Testimone con e sulla croce

La semina del mattino

151. «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). Questo allettante invito fu determinante un pomeriggio per una coppia di fratelli che pescavano lungo le rive del lago di Gennesaret. Cambiò la loro vita e la loro identità. La voce suadente del Maestro di Galilea colpì i loro cuori prima delle orecchie, tanto che abbandonarono ogni cosa e lo seguirono. Uno di questi, era Andrea, fratello di Simon Pietro, nativo di Betsaida. Il suo nome, dal greco, significa «uomo». Alle versioni evangeliche di Matteo e Marco che raccontano l’episodio con termini quasi identici, si collega la narrazione di un protagonista diretto, Giovanni che, come riporta nel suo vangelo con una situazione un po’ diversa, uno dei due che aveva ascoltato la testimonianza di Giovanni Battista di cui era discepolo ed aveva seguito Gesù, era proprio Andrea (Gv 1,40). Il primo compito di Andrea fu quello di coinvolgere suo fratello comunicandogli l’incontro sorprendente col Rabbì e conducendolo da Lui. Il vangelo di Giovanni annota che nel celebre discorso di Gesù sul pane, fu proprio Andrea a dire a Gesù che tra la folla c’era un ragazzo con cinque pani d’orzo e due pesci, pur consapevole della esiguità di quella provvidenza per così tanta gente (Gv 6, 8-9). Predicò il Vangelo e subì il martirio a Patrasso, in Grecia, su una croce a forma di X, detta “decussata” che da allora viene detta «Croce di Sant’Andrea». La sua fedeltà alla vocazione apostolica andò fino in fondo, non sentendosi degno di morire proprio come il Maestro. È un insegnamento per chi tante volte vive con un certo orgoglio la l’appartenenza di fede per testimoniare la sequela radicale di Cristo. P. Angelo Sardone

Andiamo incontro al Signore

La semina del mattino

150. «Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie» (Is 64,4). Questo testo profetico evoca il tempo dell’Avvento che inaugura il nuovo Anno Liturgico e precede la solennità del Natale del Signore, la sua prima venuta nella carne. Il termine significa «venuta» e fa riferimento al cammino che il Signore compie andando incontro alle sue creature che praticano la giustizia con gioia. Per il cristiano l’Avvento si caratterizza come tempo di attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi ed ha una configurazione analoga alla Quaresima. Ma è anche l’itinerario che l’uomo intraprende per andare incontro al Signore che viene. Il cammino, in entrambe le prospettive, è guidato dalla Parola di Dio che segna le tappe domenicali e feriali con l’abbondanza e la maestosità delle profezie, in particolare quelle di Isaia, il profeta dell’Avvento, e la presentazione degli eventi e delle figure che precedono la nascita di Gesù: l’Immacolata Concezione di Maria, la testimonianza di Giovanni il Battista, i cosiddetti Vangeli dell’infanzia di Matteo e Luca. La liturgia dell’Avvento diviene una «scuola permanente di crescita vocazionale» (PVI, 29) con due componenti essenziali ed importanti: la ciclicità e la continuità. Esse sono manifestazioni dell’intervento di Dio che salva attraverso segni rituali e prolunga e realizza nel tempo, mediante la celebrazione, la ricchezza del suo amore per l’umanità. La storia della salvezza continua oggi nel tempo e costituisce nella Chiesa l’elemento portante dell’Anno Liturgico. P. Angelo Sardone

Novena all’Immacolata

Secondo la Tradizione Cattolica domani 29 novembre inizia la Novena all’Immacolata, un Pio Esercizio di devozione e pietà mariana molto caro al popolo di Dio. Fedele alla Spiritualità trasmessa da S. Annibale M. Di Francia, grande innamorato di Maria, condividiamo con tutti i benefattori e gli amici, uno schema giornaliero per vivere la Novena. Il giorno prima, a cominciare da stasera, pubblicherò lo schema del giorno seguente. Intanto pubblico un’introduzione generale e metodologica. L’Immacolata guidi questo nostro cammino. P. Angelo Sardone

Essere sempre pronti, sobri ed attenti

La semina del mattino

149. «State attenti a voi stessi, i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita» (Lc 21,34). È ricorrente il monito ed il richiamo di Gesù all’attenzione, non solo alle cose che accadono, ma anche e soprattutto a se stessi. Si tratta di un invito alla vigilanza, alla sobrietà, al discernimento, al valore delle cose. Nel momento della difficoltà facilmente ci si scoraggia e ci si lascia andare in cupo pessimismo o in appoggi che si rivelano fasulli perché non hanno consistenza, anzi peggiorano le cose. Il cuore si appesantisce dinanzi al mistero della malattia, della sofferenza, della morte. Le vicende umane che preoccupano e che provengono anche da situazioni instabili di lavoro, da precarietà ordinarie e straordinarie, mettono a dura prova la mente ed il cuore. Inoltre, agli affanni della vita da esse causate, si aggiunge spesso la condotta oziosa e sregolata, che si manifesta in sperpero e dispersione di potenzialità che possono essere impiegate per il bene. Quando l’egoismo contrasta con la fede, si insinua il desiderio delle cose superflue. Se si aggiungono poi le ubriachezze di ogni ordine e grado, ci si intossica fin quasi ad avvelenarsi non solo il corpo ma anche la vita. Ciò che appesantisce il cuore è il peccato. L’accortezza e l’attenzione non deve portare a questa pericolosa soglia che può immettere in processi irreversibili. La preghiera, umile, incessante, fiduciosa, diviene la forza per resistere e difendersi da un sicuro scempio fisico, spirituale e morale. Questo mezzo è un’arma di difesa che abbiamo sempre a portata di mano. P. Angelo Sardone

Il mistero della fine

La semina del mattino

148. «Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino» (Lc 21,31). La misteriosa potenza salvifica del Signore con gli elementi della conclusione della vita sulla terra, si manifesta analogamente al ritmo biologico della terra e del raccolto dei frutti. Il ritorno del Signore viene preceduto da sconvolgimenti cosmici e segni premonitori della fine del mondo. Allora quel Regno che è già in mezzo perché portato da Gesù Cristo, si troverà nella ricapitolazione come atto liberatorio e definitivo. La presenza di Cristo nella storia e nel tempo fa tutt’uno con le sue parole e le sue opere che vanno al di là delle categorie umane dello spazio e del tempo. La Chiesa che costituisce in terra il germe e l’inizio del Regno insegna continuamente che la speranza delle cose ultime non deve diminuire l’importanza e la responsabilità di ciascuno nell’assolvere gli impegni terreni, in qualunque campo, a cominciare da quello relazionale con Dio e con il prossimo. Dagli insegnamenti di Cristo scaturiscono motivi sempre nuovi per poter attuare tutti gli impegni. I cristiani sanno bene che la loro vocazione è quella di cercare il Regno di Dio nella trattazione delle cose temporali, ordinandole secondo il pensiero di Dio. Se si agisce così si dà adito al Regno stesso di realizzarsi in pieno, mentre si attende la manifestazione conclusiva quando tutto sarà riconsegnato al Padre. La vicinanza del Regno e la sua attuazione, implica un deciso impegno di conversione giornaliera che non mortifica ma apre alla riflessione sul mistero della fine. P. Angelo Sardone

Speranza: atteggiamento di fede

La semina del mattino

147. «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28). La sezione escatologica dei vangeli presenta un quadro apocalittico che non è più semplicemente un genere letterario, ma la prefigurazione di realtà che avverranno alla fine del mondo. La configurazione geografica di Gerusalemme si traduce in configurazione teologica con risvolti pratici: la città circondata da eserciti, il fuggi fuggi, la situazione incresciosa delle puerpere e delle donne incinte, i caduti di spada, i prigionieri. Ed ancora di più i segni cosmici del sole, la luna e le stelle, la paura, lo sconvolgimento delle potenze celeste. Tutto si concluderà con l’apparizione del Figlio dell’Uomo, cioè Gesù, sulle nubi del cielo con la sua potenza e la sua grande gloria. La pericope evangelica che porta dritto verso una drammatica conclusione, si risolve con una sorprendente esortazione: risollevatevi, alzate il capo, guardate non più avanti ma in alto perché la definitiva liberazione è vicina, anzi si sta attuando. Gli elementi catastrofici, al di là dell’ansia, l’angoscia e la paura, devono tradursi in speranza e certezza. Nel quadro di una realtà universale e cosmica, vi è la liberazione totale da ogni forma di male e schiavitù e la conseguente discriminazione tra gli increduli ed i credenti. Risollevarsi significa alzarsi dalla caduta, dalla prostrazione, dal dolore, dal buio e drizzare il capo per guardare in faccia la realtà non per misurarsi con essa ma per accoglierla come dono finale del Creatore e pegno di luce infinita ed eterna. Sono realtà da considerare leggendole con l’occhio della fede. P. Angelo Sardone

Nella tribolazione, la testimonianza

La semina del mattino

146. «Avrete allora occasione di dare testimonianza» (Lc 21,13). Il contesto escatologico e rivelatorio della predicazione ultima di Gesù nel tempio, evidenzia fatti terrificanti, segni grandiosi, persecuzioni. Il Maestro mette in guardia i suoi discepoli invitandoli a leggere i fatti storici preannunziati, catastrofi cosmiche e sollevazioni di popoli in conflitto, non solo come manifestazione gloriosa del Figlio dell’uomo, ma anche come occasione per manifestare la loro fede. Essa si traduce in vigilanza e testimonianza. La sua venuta finale è accompagnata da eventi straordinari che si distinguono da altri più comuni e ripetitivi nella storia. Non mancheranno le persecuzioni che i discepoli di Gesù dovranno subire perché il Vangelo si propaghi. Queste si tradurranno in arresto, giudizi, prigioni, oppressioni, confusione, paura, terrore, tentennamento di fede. La testimonianza sarà suffragata dalla parola e dalla Sapienza che scenderà dall’alto, per dar forza, far fronte e resistere davanti ai persecutori, alle avversità, ai tradimenti persino dai parenti, dai familiari, dagli amici. La salvezza della propria vita è legata fondamentalmente alla perseveranza fino alla fine: essa, unita alla pazienza, non fa disperare, non si lascia abbattere, ma anzi diviene modo per sostenere gli altri. La perseveranza consiste nell’essere oltremodo severo verso se stesso, per poter resistere con costanza, senza mai interrompere, ad ogni avversità. Nella vita di ogni giorno, senza attendere la fine, questa esigenza è supportata dalla grazia e dall’affidamento completo a Gesù. P. Angelo Sardone

Non seguiteli!

La semina del mattino

145. «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome. Non andate dietro a loro!» (Lc 21,8). L’inganno tante volte è alla porta e non ci si accorge. In una società ed in una situazione umana e spirituale di diffuso relativismo, leggerezza, superficialità emotiva e comportamentale, devozionismo sentimentale anche verso le realtà più sacre, prende piede un formalismo religioso e pietistico senza radici profonde ed adeguata e seria formazione. L’inganno la fa da padrona sotto mentite spoglie.La ricerca di santoni e santone di turno, di luoghi e sensazioni spirituali, di strilloni accomodanti, diviene quasi una terapia all’inconcludenza di una vita versata in un calderone di facili emozioni, gravi responsabilità anche morali, inconsistenza e fragilità umana e psicologica. Tanti si improvvisano portaparola di Gesù, camuffando il desiderio del guadagno e del prestigio, con una pretesa attenzione verso le sofferenze psichiche e spirituali. Per non parlare di chi apertamente in forza di un tradizionalismo ecclesiale e rigorismo spirituale, si oppone al Magistero del Papa e della Chiesa. L’avvertimento di Gesù è perentorio: non andate dietro a loro! Cataclismi e pandemie sono certo campanelli d’allarme; richiedono costanza nella fede, serietà di intenti nella risposta d’amore, obbedienza. Sono cose che devono necessariamente avvenire, ma non è la fine. Occorre molta attenzione per evitare di contemplare e piangere la vita, macerie l’una sull’altra. P. Angelo Sardone