I Giudici in Israele

«Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal abbandonando il Signore» (Gdc 2,11). Il Libro dei Giudici documenta l’arco di storia biblica del popolo d’Israele, dal XIII secolo a.C. fino all’epoca della monarchia. I capi militari e spirituali che l’amministrano sono i Giudici, suscitati e sostenuti da Jahwé. Governano le Tribù liberandole dalle minacce dei popoli vicini mentre si consolida la presenza del popolo d’Israele nella Terra Promessa, circondata da nemici di ogni genere. Gli attacchi politici e devastatori dei popoli circostanti sono giustificati biblicamente dall’infedeltà del popolo facilmente attratto dai culti baalistici ed astartici. Quando il popolo si mantiene fedele le sue sorti sono positive e prolifiche. Quando invece è vistosamente infedele le sorti si rovesciano e cade in disgrazia di Dio. Piombano allora predatori e nemici che riducono il popolo di Israele all’estremo. Il Signore preso a compassione, suscita i Giudici. Si sviluppa però l’altalena della fedeltà: fino a quando il giudice era in vita il popolo si comportava bene ed era salvaguardato. Quando il giudice moriva, tornava a corrompersi più di prima, a seguire, servire e prostrarsi davanti ad altri dèi senza desistere da pratiche idolatre e dalla ostinata e ribelle condotta. Un ruolo pressocché analogo fu esercitato da S. Rocco di Montpellier (1350-1379), «un umile servitore di Gesù Cristo». Nonostante che la sua vita sia contornata da notizie frammentarie e leggendarie, è il santo più invocato dal Medioevo in poi, come protettore dalla peste. La sua popolarità rimane tuttora viva e la sua intercessione efficace anche in questa terribile pandemia del Covid19 e in quella più comune e corrente del peccato. Auguri a tutti coloro che ne portano il nome. P. Angelo Sardone