Sintesi liturgica XXI domenica del tempo ordinario

La vera grandezza dell’uomo è proporzionata alla sua umiltà che, al contrario della superbia, gli dà la garanzia di trovare grazia agli occhi di Dio e di ricevere i suoi segreti. I primi posti scelti arbitrariamente, possono rivelarsi inappropriati quando giunge qualcuno superiore di rango o di onore che viene introdotto da chi ha organizzato il banchetto di nozze. La vergogna davanti a tutti è allora il risultato assicurato. La ricompensa maggiore per chi dà il banchetto è costituita dalla generosità con la quale invita gli inferiori ed impotenti della società: poveri, storpi, zoppi e ciechi che non hanno da offrire il contraccambio. Chi entra nell’orbita del mistero di Dio si avvicina come al monte Sion, alla dimora di Dio tra gli uomini, agli Angeli ed ai Santi, al Padre ed a Gesù mediatore della nuova ed eterna alleanza. P. Angelo Sardone

Le lagrime di santa Monica

«Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per confondere i forti» (1Cor 1,27). La logica di salvezza attuata da Dio è paradossale: segue la legge del contrario. La stoltezza confonde la sapienza; la debolezza scompagina la fortezza; il nulla confonde il tutto. L’unico vanto è Dio e la sua forza. Di questo ne era consapevole S. Monica di Tagaste (331-387), la madre di S. Agostino, «donna di fede virile, di assennata gravità, di cristiana pietà e materna carità» (S. Agostino), determinata e contemplativa. Lo studio della Scrittura e la crescita nella fede cristiana la preparò non solo alla precoce vedovanza ed alla responsabilità verso i suoi tre figli, ma anche e soprattutto ad affrontare con rispetto e discrezione la vicenda umana dell’estroso Agostino proiettato alla ricerca della verità attraverso l’adesione pluriennale all’eresia manichea, la strada della conoscenza e poi l’approdo a Gesù Cristo attraverso il Battesimo. Nella quiete di Ostia prima del ritorno in patria dona conforto ed edifica con garbo e dolcezza il figlio che ha generato per la seconda volta nella fede e che è ormai conquistato da Cristo, testimoniando una maternità di grande intensità spirituale, fecondata dalle numerose lagrime versate. Questa impronta rimase indelebile nella vita del figlio e segnò profondamente il seguito della sua vita di asceta e vescovo di Ippona. La testimonianza di Monica può essere insegnamento alle mamme di ogni tempo, soprattutto quando devono insistere e lottare per la buona riuscita dei loro figli, sapendo attendere e gettando nel cuore di Dio con la preghiera e le lagrime le richieste e le attese di bene. P. Angelo Sardone