Il Figlio dell’uomo

«Guardando nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo. Gli furono dati potere, gloria e regno» (Dn 7,13-14). Le visioni notturne del profeta Daniele hanno un risvolto apocalittico. Immagini e termini adoperati nella loro spiegazione, hanno grande affinità con quelli dell’Apocalisse di S. Giovanni apostolo. La liturgia della Parola che caratterizza l’ultima settimana del Tempo Ordinario prima dell’inizio del nuovo anno liturgico, utilizza questi testi provocando una riflessione profonda sulle realtà escatologiche.La prima visione si caratterizza come «visione delle quattro bestie», quasi in analogia al sogno di Nabucodonosor ed ai quattro metalli di cui era composta la statua. Il leone rappresenta il regno babilonese; l’orso, quello dei Medi; il leopardo, il regno persiano, e la quarta bestia, diversa da tutte le altre, spaventosa, terribile con una forza eccezionale, l’Impero di Alessandro e dei suoi successori. Questi regni perdono il potere dinanzi a quello maestoso del Figlio dell’uomo che giunge sulle nubi ed al quale sono concessi il potere, la gloria ed il regno che non sarà mai distrutto. Il termine «figlio dell’uomo», designa un uomo che misteriosamente supera la condizione umana, come spiegato dagli esegeti e come riportato nelle interpretazioni dei rabbini e nell’applicazione che Gesù fa a se stesso, come titolo messianico. Gesù ha condiviso in tutto la condizione umana anche nella sua precarietà. Una dimostrazione chiara verrà nel mistero della sua nascita in terra e poi della sua morte redentiva. Questi concetti, per quanto alti e difficili da interpretare, preannunziano l’evento della venuta di Cristo. P. Angelo Sardone