Parole vuote e parole piene

La semina del mattino

116. «Nessuno vi inganni con parole vuote» (Ef 5,6). Il mezzo ed il modo più concreto per comunicare è la parola, un insieme di suoni che esprime sentimenti, dice nomi di cose e persone, illustra avvenimenti. L’espressione verbale permette agli uomini di relazionarsi con gli altri, di manifestare i desideri, notificare le azioni, darne significato. Con la parola Dio crea: «Sia fatto! E la luce fu!» Con la parola presiede ogni cosa ed opera nella verità: essa «è viva ed efficace, più tagliente di una spada a doppio taglio» (Eb 4,12). Gesù Cristo è la Parola: venendo nel mondo si è manifestato col nome proprio di “Verbo” cioè “Parola”, “Verbum Domini”. È parola di verità e di luce, sapienza e conforto, perdono e misericordia. La sua predicazione è una Parola che esalta, condanna, perdona: «Io ti dico ti sono rimessi i peccati!». Di essa ne abbiamo bisogno quanto il sole (S. Annibale). Ci sono parole piene che hanno un significato preciso e corrispondono a qualcosa. Ce ne sono invece vuote che non hanno significato autonomo, ma collegano, ingannano, fanno deviare dal vero. Analogamente ai significati letterali, nei comportamenti e nelle relazioni, sono piene le parole che hanno un significato preciso, creano relazione, costruiscono, lasciano qualcosa. Sono invece vuote quelle che non lasciano nulla, sono evanescenti, superficiali, bugiarde, dannose. Piene o vuote, rudi o delicate, di encomio o di rimprovero, le parole sono come pietre. Bisogna stare molto attenti nel loro uso in ogni campo e non lasciarsi ingannare da esse. P. Angelo Sardone