San Girolamo il grande traduttore della Bibbia

«Qual è la strada dove abita la luce e dove dimorano le tenebre… Certo, tu lo sai …» (Gb 38,19-21). Il confronto di Giobbe con il Signore tocca toni accesi coi quali il Creatore intende dimostrare alla creatura la sua grandezza, la sua onnipotenza, pur riconoscendogli la capacità di intendere ed elaborare il suo pensiero. Ogni volta che ci si pone dinanzi a Dio, i toni vanno sempre abbassati e va ricercata invece la comprensione del suo dire e lo studio del suo essere. S. Girolamo (347-420) è l’esempio tipico del grande erudito, studioso, biblista, asceta, penitente, esegeta, focoso fustigatore di ipocrisie e vizi. Era conoscitore della lingua greca ed introdotto allo studio ed alla comprensione dell’ebraico, frutto della meditazione e della vita in solitudine. Si deve a lui la traduzione della Bibbia in latino, la cosiddetta Vulgata, testo ufficiale della Chiesa latina e numerosi straordinari commenti sui Profeti. Ciò avvenne nel silenzio di Betlemme, nella cella di un monastero, dove rimase fino alla morte, in un’intensa attività di traduzione, commento ed insegnamento. La preziosità del suo lavoro è universalmente riconosciuta, grazie ad un paziente lavoro di confronto con i testi originali dove «anche l’ordine delle parole è un mistero», e le diverse versioni. La sua testimonianza induce all’amore alla Sacra Scrittura ed alla conoscenza adeguata di Cristo. Infatti come egli stesso dice «Ignorare le Scritture è ignorare Cristo». Oggi questa possibilità non è relegata nelle biblioteche, nelle pergamene, negli incunaboli e destinata a soli esperti, ma a portata di tutti anche coi moderni mezzi di comunicazione sociale. Conosciuti ed adeguatamente adoperati essi permettono un approccio non solo letterario e culturale, ma anche di fede e di vita. P. Angelo Sardone