Prima domenica di Avvento

«Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità» (Is 63,17). Comincia oggi l’Avvento che segna l’inizio del nuovo anno liturgico, la «struttura temporale entro la quale la Chiesa celebra l’intero mistero di Cristo: dall’Incarnazione e dalla Natività fino all’Ascensione, al giorno di Pentecoste, all’attesa della beata speranza e della venuta del Signore» (Direttorio pietà popolare, 94). Il teologo liturgista, dom Odo Casel (1886-1948), rappresentava l’anno liturgico con l’immagine dell’anello nuziale: la Chiesa, sposa di Cristo, mostra l’anello come segno della sua unione con lo Sposo. Con un senso misto di sobrietà, austerità e gioia, la Chiesa si prepara ad accogliere nel mistero la nascita di Cristo, facendola precedere da un congruo tempo, l’Avvento, che imita la lunga attesa che precedé la nascita di Gesù, caratterizzato particolarmente dalla voce dei profeti che invitano alla conversione ed alla speranza. Isaia è il profeta principale che accompagna l’itinerario dell’Avvento con la sua parola e guida il cammino con la profondità espressiva dei suoi scritti. Meditando sulla storia di Israele, il profeta come in un salmo di supplica collettiva, mentre ricorda il castigo di Dio sull’umanità ribelle, evidenzia il suo intervento salvifico a cominciare dalla liberazione dall’Egitto. L’accorata invocazione si traduce in fervorosa preghiera: «ritorna Signore, per amore del tuo popolo, squarcia i cieli e scendi». L’attesa liturgica è memoria della prima venuta del Salvatore nella carne mortale, supplica fiduciosa dell’ultima venuta di Cristo Signore nella gloria finale. Buon cammino dell’Avvento! P. Angelo Sardone

Il Figlio dell’uomo

«Guardando nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo. Gli furono dati potere, gloria e regno» (Dn 7,13-14). Le visioni notturne del profeta Daniele hanno un risvolto apocalittico. Immagini e termini adoperati nella loro spiegazione, hanno grande affinità con quelli dell’Apocalisse di S. Giovanni apostolo. La liturgia della Parola che caratterizza l’ultima settimana del Tempo Ordinario prima dell’inizio del nuovo anno liturgico, utilizza questi testi provocando una riflessione profonda sulle realtà escatologiche.La prima visione si caratterizza come «visione delle quattro bestie», quasi in analogia al sogno di Nabucodonosor ed ai quattro metalli di cui era composta la statua. Il leone rappresenta il regno babilonese; l’orso, quello dei Medi; il leopardo, il regno persiano, e la quarta bestia, diversa da tutte le altre, spaventosa, terribile con una forza eccezionale, l’Impero di Alessandro e dei suoi successori. Questi regni perdono il potere dinanzi a quello maestoso del Figlio dell’uomo che giunge sulle nubi ed al quale sono concessi il potere, la gloria ed il regno che non sarà mai distrutto. Il termine «figlio dell’uomo», designa un uomo che misteriosamente supera la condizione umana, come spiegato dagli esegeti e come riportato nelle interpretazioni dei rabbini e nell’applicazione che Gesù fa a se stesso, come titolo messianico. Gesù ha condiviso in tutto la condizione umana anche nella sua precarietà. Una dimostrazione chiara verrà nel mistero della sua nascita in terra e poi della sua morte redentiva. Questi concetti, per quanto alti e difficili da interpretare, preannunziano l’evento della venuta di Cristo. P. Angelo Sardone

Sant’Andrea, primo animatore vocazionale

«La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17). Questa affermazione di S. Paolo è diventata un classico nella catechesi: dall’ascolto della Parola di Cristo viene la fede. L’importanza dell’ascolto è indiscussa perché permette di cogliere con attenzione, meditare nel profondo e poi tradurre nella vita quanto è comunicato. Nell’intera sua vita l’Apostolo Andrea, di cui oggi si celebra la festa liturgica, è stato un attento ascoltatore, prima di Giovanni Battista di cui era discepolo e poi di Gesù. Accolse senza riserve l’indicazione che il rude maestro del Giordano che amministrava il Battesimo diede a lui ed all’altro che era con lui. L’attenzione e la fiducia «nell’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo», lo spinse a comunicare immediatamente a suo fratello Simone la straordinarietà dell’incontro e della persona di Gesù di Nazaret. Entrambi poi, secondo la versione evangelica di Matteo e Marco, furono chiamati direttamente da Gesù mentre, lungo le sponde del lago di Gennesaret, gettavano le reti in mare. La sua collocazione all’interno del collegio apostolico lo pone sempre in atteggiamento interlocutorio ed attento. Indica infatti il fanciullo in possesso dei cinque pani e dei due pesci coi quali Gesù realizza la moltiplicazione; insieme con Filippo col quale condivide l’etimologia greca del nome, comunica che alcuni Greci vogliono conoscere Gesù. La crescita ulteriore nella fede avverrà dopo la morte e la risurrezione di Cristo, quando, secondo la tradizione si diede alla predicazione in Asia Minore e nella Russia meridionale e meritò il martirio, crocifisso su una croce particolare ad X che prende da lui il nome di «croce di Sant’Andrea». Auguri a tutti coloro che ne portano il nome perché siano ascoltatori attenti e comunicatori efficaci della Parola di Dio. P. Angelo Sardone

Il sogno premonitore

«Questo è il sogno: ora ne daremo la spiegazione al re» (Dan 2,36). Così rispose al re Nabucodonosor, Daniele, da lui interpellato per interpretare il sogno che lo aveva tanto agitato e reso insonne. Gli indovini ed i maghi della corte non erano riusciti a dare alcuna spiegazione, anzi proprio per questo erano stati condannati a morte. Il saggio Daniele venuto a conoscenza di ciò implorò di non ucciderli e si propose a dare risposte al re dopo aver invocato il Signore che gli rivelò il pieno significato. Si tratta del celebre sogno della grande statua umana, enorme e splendente con le varie parti del corpo composte da materiale diverso: la testa d’oro, le braccia ed il petto di argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro ed i piedi in parte di ferro ed in parte di creta. È la prima delle allegorie di Daniele che descrive la successione degli imperi, babilonese, persiano, medo e greco, in forma decrescente adoperando l’immagine dei metalli secondo le età del mondo. I regni crolleranno all’avvento del regno messianico fondato su Dio, per la pietra misteriosamente staccata dal monte. Dinanzi alla puntuale spiegazione il re si piegò con la faccia a terra esaltando Dio come signore dei signori e dio degli dei e si prostrò davanti a Daniele costituendolo governatore della provincia babilonese. L’intelligenza e la sapienza che vengono da Dio, premiano la fedeltà e l’impegno perseverante nel bene, rendendo profeti coloro che si sottomettono a Lui e diventano interlocutori ricercati e strumenti risolutori di problemi e situazioni storiche ed umane. P. Angelo Sardone