21 anni fa la canonizzazione di Sant’Annibale

«Una nuova via di santità». Oggi, 16 maggio 2025, l’intera Famiglia Rogazionista ricorda con gioia e celebra con viva gratitudine al Signore due avvenimenti importanti della sua Storia e Spiritualità: il 128° anniversario della fondazione della Congregazione dei Rogazionisti (1897) ed il 21° anniversario della canonizzazione di S. Annibale Maria Di Francia (2004). Domenica 16 maggio 1897, a Messina tre giovani che aspiravano a consacrarsi al Signore seguendo l’ideale carismatico della preghiera per le vocazioni e servire i poveri, presente P. Placido Mauro, un monaco benedettino ospite al Quartiere Avignone con l’assistenza di S. Annibale M. Di Francia davano inizio, come fratelli laici, a quella che sarebbe poi diventata la Congregazione dei Rogazionisti. Vestivano una tunica nera e, cucito sulla talare, l’emblema che li contraddistingueva: un cuore stampato su tela con l’iscrizione «Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messem suam». Domenica 16 maggio 2004 in piazza S. Pietro, al termine di un lungo cammino giuridico che era iniziato il 1945 con l’inchiesta diocesana a Messina, S. Giovanni Paolo II dichiarava santo il canonico messinese Annibale M. Di Francia che raggiungeva questa tappa significativa insieme con altri 5 santi, tra i quali il suo «vero» amico don Luigi Orione. Partecipo la gioia di questi avvenimenti storici a quanti nel mondo intero condividono la vocazione rogazionista e gli ideali di santità di Annibale M. Di Francia, «insigne apostolo della preghiera per le vocazioni ed autentico padre degli orfani e dei poveri». La straordinaria ricchezza di tale santità e vocazione, si inserisce nell’attualità della vita della Chiesa e della società che ha bisogno di operai santi, dediti al servizio soprattutto dei poveri, perorando da Dio la «misericordia delle misericordie», il dono dei «buoni evangelici operai». La santità di Annibale Di Francia è divenuta fermento di vita nuova ed ha fatto breccia nei cuori dei suoi figli e figlie, per i quali si è rivelato un autentico maestro. Di alcuni di loro, infatti, è stato avviato il processo di beatificazione: la venerabile Madre Nazarena Majone, Prima Superiora Generale delle Figlie del Divino Zelo, il venerabile P. Giuseppe Marrazzo, i servi di Dio P. Giuseppe Aveni e P. Pantaleone Palma, e decine e decine di Suore Figlie del Divino Zelo e Religiosi Rogazionisti, vissuti all’ombra delle sue ali, nel nascondimento e nel compimento del proprio dovere, martiri dell’ordinarietà, ma non meno risplendenti di meriti e virtù. P. Angelo Sardone

San Giuseppe, patrono della vita interiore

«Io susciterò un tuo discendente, uscito dalle tue viscere… Egli edificherà una casa al mio nome. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio» (2 Sam 7,14). La Parola di Dio rivolta dal profeta Natan al re Davide preoccupato di dover costruire una Casa al Signore, ha rivelato tutta la sua verità nel prosieguo del tempo con l’avvento di Gesù Cristo, l’Emmanuele, che ha come padre Dio. Nel preciso contesto storico-teologico, il Signore ha voluto aver bisogno di una figura umana che attestasse giuridicamente ed in analogia alla sua identità, la paternità umana del Figlio di Dio. Costui è Giuseppe, discendente di Davide, uscito dalle sue stesse viscere, che bene a ragione può dire nei confronti di Gesù: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio». I sui epiteti sono propriamente evangelici: è un uomo giusto e fedele (Mt 1,19) sposo di Maria e padre putativo di Gesù. A lui il compito di prendere in sposa Maria gravida del Bambino, di guidare la sua famiglia nella fuga e nel ritorno dall’Egitto, di vivere nel silenzio a Nazaret con l’umile arte del falegname. Il suo nome significa «aggiunto» accanto alla sposa, come protettore della sua verginità e custode di Cristo. I dati riportati nel Vangelo sono scarni ed essenziali e si inquadrano in una costante, il silenzio. Per questo S. Annibale M. Di Francia facendo eco alla tradizione cristiana e mostrando verso di Lui una grande confidenza, devozione e fiducia, lo definiva «Patrono della vita interiore», lo invocava come santo eccelso, potente e misericordioso ed a Lui ricorreva per ogni necessità materiale e spirituale. Pio IX lo ha dichiarato patrono della Chiesa universale. Nel contesto sociale oggi si celebra la festa del papà, prendendo a modello di questa singolare e sacra identità proprio S. Giuseppe di Nazaret. Auguri a tutti i papà, a quelli che sono in cielo ed a quelli che sulla terra esercitano il loro ministero di padre sia nella generazione umana che in quella spirituale. Auguri vivissimi a tutti coloro, uomini e donne che portano il nome di Giuseppe e Giuseppina, Pippo, Pino, Pina, Giusy e derivati. P. Angelo Sardone

Polizzine di Gesù Bambino 2025

All’inizio di ogni nuovo anno è in uso presso gli Istituti delle Figlie del Divino Zelo e dei Rogazionisti, l’estrazione delle Polizzine di Gesù Bambino, un’industria spirituale nata dal cuore di S. Annibale Maria Di Francia e dal suo estro poetico, per coinvolgere nella pratica di amare Gesù.

S. Annibale pensò la «Polizzina» come una singolare polizza spirituale da stipulare annualmente con Gesù Bambino, impegnandosi nella fedele sua osservanza.

Non si tratta di fogli pieni di condizioni, obbligazioni e benefici, ma di una immaginetta sul cui retro sono riportate le condizioni assicurative ed i benefici spirituali garantiti.

La Polizzina è personale e dura un anno.

Gesù assicura la sua assistenza e la sua protezione mettendo accanto uno o più Angeli e si rende garante dell’intercessione di un Santo o di una Santa, cui ciascuno si rivolge e raccomanda con particolare devozione ed ossequio.

L’assicurato si impegna a: Praticare una virtù, Recitare la preghiera indicata per bisogni ed esigenze particolari sue e del mondo, Fare una duplice mortificazione o rinunzia di un dolce e di un frutto.

Le “Polizzine” si estraggono a sorte. S. Annibale desiderava si ritenesse che è lo stesso Gesù Bambino a dettare le condizioni spirituali assicurative.

Se dovesse sfuggirne l’osservanza, soprattutto nell’atto della mortificazione della frutta o del dolce, non si fa peccato.

Chiunque desidera la Polizzina per sé o per altri, può richiederla scrivendo in privato a (upv.ics@rcj.org) ed indicando l’indirizzo civico. Sarà sorteggiata e spedita per posta. E’ richiesto un piccolo contributo per la spedizione.

I membri dell’Unione di Preghiera per le Vocazioni costituiti in Gruppo o Cenacolo Vocazionale potranno ritirarla in formato cartaceo dal Responsabile, cui è spedita, che provvederà all’estrazione e relativa consegna.

I santi ARCANGELI

«Benedite il Signore, voi tutti suoi Angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti al suono della sua parola» (Sal 102,20). Così l’antifona della Messa propria, introduce la festa dei santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele che oggi, domenica, cede il passo alla «Pasqua della settimana». I loro nomi sono «teoforici» perché contengono nella radice ebraica il nome di Dio, «El»: Michele, vuol dire «Chi è come Dio?»; Gabriele «forza di Dio, Raffaele, «medicina di Dio». Sono detti arcangeli perché, al dire di S. Gregorio Magno, sono angeli «che annunciano cose di grande importanza». I diversi riferimenti biblici attestano la loro missione. Michele, riportato nel libro di Daniele (10,13; 12,1) è in lotta contro Satana (Gd 9) e combatte il drago ed i suoi angeli (Apc 12,7). Gabriele è «colui che sta al cospetto di Dio» (Lc 1,19), porta il suo annunzio a Zaccaria ed a Maria per la nascita del Battista e di Gesù Cristo (Lc 1,5-22;26-38). Raffaele, è menzionato nel libro di Tobia, accompagnatore di viaggio del giovane Tobia per portare la guarigione al vecchio suo padre, Tobi, cieco. S. Annibale Di Francia nutriva una grande devozione per loro, soprattutto per l’arcangelo Michele che onorava come Principe dell’Angelica Milizia, altissimo Zelatore del divino Onore e citava in tante preghiere. Lo volle Patrono speciale dell’intera Opera rogazionista per custodirla e proteggerla. In ogni singola Casa volle fosse presente e venerata una sua statua. Il 30 settembre 1910, fu pellegrino a Monte S. Angelo (Fg) e presentò all’Arcangelo una supplica per i bisogni delle Case. P. Angelo Sardone

I santi Medici

«Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli» (Sal 115, 15). Così la Chiesa esalta il sacrificio cruento dei martiri, testimoni qualificati dell’amore del Signore e fedeli a Lui fino all’effusione del sangue. La memoria liturgica odierna, seppure facoltativa dei santi martiri Cosma e Damiano (Arabia 260–Ciro 303), molto popolari sia in Occidente che in Oriente e probabilmente medici, esalta la grandezza di Dio che concede virtù e grazie spirituali e materiali. La data della celebrazione è legata all’anniversario della chiesa eretta a Roma in loro onore da papa Felice IV (525-530). Erano gemelli e fratelli maggiori dei santi Antimo, Leonzio ed Euprepio, meno noti ed anch’essi ritenuti medici. La secolare tradizione li colloca nella prima generazione di martiri sotto Diocleziano forse nel 303. Sono scarse le notizie biografiche: erano dediti alla cura dei malati avendo appreso in Siria l’arte medica, ma erano medici speciali, non si facevano pagare. Per questo sono detti «anàrgiri» (che significa «senza argento», «senza denaro»). Era così messo in pratica il monito di Asclepio: «Darete delle cure gratuitamente, se c’è da soccorrere un povero o uno straniero, perché dove c’è l’amore degli uomini c’è l’amore dell’arte». La loro missione ed il loro compito apostolico fece guadagnare loro il martirio, mentre il Signore «sosteneva il loro animo, guidava la loro lingua, sconfiggeva, per mezzo loro il demonio sulla terra» (S. Agostino). Furono infatti lapidati, fustigati, crocifissi, gettati in mare in un sacco con un macigno appeso al collo ed infine decapitati con i loro tre fratelli più giovani. Auguri a tutti coloro che ne portano il nome, perché testimonino nella società di oggi la bellezza della donazione gratuita di se stessi nel compiere il bene. P. Angelo Sardone