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Autore: Angelo Sardone

9 Maggio 2019Senza categoria

Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Domenica 12 maggio, IV di Pasqua, domenica del Buon Pastore, si celebra la 56 Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni istituita da S. Paolo VI il 1964. La giornata si pone a coronamento di tutta l’azione carismatica di S. Annibale M. Di Francia apostolo della preghiera per le vocazioni e manifesta l’interesse della Chiesa intera perchè il “divino comando” Rogate ergo dominum messis ut mittat operarios in messem suam, diventi universale. Come ogni anno il santo Padre ha indirizzato un apposito messaggio. Lo riportiamo di seguito.

 

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA 56ª GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
Il coraggio di rischiare per la promessa di Dio

Cari fratelli e sorelle,
dopo aver vissuto, nell’ottobre scorso, l’esperienza vivace e feconda del Sinodo dedicato ai giovani, abbiamo da poco celebrato a Panamá la 34ª Giornata Mondiale della Gioventù. Due grandi appuntamenti, che hanno permesso alla Chiesa di porgere l’orecchio alla voce dello Spirito e anche alla vita dei giovani, ai loro interrogativi, alle stanchezze che li appesantiscono e alle speranze che li abitano.
Proprio riprendendo quanto ho avuto modo di condividere con i giovani a Panamá, in questa Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni vorrei riflettere su come la chiamata del Signore ci rende portatori di una promessa e, nello stesso tempo, ci chiede il coraggio di rischiare con Lui e per Lui. Vorrei soffermarmi brevemente su questi due aspetti – la promessa e il rischio – contemplando insieme a voi la scena evangelica della chiamata dei primi discepoli presso il lago di Galilea (Mc 1,16-20).
Due coppie di fratelli – Simone e Andrea insieme a Giacomo e Giovanni – stanno svolgendo il loro lavoro quotidiano di pescatori. In questo mestiere faticoso, essi hanno imparato le leggi della natura, e qualche volta hanno dovuto sfidarle quando i venti erano contrari e le onde agitavano le barche. In certe giornate, la pesca abbondante ripagava la dura fatica, ma, altre volte, l’impegno di tutta una notte non bastava a riempire le reti e si tornava a riva stanchi e delusi.
Sono queste le situazioni ordinarie della vita, nelle quali ciascuno di noi si misura con i desideri che porta nel cuore, si impegna in attività che spera possano essere fruttuose, procede nel “mare” di molte possibilità in cerca della rotta giusta che possa appagare la sua sete di felicità. Talvolta si gode di una buona pesca, altre volte, invece, bisogna armarsi di coraggio per governare una barca sballottata dalle onde, oppure fare i conti con la frustrazione di trovarsi con le reti vuote.
Come nella storia di ogni chiamata, anche in questo caso accade un incontro. Gesù cammina, vede quei pescatori e si avvicina… È successo così con la persona con cui abbiamo scelto di condividere la vita nel matrimonio, o quando abbiamo sentito il fascino della vita consacrata: abbiamo vissuto la sorpresa di un incontro e, in quel momento, abbiamo intravisto la promessa di una gioia capace di saziare la nostra vita. Così, quel giorno, presso il lago di Galilea, Gesù è andato incontro a quei pescatori, spezzando la «paralisi della normalità» (Omelia nella XXII Giornata Mondiale della Vita Consacrata, 2 febbraio 2018). E subito ha rivolto a loro una promessa: «Vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17).
La chiamata del Signore allora non è un’ingerenza di Dio nella nostra libertà; non è una “gabbia” o un peso che ci viene caricato addosso. Al contrario, è l’iniziativa amorevole con cui Dio ci viene incontro e ci invita ad entrare in un progetto grande, del quale vuole renderci partecipi, prospettandoci l’orizzonte di un mare più ampio e di una pesca sovrabbondante.
Il desiderio di Dio, infatti, è che la nostra vita non diventi prigioniera dell’ovvio, non sia trascinata per inerzia nelle abitudini quotidiane e non resti inerte davanti a quelle scelte che potrebbero darle significato. Il Signore non vuole che ci rassegniamo a vivere alla giornata pensando che, in fondo, non c’è nulla per cui valga la pena di impegnarsi con passione e spegnendo l’inquietudine interiore di cercare nuove rotte per il nostro navigare. Se qualche volta ci fa sperimentare una “pesca miracolosa”, è perché vuole farci scoprire che ognuno di noi è chiamato – in modi diversi – a qualcosa di grande, e che la vita non deve restare impigliata nelle reti del non-senso e di ciò che anestetizza il cuore. La vocazione, insomma, è un invito a non fermarci sulla riva con le reti in mano, ma a seguire Gesù lungo la strada che ha pensato per noi, per la nostra felicità e per il bene di coloro che ci stanno accanto.
Naturalmente, abbracciare questa promessa richiede il coraggio di rischiare una scelta. I primi discepoli, sentendosi chiamati da Lui a prendere parte a un sogno più grande, «subito lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,18). Ciò significa che per accogliere la chiamata del Signore occorre mettersi in gioco con tutto sé stessi e correre il rischio di affrontare una sfida inedita; bisogna lasciare tutto ciò che vorrebbe tenerci legati alla nostra piccola barca, impedendoci di fare una scelta definitiva; ci viene chiesta quell’audacia che ci sospinge con forza alla scoperta del progetto che Dio ha sulla nostra vita. In sostanza, quando siamo posti dinanzi al vasto mare della vocazione, non possiamo restare a riparare le nostre reti, sulla barca che ci dà sicurezza, ma dobbiamo fidarci della promessa del Signore.
Penso anzitutto alla chiamata alla vita cristiana, che tutti riceviamo con il Battesimo e che ci ricorda come la nostra vita non sia frutto del caso, ma il dono dell’essere figli amati dal Signore, radunati nella grande famiglia della Chiesa. Proprio nella comunità ecclesiale l’esistenza cristiana nasce e si sviluppa, soprattutto grazie alla Liturgia, che ci introduce all’ascolto della Parola di Dio e alla grazia dei Sacramenti; è qui che, fin dalla tenera età, siamo avviati all’arte della preghiera e alla condivisione fraterna. Proprio perché ci genera alla vita nuova e ci porta a Cristo, la Chiesa è nostra madre; perciò, dobbiamo amarla anche quando scorgiamo sul suo volto le rughe della fragilità e del peccato, e dobbiamo contribuire a renderla sempre più bella e luminosa, perché possa essere testimonianza dell’amore di Dio nel mondo.
La vita cristiana, poi, trova la sua espressione in quelle scelte che, mentre danno una direzione precisa alla nostra navigazione, contribuiscono anche alla crescita del Regno di Dio nella società. Penso alla scelta di sposarsi in Cristo e di formare una famiglia, così come alle altre vocazioni legate al mondo del lavoro e delle professioni, all’impegno nel campo della carità e della solidarietà, alle responsabilità sociali e politiche, e così via. Si tratta di vocazioni che ci rendono portatori di una promessa di bene, di amore e di giustizia non solo per noi stessi, ma anche per i contesti sociali e culturali in cui viviamo, che hanno bisogno di cristiani coraggiosi e di autentici testimoni del Regno di Dio.
Nell’incontro con il Signore qualcuno può sentire il fascino di una chiamata alla vita consacrata o al sacerdozio ordinato. Si tratta di una scoperta che entusiasma e al tempo stesso spaventa, sentendosi chiamati a diventare “pescatori di uomini” nella barca della Chiesa attraverso un’offerta totale di sé stessi e l’impegno di un servizio fedele al Vangelo e ai fratelli. Questa scelta comporta il rischio di lasciare tutto per seguire il Signore e di consacrarsi completamente a Lui, per diventare collaboratori della sua opera. Tante resistenze interiori possono ostacolare una decisione del genere, così come in certi contesti molto secolarizzati, in cui sembra non esserci più posto per Dio e per il Vangelo, ci si può scoraggiare e cadere nella «stanchezza della speranza» (Omelia nella Messa con sacerdoti, consacrati e movimenti laicali, Panamá, 26 gennaio 2019).
Eppure, non c’è gioia più grande che rischiare la vita per il Signore! In particolare a voi, giovani, vorrei dire: non siate sordi alla chiamata del Signore! Se Egli vi chiama per questa via, non tirate i remi in barca e fidatevi di Lui. Non fatevi contagiare dalla paura, che ci paralizza davanti alle alte vette che il Signore ci propone. Ricordate sempre che, a coloro che lasciano le reti e la barca per seguirlo, il Signore promette la gioia di una vita nuova, che ricolma il cuore e anima il cammino.
Carissimi, non è sempre facile discernere la propria vocazione e orientare la vita nel modo giusto. Per questo, c’è bisogno di un rinnovato impegno da parte di tutta la Chiesa – sacerdoti, religiosi, animatori pastorali, educatori – perché si offrano, soprattutto ai giovani, occasioni di ascolto e di discernimento. C’è bisogno di una pastorale giovanile e vocazionale che aiuti la scoperta del progetto di Dio, specialmente attraverso la preghiera, la meditazione della Parola di Dio, l’adorazione eucaristica e l’accompagnamento spirituale.
Come è emerso più volte durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Panamá, dobbiamo guardare a Maria. Anche nella storia di questa ragazza, la vocazione è stata nello stesso tempo una promessa e un rischio. La sua missione non è stata facile, eppure lei non ha permesso alla paura di prendere il sopravvento. Il suo «è stato il “sì” di chi vuole coinvolgersi e rischiare, di chi vuole scommettere tutto, senza altra garanzia che la certezza di sapere di essere portatrice di una promessa. E domando a ognuno di voi: vi sentite portatori di una promessa? Quale promessa porto nel cuore, da portare avanti? Maria, indubbiamente, avrebbe avuto una missione difficile, ma le difficoltà non erano un motivo per dire “no”. Certo che avrebbe avuto complicazioni, ma non sarebbero state le stesse complicazioni che si verificano quando la viltà ci paralizza per il fatto che non abbiamo tutto chiaro o assicurato in anticipo» (Veglia con i giovani, Panamá, 26 gennaio 2019). In questa Giornata, ci uniamo in preghiera chiedendo al Signore di farci scoprire il suo progetto d’amore sulla nostra vita, e di donarci il coraggio di rischiare sulla strada che Egli da sempre ha pensato per noi.
Dal Vaticano, 31 gennaio 2019, Memoria di San Giovanni Bosco
Franciscus

 

22 Marzo 201922 Marzo 2019Senza categoria

Il reliquiario di S. Annibale a Dasà (VV)

Da sabato 23 a domenica 31 marzo, P. Angelo Sardone con la collaborazione del diacono P. Massimo Lataro, anima a Dasà (VV) nella diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, una settimana vocazionale con la presenza del reliquiario di S. Annibale. La settimana è stata concordata col parroco don Bernardino Comerci, in occasione della inaugurazione della chiesta parrocchiale recentemente restaurata. E’ stato predisposto un programma apposito con il coinvolgimento dell’intera comunità parrocchiale e la partecipazione saltuaria delle altre due comunità dei paesi vicini Arena ed Aquaro.

7 Marzo 2019Senza categoria

Cittanova (Rc): tre-giorni penitenziale

Su invito del parroco don Salvatore Giovinazzo all’inizio della Quaresima ed in continuità con il lavoro pastorale fatto nel novembre 2017 con la Peregrinatio di S. Annibale nei giorni 8-10 marzo P. Angelo Sardone anima una tre-giorni penitenziale con le celebrazioni liturgiche e la catechesi quaresimale.

5 Marzo 2019Senza categoria

Con le Ceneri l’inizio della Quaresima

Mercoledì delle Ceneri. Il Signore misericordioso e pietoso si muove a compassione di tutti: a Lui si torna con digiuni, pianti e lamenti. Anche i sacerdoti piangono per i propri e gli altrui peccati chiedendone perdono al Signore. Come ambasciatori e collaboratori di Dio noi esortiamo alla riconciliazione in questo momento favorevole e per il giorno della salvezza. Gesù insegna che l’elemosina, la preghiera e il digiuno sono mezzi indispensabili per ottenere il perdono e la salvezza. Praticarli in maniera discreta, nell’intimità del cuore e con azioni sobrie, al contrario degli ipocriti che amano le piazze, la lode della gente e assumono un’aria melanconica per il digiuno, attira lo sguardo penetrante di Dio che vede nel segreto della coscienza e ricompensa. Il rito austero della benedizione ed imposizione delle ceneri sul capo, apre il tempo della Quaresima e ricorda a ciascuno la finitezza della vita, riporta all’essenzialità e alla necessità di una continua conversione. Si comincia dalla testa per finire con la lavanda dei piedi. Buona Quaresima. P. Angelo Sardone.

5 Marzo 20195 Marzo 2019Senza categoria

Ultimo giorno di carnevale: preghiera di riparazione

S. Annibale nutrì una speciale devozione alle Pene intime del Cuore di Gesù. Nel 1890 compose alcuni versi dal titolo Le pene intime del Cuore di Gesù, strofe per la settimana santa, da potersi cantare anche nel triduo di carnevale. Furono pubblicate dal giornale messinese “La Luce” e così commentate: «È pio costume della Chiesa nei giorni di carnevale invitare i fedeli ad un atto di riparazione per gli oltraggi che si fanno al Signore. Il Reverendissimo Canonico Di Francia ha composto alcune strofe da cantarsi in chiesa in onore dell’oltraggiato Cuore di Gesù Cristo. Preghiamo i fedeli a volersi avvalere di questo slancio poetico di un cuore tutto pieno di Gesù, e recitarle sempre, come sempre è dagli empi trafitto il divin Cuore del Redentore» (15 febbraio 1890). A corredo di queste strofe il 1906 o 1907 P. Pantaleone Palma scrisse alcune preghiere che si recitavano negli istituti di S. Annibale. In questo ultimo giorno di Carnevale, sono lieto di condividerle invitando a pregarle ed a meditarle. P. Angelo Sardone

21 Febbraio 201921 Febbraio 2019Senza categoria

Cristina Angelini si laurea con una tesi su S. Annibale

La signorina Cristina Angelini di Bari, martedì 19 febbraio presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose S. Apollinare di Forlì, collegato alla Falcoltà Teologica dell’Emilia Romagna, ha conseguito la Laurea triennale in scienze religiose discutendo la tesi “Tutto il centro amoroso, fecondo, doveroso e continuo della Pia Opera, dottrina, pietà eucaristica e azione sociale di S. Annibale Maria Di Francia”. Ha conseguito la votazione di summa cum laude. La neo-dottoressa si è appassionata alla ricerca col supporto storico-carismatico ed il materiale bibliografico fornito da P. Angelo Sardone, animatore provinciale dell’Unione di Preghiera per le Vocazioni. Sicuramente la ricerca proseguirà in vita della laurea magistrale.

12 Febbraio 201912 Febbraio 2019Senza categoria

Iniziato l’VIII Capitolo della Provincia S. Annibale ICS

In località Nemi (Roma), nel Centro “Ad Gentes” dei Padri Verbiti  si è aperto lunedì 11 febbraio l’VIII Capitolo della Provincia S. Annibale (Italia Centro Sud), un appuntamento quadriennale per l’esame delle problematiche della Provincia e l’elezione del Governo Provinciale.  L’assise è costituita da 34 religiosi, tra membri di diritto (Governo Provinciale uscente) e i delegati eletti dai confratelli delle diverse Case. Il Capitolo è presieduto dal Superiore Generale dei Rogazionisti, P. Bruno Rampazzo.  P. Agostino Montan dei Giuseppini del Murialdo, esperto di diritto canonico, ha guidato il Ritiro Spirituale. La celebrazione eucaristica presieduta da P. Rampazzo e, a pomeriggio le formalità di rito e l’elezione della Presidenza del Capitolo e degli uffici liturgico e della comunicazione, hanno chiuso la prima giornata.

26 Gennaio 2019Senza categoria

Festa del Nome SS.mo di Gesù

La devozione al Nome SS.mo di Gesù è tra le primarie nella Storia e Spiritualità Rogazionista. Ha una importanza tale che, secondo il pensiero del santo Fondatore, non deve mai scemare. Si tratta della centralità della persona di Cristo nella vita dell’Opera e dei suoi componenti. Il Nome di Gesù «Non vuol dire le quattro lettere che lo compongono, ma vuol dire Gesù Cristo Incarnato che nasce, cresce, muore e risorge per la salute del mondo. Vuol dire G. C. nella sua divina persona, nella sua celeste dottrina, nelle opere mirabilissime del suo amore. Vuol dire G. C. che siede alla destra del Padre in cielo e in terra dimora sempre in seno alla sua Chiesa nel SS.mo Sacramento dell’altare nel quale si fa ostia continua di propiziazione e cibo sovrasostanziale e quotidiano di ogni anima. Questo è il Nome di Gesù. Pronunziare Gesù vuol dire richiamare al pensiero tutti i misteri del suo amore, della sua sapienza, della carità del suo dolcissimo amore». (Annibale Maria Di Francia, Scritti, 52, p. 161). Il culmine della devozione è prima di tutto la Novena con un forte senso di riparazione: la sconfitta del maligno avviene attraverso la preghiera e l’adorazione eucaristica, primo atteggiamento dell’uomo nei confronti del Nome di Gesù: “ogni ginocchio si pieghi sulla terra, nei cieli e sottoterra ed ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore (Fil 2, 10-11). Pregando nel Nome di Gesù, «ci uniamo alle preghiere stesse di Nostro Signore quando pregava nel tempo della sua vita mortale con preghiere perfettissime che il suo Eterno genitore non poteva in alcun modo rigettare; e tutt’ora chiuso nei santi tabernacoli, riproduce tutte le sue divine preghiere all’Eterno Padre e a queste noi ci uniamo quando preghiamo nel nome di Gesù» (Di Francia, Scritti, 3, p. 80). Segue poi la Grande Supplica, fondata sulle parole di Gesù: «In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena» (Gv 16, 23-24). Il 1888 P. Annibale istituisce la pratica della Supplica all’Eterno Divin Genitore, nel nome di Gesù da presentare a Dio Padre nella solenne festività interna del Nome Santissimo di Gesù, il 31 gennaio di ogni anno. La supplica è costituita da 34 petizioni che si riferiscono all’intera vita di Cristo e riassumono in forma originale ed attuale, la storia annuale dell’Opera Rogazionista, le sue vicende, attraverso la lode, il rendimento di grazie e la richiesta di aiuti e favori celesti, con una narrazione descrittiva. Un’autentica devozione al Nome SS.mo di Gesù, porta necessariamente all’attenzione di carità verso i poveri ed i piccoli nei quali si nasconde la stessa persona di Gesù Cristo. P. Angelo Sardone

12 Dicembre 2018Senza categoria

S. Pier Marina (Me): Rinnovo della Promessa UPV

Mercoledì 12 dicembre a S. Pier Marina, frazione di S. Pier Niceto (Me) si tiene un incontro di formazione carismatica, la celebrazione eucaristica e l’adorazione, in occasione del Rinnovo della Promessa UPV dei membri locali dell’Unione di Preghiera per le Vocazioni. L’incontro è animato da P. Angelo Sardone. Partecipano anche le suore Figlie del Divino Zelo che custodiscono in paese la Casa aperta da S. Annibale il 1909. Il Gruppo locale dell’UPV è guidato ed animato con tanto zelo dalla signora Francesca Puleio Scibilia, mamma di P. Santi, attualmente economo della Provincia S. Annibale.

12 Dicembre 2018Senza categoria

Messina Casa Madre: rinnovo della Promessa UPV ed incontro di formazione

Sabato 8 dicembre, in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione, nella basilica antoniana di Messina, nel corso della celebrazione eucaristica delle ore 18,00 un gruppo di aderenti all’Unione di Preghiera per le Vocazioni, ha rinnovato la Promessa. Ha accolto la Promessa P. Angelo Sardone, animatore provinciale dell’UPV. Hanno concelebrato con lui il rettore del santuario P. Mario Magro e P. Gioacchino Cipollina. Martedì 11 dicembre, come da programma dopo la S. Messa delle 18.00 , lo stesso P. Sardone ha tenuto un incontro formativo sull’ispirazione del Rogate in S. Annibale. Buona ed interessata la partecipazione dei fedeli. Iòl prossimo Incontro si terrà nella vicinanza della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni quando saranno accolte le nuove adesioni.    

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