La doppia liturgia

Il pane e il vino sull’altare di una chiesa diventano Eucaristia, mistero della fede. Il pane e il vino sulla mensa di una casa diventano Comunione, mistero di amore. Tutto si muove sul piano del mistero, da quello che supera la portata dei sensi e dell’umana comprensione a quello intorno al quale ogni giorno si costruisce la vita, le relazioni, con le gioie ed i dolori, le fatiche e le speranze. Chicchi di grano macinati e acini d’uva spremuti sono gli elementi costitutivi (la materia, la chiama la teologia sacramentale) dell’Eucaristia. Sudore, impegno, sacrifici, lavoro, gioie e soddisfazioni, sono gli elementi che ogni giorno, impastati con amore e spremuti con dolcezza diventano corpo donato e sangue versato nella chiesa domestica. Per la confezione dell’Eucaristia Gesù ha incaricato gli apostoli ed i loro successori, in forza del sacramento dell’Ordine sacro: “Fate questo in memoria di me”. Per la realizzazione dell’eucaristia domestica lo stesso Gesù, in forza del sacramento del Battesimo, ha conferito a ciascuno l’identità comune di sacerdote, re e profeta per esplicitarla nel servizio della carità e dell’offerta di sé, nella conoscenza della Parola di Dio, nella proclamazione delle grandi opere del Signore. Ogni giorno la liturgia ecclesiale e domestica ha le sue norme ed i suoi segni: la tavola imbandita con la tovaglia, gli utensili, un fiore, il pane, l’acqua e il vino, nella casa; la patena con le ostie ed il calice con il vino, il “messale”, nella chiesa. E’ una analogia straordinaria di segni, di mistero. Il giovedì settimanale, più particolarmente l’Eucaristia ed il Sacerdozio sono sottolineati nella riflessione, nella preghiera e nell’adorazione. Mentre si benedice il Signore, si offrono i frutti della terra in rendimento di grazie. Questo è il senso più vero ed esplicito del termine Eucaristia. La potenza dello Spirito invocato sulle offerte materiali, rievocando le parole pronunziate da Gesù nel Cenacolo, compie il grande miracolo della “transustanziazione” cioè la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, vero cibo e vera bevanda. Quest’offerta ha valore universale, coinvolge ed implica tutti. Anche nella casa come con una vera e propria liturgia, ogni giorno si compie l’offerta, il sacrificio, e ci si nutre del cibo materiale e dell’amore condiviso. Questa offerta coinvolge ed implica i membri della famiglia. I giorni che stiamo vivendo, dolorosamente contrassegnati dalla mancanza di partecipazione fisica alla celebrazione della S. Messa nell’assemblea del popolo di Dio e dalla ricezione materiale del pane della vita, non sono vuoti: sono comunque giorni pieni. La mancanza del cibo eucaristico viene colmata dal pane della Parola di Dio, ricca ed abbondante, comunicata e condivisa attraverso i tanti canali della comunicazione. A questo, deve associarsi il pane della carità. Un celebre aforisma di S. Agostino, ripreso dal Concilio Vaticano II in SC 47, definisce mirabilmente l’Eucaristia “Sacramento di pietà”, segno efficace dell’amore misericordioso di Dio Padre; “Segno di unità”, che realizza l’unità dei credenti in Cristo, con Cristo e tra loro; “Vincolo di carità”, catena, anello, che annoda l’amore fraterno con l’amore di Dio. Questo grande mistero è reso vivo ed operante dal sacerdote sull’altare, anche a nome di chi non può partecipare fisicamente e deve accontentarsi della comunione spirituale che rimane sempre e comunque un anelito, un desiderio e non una realtà sacramentale. Anche oggi, celebrando l’Eucaristia ed adorando il mistero della fede, io ripeto a Dio Padre il nostro “Amen” il mio, il tuo, quello dell’intera umanità. P. Angelo Sardone