La compassione di Cristo

153. «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare» (Mt 15,32). Uno degli elementi tipici del Messia evangelizzatore, quasi un attributo suo proprio, è la compassione, manifestazione della misericordia divina. Dal punto di vista psicologico la compassione è figlia della sensibilità. Il Vangelo annota frequentemente questo sentimento attribuendolo a Gesù Maestro in varie circostanze e risolvendolo in soluzioni diverse: l’insegnamento ai poveri, la guarigione ai malati, l’offerta del pane da mangiare, la preghiera per le vocazioni alla folla stanca e sfinita. La moltiplicazione dei pani e dei pesci è un miracolo rilevante e ricco di significato che si collega direttamente ed è determinato dalla compassione. Esso va anche oltre l’aspetto propriamente materiale. Gesù osserva la folla numerosa che lo segue e scorge in essa oltre il bisogno materiale, un intenso bisogno spirituale, qualcosa che sazi la loro fame una volta per sempre. Ha compassione per questa gente che ha fame di giustizia, di amore, di attenzione, di verità. Nella spiritualità rogazionista, la compassione è una qualità specialissima del Cuore di Cristo e genera la carità; in particolare quella per le folle stanche e sfinite come pecore senza pastore è il sentimento che domina la vita e l’opera di S. Annibale. La storia ha decretato che fu questo l’attributo significativo del suo cuore nobile e generoso e tale potrebbe diventare per chi segue la sua spiritualità ed il suo esempio. P. Angelo Sardone

Il germoglio di Davide

La semina del mattino

152. «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse» (Is 11,1). Una sezione letteraria del libro di Isaia, i capitoli 7-11, sono generalmente denominati il «Libretto dell’Emmanuele» per via dell’unità degli oracoli in essi contenuti che fanno riferimento al Messia. In particolare nel capitolo 11, alcune immagini vegetali, a detta degli esegeti, molto rari, con verbi adoperati al futuro, esplicano la comprensione storica e teologica del mistero del Messia che proviene dal ceppo davidico e sarà riempito dello spirito. Il «germoglio» che nelle lingue assira e fenicia significa «scettro» ha a che fare con un personaggio regale. Il «tronco» è riferito a Iesse, il padre di Davide, da cui parte la dinastia ed alla monarchia, quasi a voler tornare alle origini. Il «virgulto» germoglierà dalle sue radici. Il Messia è presentato come depositario dello Spirito e riassuntivo dei suoi molteplici doni, sei nel testo ebraico: sapienza ed intelligenza, consiglio e fortezza, conoscenza e timore del Signore, sette in quello greco, con l’aggiunta della pietà. Questi doni corrispondono a varie funzioni nel popolo di Dio riassunte nel Messia ed anche a figure importanti nella storia della salvezza, che li hanno incarnati. La lista dei doni si esprime con un criterio discendente: dalla sapienza, elemento più elevato, fino al timore che però, in dimensione ciclica, apre alla vera comprensione della sapienza. La teologia dell’Avvento è ricca di immagini e suggestioni poetiche e profetiche che aprono ad un approfondimento razionale ed orante che determina la comprensione, anche se minima, di Chi attendiamo, di ciò che celebriamo. P. Angelo Sardone

Testimone con e sulla croce

La semina del mattino

151. «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). Questo allettante invito fu determinante un pomeriggio per una coppia di fratelli che pescavano lungo le rive del lago di Gennesaret. Cambiò la loro vita e la loro identità. La voce suadente del Maestro di Galilea colpì i loro cuori prima delle orecchie, tanto che abbandonarono ogni cosa e lo seguirono. Uno di questi, era Andrea, fratello di Simon Pietro, nativo di Betsaida. Il suo nome, dal greco, significa «uomo». Alle versioni evangeliche di Matteo e Marco che raccontano l’episodio con termini quasi identici, si collega la narrazione di un protagonista diretto, Giovanni che, come riporta nel suo vangelo con una situazione un po’ diversa, uno dei due che aveva ascoltato la testimonianza di Giovanni Battista di cui era discepolo ed aveva seguito Gesù, era proprio Andrea (Gv 1,40). Il primo compito di Andrea fu quello di coinvolgere suo fratello comunicandogli l’incontro sorprendente col Rabbì e conducendolo da Lui. Il vangelo di Giovanni annota che nel celebre discorso di Gesù sul pane, fu proprio Andrea a dire a Gesù che tra la folla c’era un ragazzo con cinque pani d’orzo e due pesci, pur consapevole della esiguità di quella provvidenza per così tanta gente (Gv 6, 8-9). Predicò il Vangelo e subì il martirio a Patrasso, in Grecia, su una croce a forma di X, detta “decussata” che da allora viene detta «Croce di Sant’Andrea». La sua fedeltà alla vocazione apostolica andò fino in fondo, non sentendosi degno di morire proprio come il Maestro. È un insegnamento per chi tante volte vive con un certo orgoglio la l’appartenenza di fede per testimoniare la sequela radicale di Cristo. P. Angelo Sardone

Andiamo incontro al Signore

La semina del mattino

150. «Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie» (Is 64,4). Questo testo profetico evoca il tempo dell’Avvento che inaugura il nuovo Anno Liturgico e precede la solennità del Natale del Signore, la sua prima venuta nella carne. Il termine significa «venuta» e fa riferimento al cammino che il Signore compie andando incontro alle sue creature che praticano la giustizia con gioia. Per il cristiano l’Avvento si caratterizza come tempo di attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi ed ha una configurazione analoga alla Quaresima. Ma è anche l’itinerario che l’uomo intraprende per andare incontro al Signore che viene. Il cammino, in entrambe le prospettive, è guidato dalla Parola di Dio che segna le tappe domenicali e feriali con l’abbondanza e la maestosità delle profezie, in particolare quelle di Isaia, il profeta dell’Avvento, e la presentazione degli eventi e delle figure che precedono la nascita di Gesù: l’Immacolata Concezione di Maria, la testimonianza di Giovanni il Battista, i cosiddetti Vangeli dell’infanzia di Matteo e Luca. La liturgia dell’Avvento diviene una «scuola permanente di crescita vocazionale» (PVI, 29) con due componenti essenziali ed importanti: la ciclicità e la continuità. Esse sono manifestazioni dell’intervento di Dio che salva attraverso segni rituali e prolunga e realizza nel tempo, mediante la celebrazione, la ricchezza del suo amore per l’umanità. La storia della salvezza continua oggi nel tempo e costituisce nella Chiesa l’elemento portante dell’Anno Liturgico. P. Angelo Sardone

Novena all’Immacolata

Secondo la Tradizione Cattolica domani 29 novembre inizia la Novena all’Immacolata, un Pio Esercizio di devozione e pietà mariana molto caro al popolo di Dio. Fedele alla Spiritualità trasmessa da S. Annibale M. Di Francia, grande innamorato di Maria, condividiamo con tutti i benefattori e gli amici, uno schema giornaliero per vivere la Novena. Il giorno prima, a cominciare da stasera, pubblicherò lo schema del giorno seguente. Intanto pubblico un’introduzione generale e metodologica. L’Immacolata guidi questo nostro cammino. P. Angelo Sardone

Essere sempre pronti, sobri ed attenti

La semina del mattino

149. «State attenti a voi stessi, i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita» (Lc 21,34). È ricorrente il monito ed il richiamo di Gesù all’attenzione, non solo alle cose che accadono, ma anche e soprattutto a se stessi. Si tratta di un invito alla vigilanza, alla sobrietà, al discernimento, al valore delle cose. Nel momento della difficoltà facilmente ci si scoraggia e ci si lascia andare in cupo pessimismo o in appoggi che si rivelano fasulli perché non hanno consistenza, anzi peggiorano le cose. Il cuore si appesantisce dinanzi al mistero della malattia, della sofferenza, della morte. Le vicende umane che preoccupano e che provengono anche da situazioni instabili di lavoro, da precarietà ordinarie e straordinarie, mettono a dura prova la mente ed il cuore. Inoltre, agli affanni della vita da esse causate, si aggiunge spesso la condotta oziosa e sregolata, che si manifesta in sperpero e dispersione di potenzialità che possono essere impiegate per il bene. Quando l’egoismo contrasta con la fede, si insinua il desiderio delle cose superflue. Se si aggiungono poi le ubriachezze di ogni ordine e grado, ci si intossica fin quasi ad avvelenarsi non solo il corpo ma anche la vita. Ciò che appesantisce il cuore è il peccato. L’accortezza e l’attenzione non deve portare a questa pericolosa soglia che può immettere in processi irreversibili. La preghiera, umile, incessante, fiduciosa, diviene la forza per resistere e difendersi da un sicuro scempio fisico, spirituale e morale. Questo mezzo è un’arma di difesa che abbiamo sempre a portata di mano. P. Angelo Sardone

Il mistero della fine

La semina del mattino

148. «Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino» (Lc 21,31). La misteriosa potenza salvifica del Signore con gli elementi della conclusione della vita sulla terra, si manifesta analogamente al ritmo biologico della terra e del raccolto dei frutti. Il ritorno del Signore viene preceduto da sconvolgimenti cosmici e segni premonitori della fine del mondo. Allora quel Regno che è già in mezzo perché portato da Gesù Cristo, si troverà nella ricapitolazione come atto liberatorio e definitivo. La presenza di Cristo nella storia e nel tempo fa tutt’uno con le sue parole e le sue opere che vanno al di là delle categorie umane dello spazio e del tempo. La Chiesa che costituisce in terra il germe e l’inizio del Regno insegna continuamente che la speranza delle cose ultime non deve diminuire l’importanza e la responsabilità di ciascuno nell’assolvere gli impegni terreni, in qualunque campo, a cominciare da quello relazionale con Dio e con il prossimo. Dagli insegnamenti di Cristo scaturiscono motivi sempre nuovi per poter attuare tutti gli impegni. I cristiani sanno bene che la loro vocazione è quella di cercare il Regno di Dio nella trattazione delle cose temporali, ordinandole secondo il pensiero di Dio. Se si agisce così si dà adito al Regno stesso di realizzarsi in pieno, mentre si attende la manifestazione conclusiva quando tutto sarà riconsegnato al Padre. La vicinanza del Regno e la sua attuazione, implica un deciso impegno di conversione giornaliera che non mortifica ma apre alla riflessione sul mistero della fine. P. Angelo Sardone