Il Papa a Matera a concludere il Congresso Eucaristico

«Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!» (Sal 118,26). Dopo giorni intensi di preghiera, riflessione e celebrazioni, il Congresso eucaristico nazionale si chiude questa mattina con la visita pastorale di Papa Francesco e la sua celebrazione eucaristica. Sono passati 30 anni da quando S. Giovanni Paolo II, in visita alla Basilicata, sostò a Matera. C’è tanto fermento e tanta attesa per questo evento che segna la vita non solo della diocesi di Matera-Irsina che ha avuto il privilegio della scelta strategica, ma anche per l’intera Italia in questo delicato momento di travaglio, preoccupazione e responsabilità nelle scelte. Il Vicario di Cristo, secondo l’investitura fatta direttamente da Cristo all’apostolo Pietro, viene a confermare i fratelli nella fede, a partire dall’Eucaristia, autentico nutrimento del cammino dell’uomo, segnato da vicissitudini, contraddizioni e desiderio di bene. L’accoglienza del papa viene fatta nello spirito carismatico di S. Annibale M. Di Francia il quale nutriva per lui «il più grande rispetto, la più illimitata soggezione e subordinazione» considerandolo «come la persona stessa di Gesù Cristo e con lo stesso amore lo amerò e gli obbedirò». In un tempo come il nostro, pieno di facili e gratuite contestazioni nei confronti del Santo Padre anche da parte dei fedeli e talora anche di membri della gerarchia, un monito di questo genere, suona come incentivo efficace ad accogliere la sua persona ed i suoi illuminati insegnamenti. La presenza del papa oggi è senz’altro foriera di interessanti stimolazioni a vivere il mistero dell’Eucaristia che non può essere concepita senza il sacerdozio ed i sacerdoti. P. Angelo Sardone

XXVI domenica del tempo ordinario: sintesi liturgica

Gli spensierati di Gerusalemme, coloro che si considerano sicuri a Samaria, quelli che godono dei benefici del gregge mangiando e bevendo, i cantori e suonatori di strumenti musicali, noncuranti delle rovine, andranno in esilio. La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro denunzia una sperequazione non solo di censo ma anche di valutazione e considerazione della vita. La pratica godereccia dei buontemponi si scontra con la povertà estrema degli straccioni. Ma alla morte tutto cambia, si capovolgono le situazioni e le condizioni: chi era nell’agio è nei tormenti ed ha bisogno del sostegno anche di una sola goccia d’acqua, che non manca però al povero che è nel seno di Abramo, divisi da un grande abisso. L’uomo di Dio deve tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza e combattere la buona battaglia della fede per raggiungere la vita eterna. Questo monito è per tutti, chierici e laici comuni. P. Angelo Sardone

Eucaristia e preghiera per le vocazioni

«Chi mangia di Me, vivrà per Me» (Gv 6,57). Mi ha sempre affascinato questo detto di Gesù contenuto nel lungo discorso del pane che l’evangelista Giovanni riporta nel quarto vangelo eludendo il racconto dell’istituzione della Eucaristia. A Cafarnao il Maestro dà istruzioni ben precise offrendo coordinate adatte per comprendere il grande mistero del cibo eucaristico come nutrimento di vita e la maniera per restare perennemente in mezzo al suo popolo, sia con la celebrazione della S. Messa, che con l’adorazione e la presenza dei sacerdoti unici deputati a questo servizio. Mangiare le carni immacolate di Gesù e bere il suo sangue significa entrare nella piena comunione con Lui: ciò fa scattare l’unità anche con i fratelli. Entrare nell’intimità del Cuore di Cristo significa entrare a far parte delle sue gioie e delle sue pene che S. Annibale M. Di Francia chiama “intime”, perché riferite alla scarsezza degli operai del Vangelo, soprattutto i sacerdoti e i ministri ordinati. Io che in quasi tutta la mia esistenza religiosa e sacerdotale ho svolto il compito di animatore di pastorale giovanile e di promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose so bene cosa significhi tutto questo. Lo sbocciare di una vocazione di speciale consacrazione è frutto di una intimità di amore con Gesù, dal quale si apprende la necessità della salvezza delle anime e la cura di esse. Aderire al Signore mediante il sacramento eucaristico mette nella condizione di entrare nell’urgenza e nella necessità di vivere per Cristo. Ed uno dei modi più concreti è quello di seguirlo per la via stretta della perfezione evangelica. Eucaristia e preghiera per le vocazioni diventano quindi un tutt’uno nella comprensione e nell’esplicitazione del carisma rogazionista che purtroppo rimane ancora non molto conosciuto. P. Angelo Sardone