Il grande messaggero

«Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate» (Ml 3,1). La via per accogliere il Signore che viene è preparata nella storia sacra sin dai primordi. La venuta del Messia intravista già nell’Eden come prospettiva di sicura salvezza dell’uomo e di pace con Dio offeso ed allontanato dal peccato, si è concretizzata nel corso del tempo attraverso immagini simboliche e personaggi diversi che hanno incarnato il desiderio e prospettato il tempo propizio. Uno dei personaggi che in ordine di tempo ha maggiormente rappresentato questo desiderio diventandone simbolo emblematico è il profeta Elia. Il suo nome si ripercuote nel Nuovo Testamento sia nella predicazione di Gesù come anche nella identità di Giovanni Battista spesso a lui equiparato. Certamente la missione profetica di entrambi fu molto chiara, accompagnata da una predicazione decisa e ferma per combattere il male, la finzione e l’ipocrisia e mirare decisamente al vero, al concreto, all’essenziale della vita spirituale. L’Ecco della Scrittura non è un intercalare proprio di tanti predicatori, ma la dichiarazione di un evento. Il Signore stesso si è impegnato ad inviare il preparatore della strada del Messia ed è diventato egli stesso una strada percorrendo la quale si ha la garanzia di accedere alla meta. La traduzione nella realtà oggi fa guardare ai messaggeri, soprattutto a quelli un po’ più scomodi per il loro linguaggio e soprattutto per il comportamento di vita che contrasta la leggerezza e la superficialità di tanti altri e di pii e devoti che di fatto cercano un cristianesimo accomodante e “moderno”. Elia e Giovanni Battista insegnano in maniera inequivocabile che il Signore si accoglie con una preparazione seria e matura. P. Angelo Sardone