Il lieto fine per Sara e Tobia

«Raffaele disse a Tobìa prima che si avvicinasse al padre: «Io so che i suoi occhi si apriranno» (Tb 11,7). La storia di Tobi e Tobia, come raccontato nel libro omonimo, va verso il lieto fine. L’apporto divino manifestato concretamente tramite l’Arcangelo Raffaele che si è presentato ed ha accompagnato Tobia nel viaggio, è stato determinante. Il fiele ricavato dal pesce, sarà determinante per ridare la vista al padre anziano. Sara, la sposa del figlio, liberata ormai dalla ossessione diabolica, potrà seguire il marito a Ninive lasciandosi dietro le spalle la sua disavventura matrimoniale, perché purificata finalmente dalla grazia di Dio che ha vinto il demonio. Sono partiti insieme, tutti e tre da Ecbatana, per tornare a Ninive e concludere positivamente la grande avventura, a testimonianza della fede in Dio che premia sempre. Lasciata dietro Sara, Tobia e Raffaele vanno avanti perché si compia il resto del miracolo già realizzato in tutto il viaggio: Tobia spalma il fiele del pesce sugli occhi del padre Tobi al quale cadono le scaglie e torna a vedere. Tutto finalmente si è realizzato. I genitori di Tobia, Tobi ed Anna possono vedere ed accogliere come figlia nella loro casa la nuora Sara e si chiuderà finalmente per tutti il capitolo doloroso della loro vita. L’esemplificazione biblica è di grande effetto ed eloquente insegnamento. La parabola si riscontra frequentemente nella vita degli uomini. Quando ci si lascia guidare da Dio e si accoglie il dono della sua presenza anche attraverso qualche angelo, le vicende prendono un altro corso e si manifesta la volontà di Dio che è sempre e comunque volontà di bene. P. Angelo Sardone

Il demonio sconfitto e la vista ridonata

«Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza. Si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza» (Tb 8,4). La narrazione del libro di Tobia diviene avvincente soprattutto quando l’Arcangelo Raffaele prende in custodia Tobia e lo conduce ad Ecbatana nella Media, per prendere in sposa Sara sua cugina, figlia di Raguele. È uno dei tratti biblici più noti e significativi soprattutto in riferimento alla concezione del matrimonio ed al dono reciproco degli sposi, mediato dalla grazia di Dio. Sara è vittima del demonio Asmodeo che la notte stessa del matrimonio ha fatto morire uno dopo l’altro i sette mariti ai quali suo padre l’aveva data volta per volta. L’enorme difficoltà viene superata dall’intervento divino tramite Raffaele che dà sicurezza a Tobia invitandolo a non avere paura ma a fidarsi di Dio. Entrambi i coniugi, introdotti nella camera nuziale, vivono una intensa liturgia nella quale avendo dichiarato innanzitutto il proposito di prendersi e donarsi non per lussuria, innalzano al Signore la loro preghiera di benedizione. In particolare Tobia precisa la rettitudine di intenzione con la quale prende in sposa Sara e chiede con semplicità di farli giungere insieme alla vecchiaia. Il doppio «amen» finale suggella la preghiera e l’affidamento a Dio. Dormirono tutta la notte senza che succedesse nulla. La trattazione e l’episodio di Sara e Tobia tante volte viene proclamato nel corso della liturgia nuziale ad esempio di come si intenda impostare la vita matrimoniale che fa superare anche le difficoltà inevitabili o quelle straordinarie, con la fiducia nel Signore e l’abbandono completo nelle sue mani. P. Angelo Sardone

Sara e Tobia

«Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli» (Tb 3,11). La storia di Tobi si fa avvincente man mano che si entra nel vivo della sua esperienza umana segnata dalla pietà, dal dolore e dal desiderio di fare il bene, nonostante le difficoltà. Ad essa si abbina quella di Sara di Ecbatana, nella Media, che secondo il piano della Provvidenza divina, si intreccia con Tobia nel vincolo del matrimonio. Entrambi i protagonisti vivono una situazione di disagio: Tobi con la moglie ed i suoi insulti, Sara con una serva che l’accusa di essere lei la causa della morte dei sette mariti che ha sposato e che sono sistematicamente morti dopo la prima notte, col concorso del demonio Asmodeo. Le reazioni per entrambi sono legate alla preghiera ed all’affidamento a Dio. Tobi esprime una preghiera di fiducia nel Signore, riconoscendo la sua grazia e confessando i propri peccati. Sara, avvilita per le accuse della serva, aveva deciso di impiccarsi, ma per non causare un dolore acerbo al padre ed alla sua vecchiaia, desiste e rivolge al Signore la sua preghiera di benedizione e di lode elencando i prodigi che Dio ha realizzato. Enumera inoltre la sua purezza bandendo qualsiasi forma di disonestà e confessando la sua assoluta innocenza nei confronti delle morte dei suoi mariti. Il Signore interviene per entrambi accogliendo la loro preghiera ed inviando sulla terra l’Arcangelo Raffaele per guarirli: toglie le macchie bianche dagli occhi di Tobi e dà Sara in moglie a Tobia. Ancora una volta si evidenzia l’efficacia della preghiera umile, fiduciosa, di completo abbandono nelle mani di Dio che dall’alto non è né cieco né sordo. Guarda, ascolta ed interviene. P. Angelo Sardone

San Bonifacio, vescovo e martire

«Non ha più paura! Proprio per questo motivo lo hanno già ricercato per ucciderlo» (Tb 2,8). La Bibbia di Gerusalemme colloca nell’ambito dei libri storici quello della storia familiare di Tobi, un pio osservante della Legge deportato a Ninive. È divenuto cieco ed ha un figlio Tobia che sposerà Sara, figlia di Raguele suo parente. Il libro, scritto in Palestina intorno al 200 a.C. probabilmente in lingua aramaica, si ispira a pregressi modelli biblici ed ha un effetto edificante dal momento che evidenzia il senso della famiglia, la pratica dell’elemosina ed i doveri verso i morti. Proprio per aver compiuto il gesto del seppellimento di un ebreo strangolato, Tobi rischia di morire. Alcuni vicini pur esaltando il suo coraggio lo deridono. Lo stesso coraggio ha avuto soprattutto nell’ultima parte della sua vita il vescovo martire S. Bonifacio (673-754) che, strappato dalla sua solitudine monastica, viene inviato da Papa Gregorio II in Germania per l’evangelizzazione delle popolazioni della riva destra del fiume Reno. Lo zelo missionario gli fa percorrere gran parte del territorio germanico nella organizzazione della Chiesa e della celebre abbazia di Fulda, centro di spiritualità e di cultura. Il giorno di Pentecoste il luogo dove si trovava per un incontro con i catecumeni e la S. Messa fu assalito dai Frisoni che l’uccisero con un colpo di spada che dopo aver sfregiato il libro dell’evangeliario col quale si era coperto gli mozzò la testa. Il nome che fu conferito, Bonifacio testimonia inequivocabilmente la sua identità: un uomo dal buon destino, o per la traslitterazione, che ha fatto bene ogni cosa. La sua opera evangelizzatrice si chiuse con l’evento tragico della morte. P. Angelo Sardone

La santa Trinità

«Gloria al Padre e al Figlio ed allo Spirito Santo». La nota dossologia, unitamente al segno cristiano per eccellenza, il segno della croce e la formula adoperata nel Battesimo, sono la manifestazione più comune, verbale e visiva, del mistero centrale sulla quale si fonda la fede, fonte di tutti gli altri misteri: l’Unità e la Trinità di Dio. Nella liturgia subito dopo il tempo della Pasqua e la solennità della Pentecoste, punti nevralgici dell’Anno liturgico, si riprende il Tempo Ordinario e le prime domeniche sono caratterizzate da grandi eventi e dalla celebrazione di grandi misteri. Quello odierno esalta la Santissima Trinità, ossia il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, un circolo di amore, di grazia e comunione. I testi sacri evocano diffusamente questo mistero a cominciare dal vecchio Testamento e trovano nel Nuovo, molteplici insegnamenti dichiarativi di Gesù. Questo mistero, infatti può essere conosciuto solo perché rivelato. La Santa Trinità afferma l’unità della natura o sostanza (consustanziale) e la trinità delle tre distinte persone. Le formule trinitarie, presenti nelle lettere di S. Paolo, sono state assunte dalla liturgia come saluto iniziale nella celebrazione eucaristica. Le azioni proprie delle tre persone, secondo la personale loro proprietà, sono la Creazione, opera del Padre, la Redenzione, opera del Figlio, la santificazione opera dello Spirito Santo. I Padri della Chiesa nella riflessione profonda ed avvincente di questo mistero hanno sottolineato la «teologia», cioè la vita intima di Dio e «l’economia», cioè le opere attraverso le quali Dio rivela la sua vita. In questo grandioso mistero si situa la vita del cristiano che è abitato dalla Trinità: un solo Dio in tre persone, la Trinità nell’Unità. P. Angelo Sardone