Agnello. P. Angelo Sardone