Sintesi liturgica VI domenica di Pasqua

VIª Domenica di Pasqua. La lettera degli Apostoli e degli anziani radunati a Gerusalemme nel primo Concilio della storia, è diretta ai cristiani provenienti dal paganesimo. È autorevole e chiarificatrice: non c’è alcun obbligo al di fuori di cose necessarie. Le disposizioni asseriscono l’astensione da carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. L’osservanza della Parola di Gesù è garanzia della presenza sua e del Padre, nel cuore e nella vita dei cristiani. Lo Spirito Santo a suo tempo insegnerà ogni cosa e ricorderà quanto detto dal Maestro: si evidenzia così la dimensione trinitaria, propria della vita e della fede cristiana. La pace donata da Gesù toglie dal cuore il timore ed il turbamento. La città santa, la nuova Gerusalemme che scende dal cielo, risplende della gloria di Dio e dell’Agnello, cioè Cristo. La struttura comprende alte mura, dodici porte e relativi basamenti che riportano i nomi dei dodici Apostoli. La sua luce è la gloria di Dio, la sua lampada, l’Agnello. P. Angelo Sardone

Si aggiunge Timoteo

«Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero» (At 16,4). Terminato il Concilio di Gerusalemme Paolo riprende il suo cammino missionario con un secondo viaggio. Ad accompagnarlo nella visita alle comunità già avviate, questa volta è Sila uno dei dirigenti della Chiesa di Gerusalemme. Il tragitto avviene non per mare ma per terra. A Listra, una città dell’odierna Turchia, si accompagna a loro Timoteo, figlio di madre giudea e padre greco convertito da Paolo probabilmente nel precedente passaggio. Per non avere problemi con i Giudei, Paolo lo fece circoncidere. Egli diventerà uno dei discepoli prediletti e principali collaboratori dell’Apostolo. Lungo il cammino, fedele alle conclusioni del Concilio, Paolo le trasmette per placare gli animi e rendere operative le decisioni prese a Gerusalemme perché fossero osservate. L’evangelizzazione si colora di nuove presenze e dinamismi operativi condotti dallo Spirito. La preoccupazione di Paolo è quella di rendere partecipi i nuovi cristiani della libertà che lo Spirito concede loro nell’adesione alla fede. L’impostazione della fede cristiana, pur tenendo conto di tutta l’impalcatura del vecchio Testamento, deve ora camminare con gli insegnamenti di Gesù. È molto importante che le decisioni prese in ambito comunitario e sinodale come un Concilio, siano non solo trasmesse, ma anche e soprattutto osservate. Nei tempi moderni il Concilio Vaticano II probabilmente deve essere ancora conosciuto del tutto ed assorbito nella sua eccezionale valenza di attualità per il cammino della Chiesa. P. Angelo Sardone