Il giorno del Signore (XXXIII domenica del tempo ordinario)

La semina del mattino

  1. «Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia» (Ml 3,19). La pedagogia pastorale della Chiesa in questo ultimo tratto dell’anno liturgico riserva alcune letture che richiamano il senso escatologico, cioè ultimo del tempo e la fine di tutte quante le cose. É il caso di questa domenica, con un brevissimo ed efficace tratto del profeta Malachia, il cui nome significa «messaggero del Signore», considerato l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento e del quale non si sa quasi nulla. Il suo libro è composto di 4 capitoli. Ha operato probabilmente nel V secolo a.C., dopo il ritorno del popolo d’Israele dall’esilio babilonese e dopo la ricostruzione del Tempio (circa 515 a.C.). Dinanzi alla deludente situazione spirituale che si è generata, i sacerdoti che trascurano il culto, il popolo che non rispetta le leggi, la giustizia che è ignorata, l’infedeltà matrimoniale, la corruzione, la mancanza di solidarietà, egli interviene fermamente denunciando l’ingiustizia e l’infedeltà e preannunziando il «giorno del Signore» nel quale Dio stesso separerà i giusti dagli ingiusti. È il giorno del giudizio di Dio, il tempo nel quale farà giustizia in modo definitivo. I superbi e gli ingiusti, coloro che persistono nel fare il male, saranno trattati come la paglia che brucia e non lascia traccia. Il sole di giustizia invece è riservato a coloro che vivono nel timore del nome di Dio, cioè nella fiducia e nella fedeltà. Il messaggio di responsabilità e di speranza è rivolto a tutti coloro che vivono nella fedeltà alla legge di Dio e si propone come considerazione realista della situazione attuale spesso obnubilata da tinte fosche di pessimismo o di resa ai piaceri della vita ed alla irresponsabilità morale. P. Angelo Sardone

Beatificato mons. Carmine De Palma, amico di S. Annibale Maria Di Francia

Questa mattina, sabato 15 novembre 2025, nella Cattedrale di Bari, nell’omelia per la beatificazione di mons. Carmine De Palma, il cardinale Marcello Semeraro ha citato S. Annibale M. Di Francia, come amico del nuovo beato, prendendo spunto dalla sua lettera al Corriere delle Puglie del 1918, per una riflessione sulle situazioni di bullismo e di mancanza di attenzione verso i poveri.

Chi è interessato al testo completo dell’omelia può richiederlo a: upv.ics@rcj.org

P. Angelo Sardone

21 anni fa la canonizzazione di Sant’Annibale

«Una nuova via di santità». Oggi, 16 maggio 2025, l’intera Famiglia Rogazionista ricorda con gioia e celebra con viva gratitudine al Signore due avvenimenti importanti della sua Storia e Spiritualità: il 128° anniversario della fondazione della Congregazione dei Rogazionisti (1897) ed il 21° anniversario della canonizzazione di S. Annibale Maria Di Francia (2004). Domenica 16 maggio 1897, a Messina tre giovani che aspiravano a consacrarsi al Signore seguendo l’ideale carismatico della preghiera per le vocazioni e servire i poveri, presente P. Placido Mauro, un monaco benedettino ospite al Quartiere Avignone con l’assistenza di S. Annibale M. Di Francia davano inizio, come fratelli laici, a quella che sarebbe poi diventata la Congregazione dei Rogazionisti. Vestivano una tunica nera e, cucito sulla talare, l’emblema che li contraddistingueva: un cuore stampato su tela con l’iscrizione «Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messem suam». Domenica 16 maggio 2004 in piazza S. Pietro, al termine di un lungo cammino giuridico che era iniziato il 1945 con l’inchiesta diocesana a Messina, S. Giovanni Paolo II dichiarava santo il canonico messinese Annibale M. Di Francia che raggiungeva questa tappa significativa insieme con altri 5 santi, tra i quali il suo «vero» amico don Luigi Orione. Partecipo la gioia di questi avvenimenti storici a quanti nel mondo intero condividono la vocazione rogazionista e gli ideali di santità di Annibale M. Di Francia, «insigne apostolo della preghiera per le vocazioni ed autentico padre degli orfani e dei poveri». La straordinaria ricchezza di tale santità e vocazione, si inserisce nell’attualità della vita della Chiesa e della società che ha bisogno di operai santi, dediti al servizio soprattutto dei poveri, perorando da Dio la «misericordia delle misericordie», il dono dei «buoni evangelici operai». La santità di Annibale Di Francia è divenuta fermento di vita nuova ed ha fatto breccia nei cuori dei suoi figli e figlie, per i quali si è rivelato un autentico maestro. Di alcuni di loro, infatti, è stato avviato il processo di beatificazione: la venerabile Madre Nazarena Majone, Prima Superiora Generale delle Figlie del Divino Zelo, il venerabile P. Giuseppe Marrazzo, i servi di Dio P. Giuseppe Aveni e P. Pantaleone Palma, e decine e decine di Suore Figlie del Divino Zelo e Religiosi Rogazionisti, vissuti all’ombra delle sue ali, nel nascondimento e nel compimento del proprio dovere, martiri dell’ordinarietà, ma non meno risplendenti di meriti e virtù. P. Angelo Sardone

San Giuseppe, patrono della vita interiore

«Io susciterò un tuo discendente, uscito dalle tue viscere… Egli edificherà una casa al mio nome. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio» (2 Sam 7,14). La Parola di Dio rivolta dal profeta Natan al re Davide preoccupato di dover costruire una Casa al Signore, ha rivelato tutta la sua verità nel prosieguo del tempo con l’avvento di Gesù Cristo, l’Emmanuele, che ha come padre Dio. Nel preciso contesto storico-teologico, il Signore ha voluto aver bisogno di una figura umana che attestasse giuridicamente ed in analogia alla sua identità, la paternità umana del Figlio di Dio. Costui è Giuseppe, discendente di Davide, uscito dalle sue stesse viscere, che bene a ragione può dire nei confronti di Gesù: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio». I sui epiteti sono propriamente evangelici: è un uomo giusto e fedele (Mt 1,19) sposo di Maria e padre putativo di Gesù. A lui il compito di prendere in sposa Maria gravida del Bambino, di guidare la sua famiglia nella fuga e nel ritorno dall’Egitto, di vivere nel silenzio a Nazaret con l’umile arte del falegname. Il suo nome significa «aggiunto» accanto alla sposa, come protettore della sua verginità e custode di Cristo. I dati riportati nel Vangelo sono scarni ed essenziali e si inquadrano in una costante, il silenzio. Per questo S. Annibale M. Di Francia facendo eco alla tradizione cristiana e mostrando verso di Lui una grande confidenza, devozione e fiducia, lo definiva «Patrono della vita interiore», lo invocava come santo eccelso, potente e misericordioso ed a Lui ricorreva per ogni necessità materiale e spirituale. Pio IX lo ha dichiarato patrono della Chiesa universale. Nel contesto sociale oggi si celebra la festa del papà, prendendo a modello di questa singolare e sacra identità proprio S. Giuseppe di Nazaret. Auguri a tutti i papà, a quelli che sono in cielo ed a quelli che sulla terra esercitano il loro ministero di padre sia nella generazione umana che in quella spirituale. Auguri vivissimi a tutti coloro, uomini e donne che portano il nome di Giuseppe e Giuseppina, Pippo, Pino, Pina, Giusy e derivati. P. Angelo Sardone

Polizzine di Gesù Bambino 2025

All’inizio di ogni nuovo anno è in uso presso gli Istituti delle Figlie del Divino Zelo e dei Rogazionisti, l’estrazione delle Polizzine di Gesù Bambino, un’industria spirituale nata dal cuore di S. Annibale Maria Di Francia e dal suo estro poetico, per coinvolgere nella pratica di amare Gesù.

S. Annibale pensò la «Polizzina» come una singolare polizza spirituale da stipulare annualmente con Gesù Bambino, impegnandosi nella fedele sua osservanza.

Non si tratta di fogli pieni di condizioni, obbligazioni e benefici, ma di una immaginetta sul cui retro sono riportate le condizioni assicurative ed i benefici spirituali garantiti.

La Polizzina è personale e dura un anno.

Gesù assicura la sua assistenza e la sua protezione mettendo accanto uno o più Angeli e si rende garante dell’intercessione di un Santo o di una Santa, cui ciascuno si rivolge e raccomanda con particolare devozione ed ossequio.

L’assicurato si impegna a: Praticare una virtù, Recitare la preghiera indicata per bisogni ed esigenze particolari sue e del mondo, Fare una duplice mortificazione o rinunzia di un dolce e di un frutto.

Le “Polizzine” si estraggono a sorte. S. Annibale desiderava si ritenesse che è lo stesso Gesù Bambino a dettare le condizioni spirituali assicurative.

Se dovesse sfuggirne l’osservanza, soprattutto nell’atto della mortificazione della frutta o del dolce, non si fa peccato.

Chiunque desidera la Polizzina per sé o per altri, può richiederla scrivendo in privato a (upv.ics@rcj.org) ed indicando l’indirizzo civico. Sarà sorteggiata e spedita per posta. E’ richiesto un piccolo contributo per la spedizione.

I membri dell’Unione di Preghiera per le Vocazioni costituiti in Gruppo o Cenacolo Vocazionale potranno ritirarla in formato cartaceo dal Responsabile, cui è spedita, che provvederà all’estrazione e relativa consegna.