Sant’Andrea, primo animatore vocazionale

«La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17). Questa affermazione di S. Paolo è diventata un classico nella catechesi: dall’ascolto della Parola di Cristo viene la fede. L’importanza dell’ascolto è indiscussa perché permette di cogliere con attenzione, meditare nel profondo e poi tradurre nella vita quanto è comunicato. Nell’intera sua vita l’Apostolo Andrea, di cui oggi si celebra la festa liturgica, è stato un attento ascoltatore, prima di Giovanni Battista di cui era discepolo e poi di Gesù. Accolse senza riserve l’indicazione che il rude maestro del Giordano che amministrava il Battesimo diede a lui ed all’altro che era con lui. L’attenzione e la fiducia «nell’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo», lo spinse a comunicare immediatamente a suo fratello Simone la straordinarietà dell’incontro e della persona di Gesù di Nazaret. Entrambi poi, secondo la versione evangelica di Matteo e Marco, furono chiamati direttamente da Gesù mentre, lungo le sponde del lago di Gennesaret, gettavano le reti in mare. La sua collocazione all’interno del collegio apostolico lo pone sempre in atteggiamento interlocutorio ed attento. Indica infatti il fanciullo in possesso dei cinque pani e dei due pesci coi quali Gesù realizza la moltiplicazione; insieme con Filippo col quale condivide l’etimologia greca del nome, comunica che alcuni Greci vogliono conoscere Gesù. La crescita ulteriore nella fede avverrà dopo la morte e la risurrezione di Cristo, quando, secondo la tradizione si diede alla predicazione in Asia Minore e nella Russia meridionale e meritò il martirio, crocifisso su una croce particolare ad X che prende da lui il nome di «croce di Sant’Andrea». Auguri a tutti coloro che ne portano il nome perché siano ascoltatori attenti e comunicatori efficaci della Parola di Dio. P. Angelo Sardone