27 domenica del Tempo Ordinario

27ª domenica T.O. Il canto di amore per la vigna è la manifestazione simbolica del grande affetto di Dio nei confronti del suo popolo Israele. La vigna che ha viti pregiate, è stata dissodata e dotata di tutti i servizi per produrre uva buona, ha prodotto però acini acerbi. La delusione è grande e Dio la trasforma in pascolo e la rende deserto. La parabola evangelica riprende il tema profetico, specificando come lo spargimento di sangue è dovuto ai contadini che non concedono il frutto della vite, anzi, bastonano ed uccidono i servi inviati dal padrone, compreso il figlio, l’erede, a ritirare il raccolto. La piantagione preferita da Dio sarà data ad altri che produrranno i frutti a suo tempo. Ciò si realizzerà col mistero della passione e morte di Gesù e con la nascita della Chiesa. La pace di Dio supera ogni intelligenza, custodisce cuori e menti in Cristo Gesù, perché tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, sia oggetto dei pensieri e la preghiera sia offerta a Dio in ogni circostanza. P. Angelo Sardone

L’Onnipotenza di Dio

La semina del mattino
93. «Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile» (Gb 42, 2). Uno degli attributi di Dio è l’onnipotenza, la perfezione della sua essenza. Consiste nel potere di fare tutto, senza alcun limite. Il Simbolo della fede, il Credo, riporta come primo articolo l’universale onnipotenza di Dio, che tutto ha creato, tutto governa e tutto può: «Egli opera tutto ciò che vuole» (Sal 115,3). Nulla a Lui è impossibile perché è Creatore, Signore dell’universo, Padrone della storia. Egli manifesta la sua onnipotenza soprattutto con la paternità e l’infinita misericordia. La fede cristiana insegna che Gesù è «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,25), manifestata nell’esaltazione di Cristo in croce e nella risurrezione. Solo con la fede si può aderire alle vie misteriose della onnipotenza divina. Al termine del lungo libro che descrive ed esamina la sua particolare situazione di vita, Giobbe, ricolmato di grazie da Dio provvidente col quale ha interloquito, ne esalta la grandezza con una vera e propria professione di fede. In essa sottolinea l’onnipotenza divina ed evidenza la sua personale ignoranza ed incomprensione delle “cose troppo meravigliose”, chiedendo invece di continuare ad interrogarlo e a disporsi umilmente alla sua continua istruzione, attestando il suo pentimento. L’uomo, dominato dal peccato, da sempre forgia la sua personalità e la prassi di vita all’insegna dell’orgoglio che lo porta spesso a “deliri di onnipotenza” come se tutto dipendesse da lui, dalla sua competenza, sempre e comunque limitata, dal denaro e dal potere effimero e corruttibile. P. Angelo Sardone