I santi Cornelio e Cipriano

«Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profetica, con l’imposizione delle mani» (1Tim 4,14). La grazia che corrobora la fede e la risposta alla chiamata di Dio viene a Timoteo dal dono gratuito ricevuto con l’imposizione delle mani nell’ordinazione e dalla profezia fatta su di lui. S. Paolo glielo ricorda invitandolo a non trascurare il carisma che è in lui. Sono qui espressi gli elementi primordiali del sacramento dell’Ordine. L’imposizione delle mani serve a creare capi e maestri delle comunità cristiane (vescovi e presbiteri) con la collaborazione degli stessi presbiteri, che indicano la comunione spirituale di tutti con la persona eletta al ministero. Sulla scia di Timoteo si collocano i santi Cornelio papa e Cipriano martire, giovane vescovo di Cartagine, entrambi del III secolo, ricordati dalla Chiesa oggi e lodati con una sola voce. Entrambi, affermando l’unità della Chiesa, si batterono contro Novaziano un prete scismatico che affermava la debolezza della Chiesa dinanzi ai transfughi. Doveva essere salvaguardata l’unità dei cristiani con i rispettivi vescovi, e dei vescovi col papa di Roma. La loro sintonia tenne fermi alcuni principi soprattutto contro lo scisma. Morirono sotto l’imperatore Valeriano, il primo a Civitavecchia e Cipriano a Cartagine, decapitato. È molto bello notare questa sintonia che non è fatta solo di principi teologici e giuridici, ma soprattutto di condivisione di spiritualità ed intenti pastorali. In questo tempo ricco di forti e laceranti contraddizioni anche all’interno della Chiesa, la loro testimonianza ed unità è la risposta più efficace alla verità del Vangelo di Cristo. P. Angelo Sardone