Novena a S. Antonio di Padova, celeste rogazionista

Domani 4 giugno comincia la Novena in onore di S. Antonio di Padova. Sono lieto di condividere giornalmente lo schema di preghiera attingendo dagli Scritti di S. Annibale M. Di Francia, autentico apostolo antoniano. Spero che il sussidio sia facilmente condiviso con altri contatti, nell’intento di sviluppare una crescente devozione verso il “Santo di tutto il mondo”. P. Angelo Sardone

Le nozze di Sara e Tobia

«Sorella, àlzati! Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza» (Tb 8,4). La storia drammatica di Sara figlia di Raguele si risolve positivamente con l’intervento del Signore. L’angelo Raffaele era stato da Lui inviato per farsi compagno di Tobia nel viaggio verso la Media dove andare a riscuotere un beneficio del padre Tobi. Il Signore gli riserva un beneficio molto più grande, la mano di Sara, figlia di un suo parente, vessata dal demonio, che sarà richiesta in moglie e sarà liberata proprio attraverso la mediazione di Raffaele. Raguele gliela concede in moglie dopo averlo avvertito della sorte   capitata ai sette mariti che aveva avuto e cioè la loro morte il giorno stesso del matrimonio. Viene steso un regolare atto di matrimonio e preparata la camera nuziale non senza la viva preoccupazione ed il pianto da parte della madre di lei. Ricordandosi di quanto gli aveva detto Raffaele, Tobia estrae dal suo sacco il fegato ed il cuore del pesce che lungo il viaggio avevano pescato e che l’angelo gli aveva fatto conservare perché facendo suffumigi davanti ad una persona invasata dal demonio avrebbe procurato la cessazione delle vessazioni, e li pone sulla brace dell’incenso. In quel momento cessarono le vessazioni diaboliche. Insieme poi pregarono con un canto di benedizione e di lode al Signore, consapevoli di usare della misericordia di Dio per poter giungere felicemente alla vecchiaia. La dichiarazione di Tobia di prendere in sposa Sara senza lussuria ma con purità di intenzione e la preghiera ricca di riferimenti biblici, ha ispirato la benedizione liturgica degli sposi cristiani nel rito del matrimonio. P. Angelo Sardone

Festa di S. Annibale M. Di Francia

«Si è chiusa la bocca che non disse mai no!» Così, un popolano messinese, commentava a caldo la morte di S. Annibale Maria Di Francia avvenuta all’età di 76 anni il 1° giugno 1927, mercoledì, alle ore 6,30, in contrada Guardia, appena fuori Messina. Per tentare di ridargli un po’ di forza per la pleurite contratta il 1924, i medici all’inizio del mese di maggio gli avevano consigliano riposo assoluto nella tenuta campestre. Qui dal 9 maggio, trascorre gli ultimi 22 giorni della sua vita. Il 31 maggio, alle 9 di mattina mentre sul seggiolone è assorto nel ringraziamento alla SS.ma comunione diventa raggiante in viso, quasi si trasfigura ed al religioso Michelino Lapelosa che lo assiste rivela la presenza sul muro bianco della Madonna Bambina, la «Bambinella» come lui la chiamava, una visione di fede premonitrice dell’evento della morte. Verso mezzanotte un forte fremito del letto è il segno evidente di una commozione celebrale; non parla più, sembra addormentato. Mentre nella stanza attigua il sacerdote Vincenzo Gandolfo termina la S. Messa per gli agonizzanti, P. Annibale Maria esala l’ultimo respiro. I funerali, il 4 giugno, sono un vero trionfo, una manifestazione forse mai vista a Messina. Da allora la salma incorrotta riposa nel Tempio della Rogazione Evangelica a Messina, meta di pellegrinaggi di devoti da ogni parte del mondo. Aveva costruito la sua santità a forza di ginocchia, di mente e di cuore: preghiera, penitenza, fiducia illimitata di Dio, carità operosa soprattutto verso i piccoli ed i poveri, obbedienza al divino comando del Rogate. Sono questi la base della profonda esperienza di Dio e dell’uomo, che la Chiesa propone agli uomini di ogni tempo col nome di santità. E’ stato canonizzato il 16 maggio 2004. Oggi si celebra la sua festa. P. Angelo Sardone

Visitazione di Maria a S. Elisabetta

«Rallégrati, figlia di Sion, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme» (Sof 3,14). La visitazione di Maria a sua cugina Elisabetta, posta liturgicamente nei mesi successivi all’Annunciazione e prima della nascita di S. Giovanni Battista, esprime contemporaneamente lo zelo della carità e la gioia di condividere il mistero. La giovane Vergine di Nazaret che ha appena ricevuto il dono della maternità a seguito della sua adesione al piano di Dio, in fretta si reca ad Ain Karim nella regione montuosa della Giudea per stare con l’anziana cugina che è agli sgoccioli della gravidanza. La prima rappresenta il compiersi della salvezza, la seconda, l’attesa. L’intero mese di maggio, caro alla pietà popolare mariana, trova così in questa memoria il suo coronamento. La Vergine Madre “che porta in grembo il Figlio di Dio, si reca da Elisabetta per porgerle l’aiuto della sua carità e proclamare la misericordia di Dio Salvatore” (MC 7). Nel terzo e conclusivo capitolo del suo libro, il profeta Sofonia, come in un salmo di gioia e di speranza nel futuro messianico, inserisce l’acclamazione che la Chiesa ha fatto sua nell’odierna memoria mariana, detta anche festa del Magnificat, a causa dello straordinario inno di lode che Maria proclama. Maria di Nazaret che acclama a ed esulta, è la vera Figlia di Sion e la Figlia di Gerusalemme, le due località che identificano la tribù di Giuda e lo stesso Israele dopo che il Regno del Nord che comprendeva 10 tribù era stato distrutto dagli Assiri il 722. Maria porta in sé la pienezza della grazia. Il dono ricevuto mette ciascuno nella condizione di doverlo condividere, anche a costo di sacrifici e rinunzie. Il tutto, ricompensato da una accoglienza singolare, farà sgorgare un canto di lode. P. Angelo Sardone  

La santissima Trinità

«Gloria al Padre e al Figlio ed allo Spirito Santo!». La Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana, il mistero di Dio in se stesso, la sorgente degli altri misteri della fede (CCC 234). Si tratta di una realtà inaccessibile alla sola ragione umana, ma rivelata e manifesta attraverso le diverse tracce lasciate da Dio stesso nella creazione, nella Rivelazione, nella redenzione. Non sono tre dei, ma un solo Dio in tre persone uguali e distinte, relative l’una all’altra, inseparabili nella sostanza e nelle operazioni. Dio è Padre, creatore del mondo, origine e modello della paternità e maternità umana. Il Figlio, Gesù, è della stessa sostanza del Padre, “irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza” (Eb 1,3). La sua opera è la Redenzione attuata secondo il disegno del Padre. La terza persona è lo Spirito Santo, operante già nella creazione, con e nei profeti, sceso su Maria e gli Apostoli riuniti nel cenacolo di Gerusalemme, vivo ed operante nella Chiesa. Egli procede dal Padre e dal Figlio. Il suo compito è insegnare ogni cosa e guidare “alla verità tutta intera” (Gv 16,13). Il suo invio manifesta la pienezza il Mistero della Santa Trinità. L’opera assidua dei primi Concili e la ricerca teologica dei Padri della Chiesa ha portato all’enunciato del dogma, cioè la dichiarazione di verità rivelata di questo mistero con l’utilizzazione della terminologia derivante anche dalla filosofia: sostanza, persona, ipostasi, relazione. La fede proclama l’entità e l’opera della Trinità già col santo Battesimo amministrato nel suo nome. Per quanto ci si potrà affannare alla ricerca del di più ci si dovrà fermare necessariamente al muro dell’incomprensibile che diviene bagaglio di vita solo con la fede. P. Angelo Sardone