Santa Maria Goretti

«Lo libererò, perché a me si è legato, lo porrò al sicuro. Nell’angoscia io sarò con lui» (Sal 90,14-15). Nell’ultima preghiera del giorno, cioè la Compieta, nella domenica e solennità, la Liturgia delle Ore riporta il salmo 91 (90), una esortazione a rivolgersi a Dio che è il rifugio per l’uomo. Il tempio è il luogo della presenza divina ed il rifugio più sicuro. L’autore sacro si serve di alcune immagini per delineare quasi personificati i pericoli che minacciano l’uomo di giorno e di notte. Dio sbaraglia il numero elevato dei nemici e sorregge in ogni modo. In questa cornice si colloca la vita e la testimonianza cruenta di S. Maria Goretti, vergine e martire della purezza (1890-1902). Apparteneva ad una famiglia di lavoratori agricoli che per necessità si era trasferita dalle Marche nell’agro pontino nei pressi di Latina assieme alla famiglia dei Serenelli loro amici. Minuta e sotto peso, collaborava sia nel lavoro dei campi che nella casa, a sostegno della mamma Assunta rimasta vedova. Alessandro Serenelli accecato dalla passione aveva tentato più volte di sedurla fino a quando, ancora una volta respinto dalla innocente fanciulla, le sferrò un attacco violento brandendo un punteruolo e colpendola con 14 colpi mortali. Non valsero le cure prestate immediatamente nell’ospedale di Nettuno. Una fulminante setticemia a seguito del disperato intervento chirurgico le stroncò la vita. Le sue ultime parole furono di perdono per l’uccisore, vittima di inaudita violenza. Il suo sacrificio valse alla conversione del carnefice e le procurò la palma del martirio e la canonizzazione alla presenza della mamma stessa. Ancora oggi in un mondo a volte perverso ed oltremodo permissivo in fatto di moralità e costumi sessuali, sono numerose le vittime ignote, uomini e donne, che subiscono analoghe violenze per difendere la castità del corpo e l’innocenza dell’anima. Beati loro, puri di cuore, perchè vedranno Dio! P. Angelo Sardone

Buon compleanno S. Annibale

«Molti si rallegreranno della sua nascita» (Lc 1,14). L’annunzio della nascita di Giovanni il Battista dato dall’Angelo Gabriele a suo padre Zaccaria, riporta questa singolare annotazione. In effetti tutte le contrade di Ain Karin gioirono il giorno della nascita del Precursore di Cristo, pregustando le meraviglie che il Signore avrebbe operato tramite lui nella preparazione del ministero apostolico di Cristo. «Il dì 5 luglio 1851 ad un’ora e mezza di sera, nascita di mio figlio Anni­bale, così chiamato per memoria del Marchese Annibale Bonzi da Bologna». Così
scrive il marchese Francesco Di Francia nei suoi appunti di famiglia, annotando la nascita del suo terzogenito Annibale, avvenuta a Messina nella casa posta sulla Via Gesù e Maria delle Trombe (l’odierna Via San Giovanni Bosco). La famiglia Di Francia, (Francesco e sua moglie donna Anna Toscano) costituitasi qualche anno prima, mentre a causa dei moti messinesi si trovava nella residenza di campagna a Giampilieri Superiore (Me), era stata già allietata dalla nascita di due creature: Giovanni Maria, giovane di rara intelligenza, prosatore elegante e apprezzato collaboratore di pubblicazioni periodiche; e Maria Caterina donna di grande bontà. Ora nasceva Colui che avrebbe dato lustro alla famiglia, alla città di Messina ed alla Chiesa intera con la sua santità, avviando una numerosa discendenza di uomini e donne di tutti i continenti, derivante dalla fedele obbedienza al mandato del Cuore di Gesù: «Pregate il Signore della messe perché mandi gli operai nella sua messe», ossia la Famiglia del Rogate (suore Figlie del Divino Zelo, religiosi Rogazionisti, Missionarie Rogazioniste, variegato Laicato Rogazionista) presente ed operante nelle diverse attività educative e pastorali in tutto il mondo. P. Angelo Sardone