Pentecoste ad Efeso

«Discese su di loro lo Spirito Santo: si misero a parlare in lingue e a profetare. Erano in tutto circa dodici uomini» (At 19,6-7). Nella città di Efeso, punto nevralgico dell’evangelizzazione in Asia Minore, Paolo rimane circa tre mesi parlando liberamente nella sinagoga. Efeso era un porto commerciale molto frequentato e contava circa 300.000 abitanti. Il confronto con alcuni discepoli gli fa scoprire che non sanno nulla dello Spirito Santo, anzi non ne hanno mai sentito parlare. Avevano ricevuto il battesimo di Giovanni, il cui alone aveva illuminato anche quelle regioni, ma niente di più. La preoccupazione di Paolo è che il messaggio di Cristo sia accolto a partire dal suo battesimo, dall’imposizione delle mani e dal dono dello Spirito. Ciò darà la garanzia che si tratta di un percorso cristiano autentico. Dinanzi a tanta chiarezza alcuni di loro, dodici, ricevono il battesimo, l’imposizione delle mani e lo Spirito Santo. Si verificano così anche su di loro i fenomeni ed i prodigi della Pentecoste di Gerusalemme: parlano lingue diverse e profetizzano. Succede spesso che anche nel nostro tempo, si conosca poco e si parli anche poco dello Spirito Santo, l’agente fondamentale dell’evangelizzazione. Da un regime di non conoscenza, il “grande sconosciuto” definiva lo Spirito Santo il cardinale belga Leon-Joseph Suenens (1904-1996) uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II, bisogna passare decisamente ad una conoscenza piena della sua identità e della sua indispensabile ed efficace missione nella vita della Chiesa e dei cristiani. C’è ancora tanta strada da fare! P. Angelo Sardone