Il desiderio del martirio

«Dio ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati» (Ef 2,5). Dio realizza per i cristiani ciò che ha operato con Cristo. La salvezza è gratuita e risponde alla sua misericordia e benevolenza. Attraverso il Battesimo i cristiani sono innestati in Cristo ed il mistero della sua risurrezione realizza contemporaneamente la salvezza e la vita nuova. Questa esperienza mirabile visse il martire S. Ignazio (35-107), uno dei primi Padri della Chiesa, vescovo e successore di San Pietro ad Antiochia in Siria. Nel corso della persecuzione di Traiano fu arrestato e condotto in catene a Roma per divenire pasto delle belve negli spettacoli organizzati in onore dell’Imperatore. Nel corso del viaggio scrisse sette lettere alle Chiese che incontrava lungo il cammino ed a Policarpo di Smirne; esse fanno parte della cosiddetta letteratura subapostolica. Temi comuni erano la fuga del peccato, l’accortezza dagli errori dell’eresia gnostica che riteneva apparente l’incarnazione di Cristo, l’unità della Chiesa. In una di esse per la prima volta la Chiesa viene definita “cattolica”, cioè universale. Pastore zelante ed amante del suo gregge, in maniera del tutto singolare, raccomandò ai Romani, una volta entrato nel circo per le feste imperiali, di non salvarlo dal martirio e dal pasto degli animali, avendo così la concreta possibilità di assomigliare a Cristo nella passione. Le bestie feroci dovevano essere la sua tomba. Un coraggio simile desta incredulità e stupore, perché testimonia in maniera concreta l’amore convinto per Gesù, proprio come l’Apostolo Paolo, col desiderio vivo di annientarsi per essere con il Maestro. P. Angelo Sardone