S. Giovanni, l’acuto evangelista

«Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi» (1Gv 1,3). La più grande, bella e ricca testimonianza su Gesù di Nazaret, il Maestro seguito sin dal primo incontro sul lago di Gennezaret e su precisa indicazione di Giovanni il Battista, la manifesta in maniera straordinaria ed autorevole nei suoi scritti Giovanni, figlio di Zebedeo: il quarto Vangelo, l’Apocalisse, le tre lettere. Dopo S. Paolo è l’autore più fecondo del Nuovo Testamento. L’immagine biblica dell’aquila che la tradizione gli attribuisce, spiega l’altezza e nello stesso tempo la profondità del suo pensiero teologico. Anche se non fu direttamente insignito di alcun compito direttivo da Gesù, divenne l’apostolo da Lui particolarmente amato. Il gesto emblematico col quale posò il suo capo sul petto di Gesù nel corso dell’ultima cena e la sua presenza fedele e perseverante fin sotto la croce accanto a Maria, testimonia oltre la familiarità col Maestro, l’intimità di affetto ed il qualificato discepolato. Si tratta di un amore perfetto da parte di Gesù che non può che avere una natura divina. Giovanni è «la personificazione del discepolo perfetto, del vero fedele di Cristo, del credente che ha ricevuto lo Spirito» (Max Thurian). La scuola di teologia di Efeso, dove si pensa si sia ritirato insieme con Maria la Madre di Gesù a lui direttamente affidata, divenne per lui il luogo dell’insegnamento, donde scaturì il quarto vangelo, il più teologico dei vangeli, un capolavoro di arte letteraria e di altissima teologia che testimonia nei secoli il grande amore da lui ricevuto e significativamente ricambiato al Maestro e Salvatore Gesù Cristo. P. Angelo Sardone