XXIV domenica del Tempo ordinario

Un tratto dei Carmi del Servo di Jahwè, capolavoro teologico e letterario di Isaia, presenta e descrive il Messia, Gesù di Nazaret, che, assistito dal Signore, si sottopone ad ogni forma di strazio fisico e morale. A Cesarea di Filippo analogo insegnamento del Maestro non sortisce effetto positivo in Pietro che pure poco prima aveva riconosciuto in Lui il Cristo. Il sonoro rimprovero di Gesù riequilibra le cose e chiarisce alla folla ed ai discepoli che per seguirLo davvero, occorre rinnegare se stessi e perdere la propria vita, prendere e portare la propria croce. La fede vera deve essere seguita ed attuata dalle opere. Diversamente è morta. Una fede operosa apre infatti alla salvezza. La memoria liturgica facoltativa del Nome di Maria oggi è omessa. Auguri a chi porta questo bellissimo nome. P. Angelo Sardone

Dio perdona chi si converte a Lui con tutto il cuore

«Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori dei quali io sono il primo» (1Tim 1,15). Questa perentoria espressione è definita da S. Paolo con autorevolezza certa, come “degna di fede e di ogni accoglienza”. La sua conversione rientra nel piano comune di salvezza attuato da Cristo nei confronti dei peccatori, dei quali egli stesso si definisce il primo e più grande. L’umiltà dell’Apostolo ancora una volta gli fa superare la vergogna del suo passato e lo pone nella considerazione di Timoteo nei termini dell’attuale realtà sconvolta dalla potenza della misericordia e della longanimità di Dio. Per questo il suo diventa un esempio per gli altri nuovi cristiani perché si possa avere fiducia in Dio che non guarda il passato, ma accoglie quanto di buono c’è nella persona che si è davvero convertita ed ha deciso di cambiare radicalmente vita. Cristo che è il Salvatore e la cui opera è la salvezza, ha voluto mostrare in lui per primo la sua benevolenza perchè diventasse esempio per coloro che avrebbero creduto. Laddove spesso si pensa che la salvezza si meriti a buon mercato, con una confessione a volte scialacquata, un pellegrinaggio dal quale si torna cambiati a metà, foraggiati da sentimenti passeggeri pseudo spirituali ed emotivamente carichi di serie problematiche mai risolte, l’esempio di Paolo diviene scuola di vita. Caduto a terra e confrontatosi con Colui che prima perseguitava, ha troncato decisamente con la vita di un tempo e si è lasciato afferrare per davvero mente, cuore e corpo per diventare anche lui un vaso di elezione. Questo dobbiamo considerare e capire. Questo dobbiamo imitare. P. Angelo Sardone