Eccomi, manda me!

«Il Signore diceva: Chi manderò e chi andrà per noi? Io risposi: Eccomi, manda me!» (Is 6,8). La storia di ogni vocazione nasce nel cuore stesso di Dio. La chiamata si esplica in avvenimenti particolari e con modalità singolari incastonati nel tempo ed in atteggiamenti diversi. Il Primo Isaia del 745 a.C. racconta la storia della sua vocazione cominciata in una dimensione mistica di rapporto e di dialogo con Dio. Il contesto è teofanico e paradisiaco: Dio sul suo trono sontuoso, alto ed elevato, ha un mantello che riempie di gloria tutto il volume del tempio. E’ attorniano dai Serafini, che inneggiano a Lui con la triplice acclamazione di «Santo, santo, santo». L’atteggiamento del giovane è di assoluto smarrimento, paura, confusione e presa di coscienza dell’impurità delle sue labbra e della sua vita. Ma tutto è sedato da Dio che invia uno degli angeli a purificare le sue labbra con un tizzone ardente. Viene quindi ammesso alla partecipazione al dialogo con Dio che sta parlando a voce alta e che chiede chi deve mandare per la salvezza del popolo. Purificato da ogni colpa il profeta si alza dalla sua prostrazione di peccatore e si mette a completo servizio dando la sua disponibilità: «Se vuoi, manda me!». In tale modello anche oggi spesso si rispecchia la vocazione sacerdotale e religiosa di tanti uomini e donne. L’indegnità e l’impurità delle labbra e della vita, proprie di ogni essere umano, sono superate dall’intervento divino che abilita al ministero ed al servizio anche coloro che si ritengono incapaci, ma che si affidano a Lui con tutto il cuore. Nelle Sue mani diventano così vasi di elezione e talora di straordinaria santità. P. Angelo Sardone.