O Mio Signore (Adonai)

La semina del mattino

169. «O Signore, guida della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto, e sul monte Sinai gli hai dato la legge: vieni a liberarci con braccio potente». 18 dicembre.L’antifona è costruita con elementi tratti dal libro dell’Esodo ed è una sintesi dei principali avvenimenti storici del popolo d’Israele. Si apre con «Adonai», «Mio Signore», nome col quale gli Ebrei sostituiscono nella lettura del testo, il tetragramma Jahwé. Il suo compito è guidare la casa d’Israele particolarmente dopo la traversata del Mar Rosso e nel cammino di liberazione per giungere alla Terra Promessa. Apparendo a Mosè nel fuoco della fiamma del roveto (Es 3, 2) per la prima volta Dio gli rivela il suo nome e gli affida la missione di andare dal faraone per liberare il popolo dalla schiavitù egiziana. Sulla vetta del monte Sinai, dopo una straordinaria teofania, Dio gli dona la legge, le dieci parole (Es 20), brevi, facili da tenere a memoria, i comandamenti che regolano l’intera vita religiosa e morale del popolo. Sin dai tempi più remoti del Cristianesimo tutta la rivelazione dell’Antico Testamento era attribuita a Cristo mediante le parole, essendo Lui stesso la Parola. Il Signore, che nella traduzione greca è «Kyrios» ed in quella latina «Dominus», viene invocato perché possa liberare e redimere con la stessa potenza del braccio col quale liberò Israele dalla tirannia del faraone d’Egitto nella notte della Pasqua, conducendolo con forza alla sua nuova dimora (Es 15, 12-13). Il Bambino che nascerà, farà tremare lo scettro di Erode e porterà il nuovo popolo di Dio alla liberazione ed alla salvezza. P. Angelo Sardone

“O Sapienza”

La semina del mattino

168. «O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e con forza: vieni, insegnaci la via della saggezza». 17 dicembre. La prima antifona maggiore è composta da tre citazioni di testi didattico-sapienziali, il Siracide (24, 5), la Sapienza (8, 1), i Proverbi (9, 6). Ha come tema dominante la Sapienza di Dio, incarnata in Gesù. Egli è uscito dalla bocca stessa di Dio ed è espressione concreta del Suo fare, a cominciare dalla creazione. Il Vangelo di S. Giovanni lo chiamerà Verbo, dal latino “verbum”, cioè Parola. È la parola più grande, più bella ed efficace di Dio nei confronti dell’umanità decaduta col peccato ed in attesa di salvezza. La Sapienza è presente nel mondo da un confine all’altro, lo domina, lo permea con dolcezza e fermezza, lo rigenera. La caratteristica biblica della Sapienza non è di tipo filosofico né si esprime in termini astratti, ma vuole insegnare al saggio ed al semplice come vivere, conoscere come fare le cose. Per questo è personificata, operante nella creazione, dominatrice e guida misteriosa del mondo intero. A Cristo che nasce a Betlemme, seconda persona della SS.ma Trinità, Sapienza del Padre e suo compimento, si chiede di insegnare la via della saggezza sulla quale poter andare dritti per realizzare la vita nell’unità ed integrità, al contrario della disintegrazione e della stoltezza. Gesù ci dia un cuore capace di distinguere il bene dal male, diriga la storia della nostra vita e la introduca nell’intimità con Dio. P. Angelo Sardone

Comincia la novena del S. Natale

La semina del mattino

167. «Il Signore viene, non tarderà» (Ab 2,2). Comincia oggi la Novena del Natale, una pratica devota che tocca il cuore dei credenti, esprime la fede dei semplici e nello stesso tempo la sua forza. In riferimento al Natale, l’orientamento del primo Millennio dell’Era cristiana segnato alla riflessione dei Padri della Chiesa, è stato propriamente biblico e teologico, in dimensione storico-salvifica: «Dio diventa uomo perché l’uomo diventi Dio». Partendo dalle indicazioni profetiche essi svilupparono una concezione ed una esperienza spirituale basata sulla mistagogia, ossia l’introduzione e l’accoglienza del mistero. S. Francesco d’Assisi con la sua intuizione del presepio di Greggio nel 1223 ha aperto nel secondo Millennio la visione devozionale, rivissuta, elaborata e proposta nel corso dei secoli da personalità eminenti in santità del calibro di S. Alfonso M. de’ Liguori. Il terzo Millennio realizza la sintesi matura e conseguenziale tra la visione storico-salvifica e quella devozionale. L’orientamento spirituale e liturgico attuale, sostenuto dalla riforma del Concilio Vaticano II coniuga la riflessione teologica che fa da sfondo con la rappresentazione simbolica, espressione visiva di una devozione che coinvolge. Nel cammino di preparazione al Natale, seguendo le indicazioni e la spiritualità di S. Annibale M. Di Francia grande innamorato di Gesù Bambino, indico la Novena “sui generis” che attinge dalla tradizione siciliana e si esplica in una forma semplice, che attira l’attenzione e provoca la devozione. A questi elementi cari alla pietà popolare deve però aggiungersi, se ti è possibile, la celebrazione dei Vespri con le “antifone maggiori”: ciò rende l’atto pienamente liturgico, in un clima di sobrietà e di gioiosa semplicità. P. Angelo Sardone

Pubblicani e prostitute avanti nel Regno

La semina del mattino

166. «I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio» (Mt 21,31).

La conquista del Regno è affidata alla volontà ed all’impegno di ogni battezzato. Il dono della fede mediato dal sacramento della rinascita in Cristo, mette nelle condizioni di realizzare la sua sequela nel cammino giornaliero di perfezione. Al dono di Dio deve corrispondere un impegno serio e fattivo che non rende privilegiati in confronto agli altri, ma induce a vivere il Vangelo con coerenza e responsabilità. Non ci si può adagiare sul poco che si conosce o sulla presunzione di essere salvati soprattutto quando con facilità si fanno paragoni con i lontani, i diversi, i peccatori. L’esperienza insegna che l’apertura sincera del cuore a Dio nell’umiltà del riconoscimento delle proprie colpe abilita al Regno che il Signore concede. I peccatori più noti, che al tempo di Gesù erano le prostitute ed i pubblicani, com’Egli stesso afferma, passano davanti, superano i benpensanti che si credono eletti solo perché promettono di andare a lavorare nella vigna del Signore ma poi non vanno. Sono coloro che dicono di no, ma poi lo fanno. La presunzione spirituale rimane un cancro terribile che si maschera sotto una umiltà “pelosa” come dicevano i Padri dello spirito di una volta, ma che poi esplode in inconcludenza superba e dannosa. Quante volte proprio coloro che disprezziamo ci precedono nel bene, anche su questa terra. P. Angelo Sardone

Gli occhi della fede e della testimonianza

La semina del mattino

164. «Vi ho promessi a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta» (2 Cor 11,2). Il Lezionario per le celebrazioni dei Santi riporta questo tratto di S. Paolo nella memoria di Santa Lucia (282-304), vergine e martire, una delle sante più note e venerate al mondo, eroina della virtù della purezza, della tenacia, della fermezza. Onore della santa Chiesa, costituisce insieme con S. Agata l’orgoglio del popolo siciliano e la sua risonanza universale la pone come una delle sante più conosciute. Invitta nel martirio, manifesta con la coerenza della sua fede la scelta radicale per Cristo eletto suo sposo, a preferenza di qualunque altro uomo. Il suo nome richiama la luce, quella della fede, di una straordinaria bellezza, della costanza nella prova per gli inauditi tormenti cui fu sottoposta, a difesa della sua verginità. La tradizione ha conservato una singolare espressione a lei attribuita a salvaguardia e valore della purezza del corpo anche se violato: «Potrete impossessarvi del mio corpo, ma non della mia anima». La società odierna, edonista, superficiale se non sprezzante nei confronti della sacralità della castità e della purezza del corpo, trova in lei una risposta chiara a questo dono e valore che, praticato per il Regno dei cieli, rende gli uomini e le donne simili agli Angeli. L’iconografia oltre che con la palma del martirio, suole raffigurarla tenendo in mano un piatto sul quale sono deposti i suoi occhi, anche se questo martirio non è storicamente accertato. La devozione popolare l’invoca protettrice della vista. Dante Alighieri ottenne per sua intercessione la guarigione per una lunga e pericolosa alterazione agli occhi. Auguri a tutte coloro che portano il nome di Lucia. P. Angelo Sardone