Cuore Immacolato di Maria

«La mia anima esulta nel mio Dio» (Is 61,10). In analogia alla festività del Sacro Cuore di Gesù e ad indicare la profonda unione di Maria, la Madre di Dio con Cristo suo Figlio, la liturgia celebra oggi il Cuore Immacolato di Maria, una memoria devozionale istituita da Pio XII per ricordare la Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria da lui compiuta nel 1942. Un impulso decisivo fu offerto dalle apparizioni di Maria a Fatima nel 1917. In una di esse, il 13 luglio, la Madonna con parole consolanti affermò: «il mio Cuore Immacolato trionferà». Esso è rifugio e strada che conduce a Dio. Il Cuore di Maria è un abisso profondo di amore nel quale si concentrano e consolidano la grandezza ed i sentimenti della Madre di Dio, la  corredentrice del genere umano, associata a Gesù. L’ascolto della Parola di Dio ha caratterizzato sin dagli inizi la sua disponibilità al mistero e l’accettazione del piano di salvezza che è passato attraverso il suo «sì» vissuto in pienezza fin sotto la croce. La pietà popolare, analogamente al Cuore di Gesù, ha sviluppato verso il Cuore di Maria alcune espressioni devozionali: la consacrazione, la riparazione, la preghiera, le opere di misericordia, i cinque primi sabati del mese. Questa pratica suggerita dalla Vergine a Lucia di Fatima, richiede la confessione, la Comunione, la preghiera del Rosario, con l’intento di riparare i peccati commessi dall’umanità. La saggezza della Chiesa e la “vera devozione a Maria” sottolineano che questa pratica deve essere intesa ed attuata come occasione per vivere in maniera intensa, ispirandosi alla Vergine, il Mistero pasquale che si celebra nell’Eucaristia. Non c’è posto per elementi di superstizione ed accentuate manifestazioni di devozione talora effimera e senza conseguenze concrete per il cambiamento della vita, ma cariche solo di emozioni passeggere ed incontrollate, che richiedono invece corrette indicazioni e concreti orientamenti. P. Angelo Sardone

Sacratissimo Cuore di Gesù

«Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudini e disprezzo» (Gesù a S. Margherita Maria Alacoque). Oggi si celebra la Solennità del Sacro Cuore di Gesù e la Giornata mondiale per la santificazione dei sacerdoti.La devozione al Sacro Cuore, già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo, si diffuse nel secolo XVII ad opera di S. Giovanni Eudes (1601-1680) e soprattutto di S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690) alla quale più volte apparve Gesù. In un’apparizione, lamentando l’ingratitudine degli uomini e la noncuranza agli sforzi per far loro del bene, Gesù chiese la pratica della Comunione riparatrice ogni primo venerdì per nove mesi di seguito e che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini fosse dedicato a una festa particolare per onorare il suo Cuore e riparare le offese ricevute. Nell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento sorsero nella Chiesa numerose Congregazioni religiose, maschili e femminili, intitolate al Cuore di Gesù, per lo sviluppo delle opere di carità e la promozione della consacrazione e riparazione delle offese, soprattutto con l’adorazione e la santa Comunione. La devozione al Cuore di Gesù era per S. Annibale M. Di Francia la tenerezza del cuore, il tutto della vita e si armonizzava con il carisma del Rogate. La preghiera per le vocazioni è, infatti, viva ed ardente espressione del Cuore compassionevole di Cristo. Egli definiva «pene intime» le sofferenze del Cuore di Gesù per la scarsità numerica e qualitativa degli operai del vangelo, in particolare i sacerdoti e le anime consacrate. Tra il 1913 ed il 1914 proclamò il Cuore Eucaristico di Gesù, «Superiore assoluto, immediato ed effettivo» delle Congregazioni dei Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo. Per questo all’ingresso delle nostre Case religiose si trova una immagine del Cuore di Gesù con l’iscrizione «Io sono il Padrone di questa casa e di coloro che l’abitano e mi amano». Buona Solennità del S. Cuore con una particolare preghiera per noi sacerdoti, perché possiamo sempre agire per la massima consolazione del suo Cuore e praticare un cammino autentico di santificazione e di servizio e testimonianza per la Chiesa intera. P. Angelo Sardone

Natività di S. Giovanni Battista

«Mio servo tu sei, sul quale manifesterò la mia gloria» (Is 49,3). La solennità liturgica del S. Cuore di Gesù fa anticipare ad oggi la solennità della Natività di S. Giovanni Battista, il precursore di Cristo, il “più grande tra i nati di donna” (Mt 11,11). L’affermazione di Cristo sul Dio precursore, qualifica senza alcun dubbio la grandezza teologica e la statura morale del figlio di Elisabetta e del sacerdote Zaccaria, avuto come dono di Dio in premio alla loro fedeltà. Dopo Gesù e Maria la Chiesa ha riservato al profeta che fa da raccordo tra il vecchio ed il nuovo testamento, il privilegio della celebrazione liturgica della sua natività. Secondo la ragione e la condizione umana, trattandosi di una donna anziana e sterile, non sarebbe stato possibile per Zaccaria avere una progenie da Elisabetta. Ma la sua preghiera fu accetta al Signore che gli assicurò il dono di un figlio cui avrebbe posto il nome di Giovanni, qualificandolo già da allora come “grande davanti al Signore”, emulo dello zelo e della grandezza di Elia. La sua nascita avvenne alla presenza di Maria di Nazaret, che, per accudire negli ultimi tre mesi la cugina Elisabetta, scese appositamente ad Ain Karin, poco distante da Gerusalemme. Del loro incontro parla diffusamente l’evangelista Luca descrivendo con pennellate magistrali anche l’incontro tra i due bimbi celati nel grembo delle rispettive madri: Gesù, il Figlio di Dio e Giovannino. La nascita di Giovanni destò molta gioia in tutta la regione montuosa della Giudea, nella quale si discorreva di queste cose. Auguri a tutti coloro che portano il nome di Giovanni, perché possano rispecchiare e riprodurre nella loro vita ciò che esso significa: «Dio è benigno». P. Angelo Sardone

La riforma di Giosia

«Lesse alla loro presenza tutte le parole del libro dell’alleanza» (2Re 23,2). Nella storia del popolo eletto un momento importante di crescita nella fede in Dio è costituito dalla cosiddetta riforma religiosa di Giosia, re di Giuda, che divenne tale all’età di 8 anni e regnò 31 anni. Il testo sacro lo descrive come uomo retto, in tutto fedele a Dio come Davide. In quel frangente, precisamente l’anno 622, il sacerdote Chelkia, trovò nel tempio di Gerusalemme il rotolo del “libro della legge” cioè il Deuteronomio con la sua sezione legislativa. Fu una scoperta importante del libro dell’alleanza redatto al tempo del re Ezechia, e qui perduto, abbandonato o dimenticato nel corso del tempo di infedeltà a Dio sotto il regno di Manasse. Da allora fu avviata una radicale e profonda riforma del culto con il rinnovo dell’alleanza con Jahwé. Tra le altre cose fu stabilito che i sacrifici prescritti dovevano essere compiuti solo a Gerusalemme onde evitare misture con culti sincretistici ai Baal e si riprese la celebrazione della Pasqua. Un elemento importante e determinante fu la lettura del testo fatta prima alla presenza del re e poi dell’intero popolo perché tutti potessero ascoltare ed apprendere. Per la crescita e la maturità spirituale del popolo di Dio di ogni tempo, è assolutamente indispensabile la conoscenza e la lettura sistematica della Parola di Dio. Ciò avviene in particolare nella sacra Liturgia, soprattutto nella Messa: ogni giorno attraverso la proclamazione della Parola nel corso di tre anni, viene presentata ed offerta alla meditazione, gran parte della Bibbia perché sia davvero il nutrimento indispensabile per la vita del cristiano. P. Angelo Sardone

Luigi Gonzaga: il santo della purezza

«Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera» (2Re 19,20). Non pago della vittoria sul regno di Samaria, Sennacherib re di Assiria mira al regno di Giuda di cui era re Ezechia. Con spavalderia e quasi come un insulto, gli ingiunge di non confidare nel suo Dio. Ezechia non prende alla lettera quanto affermato dal minaccioso re e s’inchina davanti al suo Dio palesandogli con una preghiera fiduciosa, la sua attuale pericolosa situazione. Tramite il profeta, Jahwé gli risponde: chi disprezza e deride Dio la paga caramente. Egli, infatti, custodisce e difende la sua proprietà con gelosia ed interviene sull’esercito nemico colpendo 185.000 uomini e mettendo in fuga l’orgoglioso re di Assiria. La preghiera fiduciosa ripaga sempre con generosità e riempie chi la proclama. Un esempio vivo è dato da S. Luigi Gonzaga (1568-1591) che oggi la liturgia ricorda. Nobile di nascita ed ancora più nobile di cuore e di intenti, seguì la sua vocazione entrando a Roma nel Collegio dei Gesuiti e mettendosi a servizio dei poveri. Durante la peste, per aver trasportato un malato, contrasse l’infezione e morì ad appena 23 anni. Giovane di grandi promesse, testimoniò eroicamente la scelta per Cristo ed i fratelli nella semplicità, umiltà e purezza di cuore e di vita. Nella preghiera trovava “quiete e riposo e non pena”. S. Annibale M. Di Francia aveva una grande devozione per lui “giglio purissimo di innocenza spirante l’odore delle più belle virtù”. Istituì tra i suoi ragazzi i «Luigini di Maria Immacolata» per spingerli ad imitarlo soprattutto nella virtù della purezza oggi tanto biasimata e non più oggetto di predicazione e formazione umana e spirituale. Auguri a tutti coloro che ne portano il nome con l’augurio di imitarlo nel cammino di santificazione. P. Angelo Sardone

La storia che si ripete. Lontano da Dio tutto è perduto!

«Essi non ascoltarono, anzi resero dura la loro cervìce, come quella dei loro padri, che non avevano creduto al Signore, loro Dio» (2Re 17,14). La storia del popolo di Israele è complessa. La Bibbia la descrive in tutta la sua trattazione, e particolarmente, nei cosiddetti libri storici. Si tratta della storia di amore di Dio cui segue sistematicamente l’infedeltà del popolo. Se il popolo è fedele al Signore ed osserva l’alleanza è benedetto. Se non l’osserva è castigato. La divisione del regno in due parti segue anche il corso dell’andirivieni tra fedeltà a Dio ed allettamento degli idoli, non solo materiali ma anche legati al potere ed al vassallaggio nei confronti di altri re. È il caso del regno del Nord. Il re dell’Assiria marcia contro il re Osea e dopo tre anni di assedio, il 721 a.C. espugna la capitale Samaria. La ragione è chiara: il popolo aveva peccato contro Dio ed aveva temuto altri dei costruendo pali sacri ed allontanandosi dal vero Dio. Le ragioni storiche si confondono ed esplicano con quelle teologiche. Israele ha fatto sempre fatica a stare a bada del suo popolo. La storia continua anche oggi, laddove il facile allettamento dei richiami seducenti di una vita godereccia e leggera, induce più facilmente anche tanti cristiani a seguire perverse tendenze illusorie di benessere effimero ed inconcludente. Il risultato è sempre lo stesso: lo sfacelo, la disgregazione, il ripiego su se stessi, il vuoto. Una cervice più malleabile alla fede ed all’accoglienza della Grazia rende veramente autonomi ed intelligenti nel distinguere ed accogliere il vero Dio che opera meraviglie, dà sostegno e fa nuove tutte le cose. P. Angelo Sardone

Corpus Domini: mistero di fede, mistero di amore

«Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli». La domenica successiva alla solennità della Trinità si celebra il «Corpus Domini», il Santissimo Corpo e Sangue del Signore, risposta di fede chiara ed efficace contro le dottrine ereticali sorte in merito alla presenza reale di Cristo nel sacramento dell’Eucaristia. Papa Urbano IV nel 1264 estese a tutta la Chiesa la festa, punto eccelso di pietà popolare verso l’augusto sacramento che esprime la Pasqua, la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. La giornata è caratterizzata particolarmente dalla processione per le strade di paesi e città addobbate con fiori e drappi al passaggio del Corpo di Cristo. In genere essa è la più sontuosa e significativa dell’anno, perché coinvolge tutte le categorie ecclesiali in un tributo di onore, gloria ed adorazione del “mistero della fede”. Così il popolo di Dio contempla il Signore che gli cammina accanto e proclama la fede in lui, vero Dio-con-noi. L’intensa esperienza di fede si conclude con la benedizione del santissimo Sacramento. Gesù è il pane vivo disceso dal cielo, il cibo vero per la vita eterna. Egli manifesta la sua più profonda umiltà nascondendo il corpo suo santo sotto il velo di un pane che non è più pane. Il mistero si perpetua nel «memoriale», cioè la riattualizzazione di quanto il Redentore fece nell’ultima cena: il corpo dato ed il sangue versato continuano a manifestare nella storia del mondo il riverbero dell’amore più grande di chi dà la vita per la persona che ama. Dopo la triste esperienza pandemica il popolo di Dio accompagna per strada ed adora il «pane che dà la vita», mistero che sul quadrante della storia e del tempo umano viene celebrato ogni momento in tutti i luoghi del globo laddove un sacerdote sale l’altare ed offre il sacrifico eucaristico che nutre e santifica. P. Angelo Sardone

Corpus Domini: sintesi della liturgia della Parola

Dopo la vittoria di Abramo su coloro che avevano catturato suo nipote Lot, Melchìsedek, misterioso re di Salem, forse Gerusalemme, sacerdote del Dio altissimo offrì pane e vino e benedisse Abramo. Egli è figura di Davide e del Messia re e sacerdote: pane e vino sono i segni dell’Eucaristia. La menzione storica più antica della sua istituzione è riportata da S. Paolo con i termini classici di «ricezione» e «trasmissione» di quanto il Signore aveva compiuto nell’ultima cena. Il corpo offerto ed il vino versato, affidati agli Apostoli come «memoriale», sono l’annuncio della morte del Signore in attesa della parusia. Il miracolo della moltiplicazione dei pani e l’ingiunzione agli Apostoli di dare loro stessi da mangiare alla folla, è anche figura di quanto con la celebrazione della Messa si verifica ogni giorno sull’altare: il cibo di vita eterna è distribuito gratuitamente per la vita del mondo e nutre la fame di tutti i viventi. Se i sensi non sono sufficienti per comprendere, deve bastare la sola fede! P. Angelo Sardone

Così avviene quando ci si allontana da Dio

«Dice Dio: Perché trasgredite i comandi del Signore? Per questo non avete successo; poiché avete abbandonato il Signore, anch’egli vi abbandona» (2Cr 24,20). Nella Bibbia quasi parallelamente ai primi Libri storici, corre un altro gruppo di libri tra cui due Libri delle Cronache. La bibbia greca li chiama «Paralipomeni», ossia notizie omesse che completano la storia. Sono opera datata nel giudaismo post-esilico che ha come autore un levita di Gerusalemme e testimoniano la vita del popolo sotto la guida dei sacerdoti coi criteri della legge religiosa. La riforma di Joiada portò alla demolizione del tempio dei Baal e ad assicurare la continuità della discendenza davidica attraverso il re Joas che regnò 40 anni. La vita e l’attenzione del sacerdote Joiada diede sicurezza al re ed al tempio contribuendo a restaurarlo in maniera adeguata fino a portarlo agli antichi splendori. Quando poi morì all’eta di 130 anni, le cose cambiarono per il re che si era dato alla venerazione per i pali sacri e gli idoli. I diversi profeti inviati da Dio non sortirono alcun effetto, finché lo spirito del Signore investì Zaccaria, figlio di Joiada. Il suo intervento fu duro: richiamò il popolo ed il re alla purezza dell’osservanza della legge ed al retto culto al vero Dio, rivelando l’abbandono certo da parte di Dio, incontro cui si andava per aver trasgredito i suoi precetti. Ma non ebbe fortuna. Con la complicità consensiente dello stesso re, fu lapidato nel cortile del tempio. Non la fece franca neanche il re: fu ucciso dai suoi stessi ministri nel suo letto. Storia di altri tempi, storia di oggi, storia di sempre, quando ci si allontana volutamente dalla storia e dall’amore di Dio. P. Angelo Sardone