Il pane della vita adombrato nella manna

«Tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne» (Es 16,2). La mormorazione è stata sempre una realtà odiosa anche se parte integrante del limite umano, in ogni tempo e per ogni situazione. Non si è mai contenti. Nessuno se la scampa, neppure Dio! La carne ed il pane a sazietà in terra d’Egitto sono una pericolosa e malata nostalgia del popolo d’Israele che in un certo senso rinnega l’intervento salvifico di Jahwé che li ha destinati alla Terra Promessa. Ogni minima o grande difficoltà diventa il pretesto per guardare solo indietro e non avanti, nonostante che il futuro sia incerto, per prendersela con Mosè. Non bastano le prove e le risposte concrete e miracolose che Dio dà con sistematicità tramite il suo profeta: l’acqua scaturita dalla roccia, le quaglie, la manna. Dio vede, ascolta, non è sordo: i suoi metodi di intervento non hanno modi e ritmi umani. Agisce comunque e sempre anche quando gli occhi e la mente umana non riescono a vedere e comprendere. La sua preoccupazione è fornire il cibo necessario perché non si venga meno lungo il cammino. La manna è una prefigurazione dell’Eucaristia, il vero nutrimento che scende dal cielo e sazia la fame. Il popolo di allora e di oggi rimane sospeso tra la fede matura ed il suo rifiuto. Nonostante la ordinaria e sistematica catechesi e l’altalena tra devozione e devozionismi, sentimento religioso e sentimentalismi vuoti e pericolosi con facili e passeggeri entusiasmi pseudo-spirituali, continua a chiedersi: che cos’è? Lo Spirito e la Chiesa rispondono: è il pane che Dio ti dà, senza il quale tu non puoi affatto vivere! P. Angelo Sardone