Essere sempre pronti, sobri ed attenti

La semina del mattino

149. «State attenti a voi stessi, i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita» (Lc 21,34). È ricorrente il monito ed il richiamo di Gesù all’attenzione, non solo alle cose che accadono, ma anche e soprattutto a se stessi. Si tratta di un invito alla vigilanza, alla sobrietà, al discernimento, al valore delle cose. Nel momento della difficoltà facilmente ci si scoraggia e ci si lascia andare in cupo pessimismo o in appoggi che si rivelano fasulli perché non hanno consistenza, anzi peggiorano le cose. Il cuore si appesantisce dinanzi al mistero della malattia, della sofferenza, della morte. Le vicende umane che preoccupano e che provengono anche da situazioni instabili di lavoro, da precarietà ordinarie e straordinarie, mettono a dura prova la mente ed il cuore. Inoltre, agli affanni della vita da esse causate, si aggiunge spesso la condotta oziosa e sregolata, che si manifesta in sperpero e dispersione di potenzialità che possono essere impiegate per il bene. Quando l’egoismo contrasta con la fede, si insinua il desiderio delle cose superflue. Se si aggiungono poi le ubriachezze di ogni ordine e grado, ci si intossica fin quasi ad avvelenarsi non solo il corpo ma anche la vita. Ciò che appesantisce il cuore è il peccato. L’accortezza e l’attenzione non deve portare a questa pericolosa soglia che può immettere in processi irreversibili. La preghiera, umile, incessante, fiduciosa, diviene la forza per resistere e difendersi da un sicuro scempio fisico, spirituale e morale. Questo mezzo è un’arma di difesa che abbiamo sempre a portata di mano. P. Angelo Sardone