La condanna di Gesù

«Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà» (Sap 2,20). Il tempo della Quaresima prepara nell’ascolto della Parola, al grande evento della Pasqua, cioè la morte e risurrezione di Cristo. Il cammino itinerante dietro la Parola di Dio, aiuta ad immergersi nella contemplazione e nella comprensione del mistero che segna il fondamento della fede cristiana. I testi profetici annunziano con chiarezza gli eventi. Ci sono elementi sapienziali che provengono non dalla letteratura storica ma dalla riflessione profonda che gli autori sacri, sotto l’evidente ispirazione di Dio, propongono alla riflessione. La liturgia sceglie con dovizia alcuni passi salienti che introducono ad una comprensione più adeguata del mistero. Il libro della Sapienza, identificativo di una corrente di pensiero e di teologia biblica nella sezione letteraria dei testi didattico-sapienziali, offre delle coordinate che in alcuni casi possono collocarsi sul versante propriamente profetico. La sapienza incarnata è Cristo e su di lui si addensano le considerazioni che fotografano quasi la situazione ed i presupposti della sua condanna. Nella trattazione della vita, come è vista è gestita dagli empi, si colloca uno squarcio che bene si addice a Gesù Cristo. Nella persona dei fedeli di Alessandria di Egitto scherniti e perseguitati si intravede la stessa sua persona, vittima della ingiusta condanna e con carnefici uomini e donne che ancora oggi si ergono a giudici implacabili di un innocente vittima di invidia e gelosia altrui. La storia di Cristo si ripete nell’oggi della storia. P. Angelo Sardone