L’amore, pienezza della legge

«Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge» (Rm 13,8). Nel descrivere una serie di rapporti che i cristiani dovevano avere con le autorità civili del suo tempo S. Paolo delinea la loro sintesi nell’amore, la cosa di cui si devono occupare nei comportamenti verso il prossimo. Ciò è determinato dal fatto che proprio l’amore eleva al massimo la legge antica e nuova e la riassume. In particolare l’amore da dare sia ai fratelli delle proprie comunità che a tutti è come un debito da contrarre e pagare. Già nel Vecchio Testamento l’amore verso il prossimo era attestato come il culmine di tutta la Torah. La stessa cosa aveva fatto Gesù (Mt 22,34-40) lasciandolo come comandamento nuovo (Gv 13,34). I comandamenti infatti che si riferiscono alle relazioni con gli altri (matrimonio, omicidio, furto, desiderio di beni non propri) si ricapitolano nell’amare il prossimo come se stessi. La pienezza della Legge è la carità. Ciò evidenzia la realtà concreta della legge dell’amore. Su questi elementi si fonda il cristianesimo che prende forza dalla testimonianza di Gesù Cristo, il salvatore e redentore. La fede e la prassi cristiana necessariamente devono muoversi su questa strada se vogliono raggiungere la piena realizzazione e non ridursi a pura retorica inconcludente e fastidiosa. La cosa non è facile perché contrasta con l’egoismo umano e la ricorrente manifestazione di superiorità che contrae e non estingue i debiti perché fortemente incentrata su se stessi e la propria affermazione. Alla scuola dell’amore si impara ad amare. P. Angelo Sardone