Gli occhi della fede e della testimonianza

La semina del mattino

164. «Vi ho promessi a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta» (2 Cor 11,2). Il Lezionario per le celebrazioni dei Santi riporta questo tratto di S. Paolo nella memoria di Santa Lucia (282-304), vergine e martire, una delle sante più note e venerate al mondo, eroina della virtù della purezza, della tenacia, della fermezza. Onore della santa Chiesa, costituisce insieme con S. Agata l’orgoglio del popolo siciliano e la sua risonanza universale la pone come una delle sante più conosciute. Invitta nel martirio, manifesta con la coerenza della sua fede la scelta radicale per Cristo eletto suo sposo, a preferenza di qualunque altro uomo. Il suo nome richiama la luce, quella della fede, di una straordinaria bellezza, della costanza nella prova per gli inauditi tormenti cui fu sottoposta, a difesa della sua verginità. La tradizione ha conservato una singolare espressione a lei attribuita a salvaguardia e valore della purezza del corpo anche se violato: «Potrete impossessarvi del mio corpo, ma non della mia anima». La società odierna, edonista, superficiale se non sprezzante nei confronti della sacralità della castità e della purezza del corpo, trova in lei una risposta chiara a questo dono e valore che, praticato per il Regno dei cieli, rende gli uomini e le donne simili agli Angeli. L’iconografia oltre che con la palma del martirio, suole raffigurarla tenendo in mano un piatto sul quale sono deposti i suoi occhi, anche se questo martirio non è storicamente accertato. La devozione popolare l’invoca protettrice della vista. Dante Alighieri ottenne per sua intercessione la guarigione per una lunga e pericolosa alterazione agli occhi. Auguri a tutte coloro che portano il nome di Lucia. P. Angelo Sardone