La nuvola e la pioggia di Elia

«Ecco, una nuvola, piccola come una mano d’uomo, sale dal mare» (1Re 18,44). In preparazione al sacrificio del Carmelo, l’ultima parte di una catena montuosa, e per ottenere la pioggia che mancava da tre mesi, anche il re Acab aveva digiunato. Ultimata con una solenne sconfitta la sfida al profeta, il re, su invito di Elia e della forza della sua fede, torna a mangiare e bere, mentre l’uomo di Dio sale nuovamente sul Carmelo per la preghiera e l’invocazione fiduciosa dell’intervento di Dio. E così avviene. La preghiera di Elia strappa a Dio il dono della pioggia. Viene coinvolto suo malgrado l’assistente del profeta, Eliseo, un ragazzo appena, cui viene ingiunto di andare a vedere per ben sette volte se dal mare si udiva qualche rumore di pioggia. Finalmente alla vista del ragazzo appare una nuvoletta come la mano di un uomo che saliva dal mare ed era presagio di pioggia immediata. E così fu. Nubi, vento e pioggia fecero il resto. Consapevole di ciò il grande profeta corse più e prima del re per giungere a Izreèl per annunciare la fine dell’incubo della siccità durata tre anni. La tradizione cristiana da sempre ha visto nella nuvoletta il segno della Vergine Maria: imbevuta dell’amore di Dio si innalza dal mare che è Dio stesso e preannunzia la pioggia di benedizione e di grazie sull’umanità assetata di amore e di verità, in particolare con la nascita di Gesù, vera fecondità del mondo. Sul Carmelo nel secolo XII si stabilì un gruppo di fedeli cristiani, in genere penitenti e pellegrini provenienti dall’Europa, e diedero inizio al grande Ordine dei Carmelitani. In questa maniera il profeta si raccorda con la storia del Cristianesimo e con la devozione mariana. P. Angelo Sardone