«Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore» (Sir 27,6).

Temi diversi, senza ordine e volte anche con ripetizioni, sono affrontati con quadri raggruppanti e in modo non organico nel libro del Siracide, un testo deuterocanonico del Vecchio Testamento. Il libro fu definito da S. Cipriano “Ecclesiastico” perché era di uso ufficiale nella Chiesa. In esso, in particolare, la sapienza viene identificata con la legge proclamata da Mosè. A questo libro fa riferimento spesso la Lettera di Giacomo. Un passaggio interessante di autentica sapienza è senz’altro una sentenza antica quanto nuova alla quale farà riferimento anche Gesù: il frutto manifesta con chiarezza la bontà di un albero, la sua coltivazione, la cura ad esso praticata. In maniera analoga la parola rivela i pensieri del cuore: tra una parola pronunziata e l’origine del pensiero, la mente, si trova il cuore. Dalle radici dell’essere si spande la linfa ed il frutto prende consistenza. Se le radici sono buone, se è altrettanto valida la linfa, il frutto non può che essere buono. Tutto dipende da come l’albero è coltivato, dalla cura giornaliera che si pone, lasciando che la stagione e la natura faccia il suo corso. La parola sta al cuore, come il frutto sta all’albero: l’uguaglianza di questi due rapporti trova nella vita spirituale una sponda vigorosa. Se si pratica bene la vita di fede, irrorata dalla grazia dei sacramenti, coordinata da parole che si traggono dalla Parola di vita e ne sono frutto, i risultati saranno positivi e rigogliosa la raccolta. Le false apparenze, facili da mostrare attraverso tutti i canali della notorietà, sono scalzate dalla verità e dalla fecondità del frutto. Nel setaccio della coscienza rimarranno i rifiuti destinati allo scarto ed al fuoco. P. Angelo Sardone

«Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore lo salverà dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati» (Gc 5,20).

Le esortazioni pratiche e le indicazioni di vita cristiana enunziate nella conclusione della lettera di Giacomo sono un compendio essenziale ed una sintesi mirabile dei modi con i quali ha senso ed effetto il Vangelo di Cristo nell’esistenza del cristiano. Le applicazioni concrete hanno come cardine la preghiera in tutti i tempi ed in tutte le situazioni, in riferimento agli ammalati, ai peccatori, agli erranti. L’ammissione e la confessione reciproca delle proprie colpe sostenuta dalla preghiera, attira il perdono ed ottiene la guarigione dalla malattia. Alla comunità dei credenti è affidato il compito delicato di ricondurre alla retta via chi è sviato dalla verità del Vangelo. Ogni atteggiamento deve essere costruttivo e tendere al recupero del peccatore. La prima responsabilità è di chi all’interno della comunità ha ruoli direttivi, i presbiteri che sono chiamati a pregare ed ungere i malati, a condurre i fuorviati alla pratica della fede nella verità. Il loro primo compito, ieri come oggi, è proprio quello di far da sentinella e richiamare con tatto, prudenza ed anche con fermezza i colpevoli dalla via dell’errore da loro intrapresa. Questo interesse ed impegno è gradito a Dio ed ha come riscontro la salvezza della vita propria e quella altrui nel giorno della venuta del Signore. Dio ricompensa questo ritorno con la copertura di una moltitudine di peccati. È una grande prospettiva ed altrettanta responsabilità da parte di tutti! P. Angelo Sardone