Il Concilio di Gerusalemme

«Ricevuti dagli Apostoli e dagli anziani, riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro» (At 15,6). Nella Chiesa antica la diversità di opinioni è determinata da un modo diverso di compiere l’evangelizzazione. I Farisei e Giudei non ammettono assolutamente che i convertiti non si assoggettino alla circoncisione. Paolo e Barnaba e non solo, invece, in base alla loro esperienza diretta ed al buonsenso, sono del parere di lasciare liberi i cristiani provenienti dal paganesimo. Siccome il dissenso è evidente e fomentato da alcuni provenienti dalla Giudea, senza magari l’avallo dei responsabili della Chiesa di Gerusalemme, i due intrepidi missionari, con alcuni altri, sollecitati dalla Chiesa antiochena e sostenuti dalla preghiera, scendono a Gerusalemme per sottoporre la questione agli Apostoli, depositari del messaggio del risorto. Lungo il percorso hanno modo di raccontare quanto era avvenuto per opera dello Spirito Santo e di raccogliere adesioni al loro operato, attraverso la loro gioia. Giunti a Gerusalemme sono ricevuti dagli Apostoli e dagli anziani che guidano la Chiesa e riferiscono le meraviglie che il Signore ha operato tramite loro tra e per i pagani. L’entusiasmo dell’accoglienza è un elemento significativo che conferma la bontà di quanto operato. Voler sottoporre la questione agli Apostoli è segno della condivisione fedele che attinge dalla solidità della dottrina. Queste esperienze si ritrovano anche oggi, quando sono condotte in maniera seria le attività di missione ed evangelizzazione. L’entusiasmo dei missionari contagia i neofiti e genera solidità di rapporti, a fronte dell’evanescenza sensitiva, piacevole e di durata temporanea. P. Angelo Sardone

S. Pasquale Baylon

«Confermarono i discepoli esortandoli a restare saldi nella fede» (At 14,22). Concluso il viaggio apostolico, Paolo e Barnaba tornano ad Antiochia di Siria: rifanno il cammino al contrario, passando per le città nelle quali avevano seminato la Parola di Dio. Il successo della loro missione è contornato da eventi straordinari ma anche da preoccupazioni e pericoli compresa la lapidazione di Paolo. Lungo il tragitto confermano i discepoli già evangelizzati, esortandoli a mantenere salda la fede ricevuta con la solidità e la perseveranza del loro impegno. La conferma è un elemento nuovo nella dinamica e didattica della predicazione oltre che un termine tipico dell’evangelizzazione del primo cristianesimo ed un compito ben preciso che, nella persona di Pietro, Gesù aveva affidato alla Chiesa come criterio di stabilità e progresso nella fede. La verità del vangelo predicato è contornata da numerose tribolazioni,una costante della vita cristiana. Nel Regno di Dio, infatti, si transita attraverso molte tribolazioni e difficoltà. Tante ne ha trovate e superate S. Pasquale Bayon (1540-1592) il francescano spagnolo che la liturgia ricorda oggi. Nato in una famiglia di umili condizioni, ben presto rivelò tendenze mistiche legate alla preghiera, imparando a leggere da solo. Entrato come converso tra i Frati Francescani della riforma alcantarina, fu addetto ad umili mansioni, avendo però sempre al centro l’Eucaristia. Non si scoraggi alcuno: il cammino della fede è serio e non è un gioco. Le tribolazioni non prevarranno se ci sarà fiducia illimitata nel Signore ed affidamento altrettanto serio a guide sagge, illuminate e competenti. Auguri a tutti coloro che portano il nome di Pasquale e Pasqualina. P. Angelo Sardone