Il buon samaritano

La semina del mattino

  1. «Va’ e anche tu fa così» (Lc 10, 37). Si conclude con questi termini la lezione data da Gesù al dottore della Legge che, intendendo metterlo alla prova, gli aveva chiesto di specificare cosa fare per ereditare la vita eterna. L’amore per Dio e per il prossimo sono i valori fondamentali riportati nella Legge di Dio e ben noti all’interlocutore che però non ha contezza precisa di chi sia il prossimo. Gesù gli propone il racconto simbolico e la straordinaria icona del “buon samaritano”, lo straniero che, al contrario del sacerdote e del levita ebreo, si ferma ed accudisce lo sventurato incappato nei briganti. Passano e vedono, ma solo il Samaritano ha compassione, si ferma, gli presta le prime cure, lo carica sul giumento, lo porta in albergo e rimane con lui due giorni. Dovendo andare via, prega l’albergatore di continuare a prendersi cura dandogli il denaro occorrente ed assicurando il resto al ritorno. Tutti hanno fretta: dal più pio e devoto impegnato al Tempio ed alle cose sacre, fino al più occupato nei propri affari e nella fretta insopprimibile per adempiere i propri doveri. Uno scomunicato, guardato a vista dai buoni e dai retti legali, è l’unico che ha tempo, denaro, cura e prestazione per uno sconosciuto vittima di una gratuita violenza. Questa sorprendente immagine che specifica l’identità del prossimo, è la risposta per tutti i tempi e per tutti gli interlocutori, furbi o ingenui, che cercano ragione e stimolo per operare la carità generosa verso chi è nel bisogno. Non basta darsene una ragione. Bisogna agire con altrettanta carità e volontà. Questa opera concreta manifesta che la fede è davvero viva e realizzata. P. Angelo Sardone