Il sacrificio della loce

La semina del mattino.

  1. «Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora» (Sal 49,23).

Offerta e sacrificio, lode ed onore esprimono il rapporto tra l’uomo e Dio. Sin dalle origini della vita sulla terra, soprattutto dopo il peccato, l’uomo ha sentito il bisogno di offrire, cioè di porre dinanzi a Dio i prodotti della terra sia per ringraziarLo e propiziare la sua benevolenza, che per riparare l’offesa. L’offerta è segno di sottomissione, di riconoscenza del beneficio ricevuto, di compenso dovuto. Il sacrificio è in genere un’azione cruenta che richiama il sangue ed il fuoco. La sua radice latina «sacrum facere», indica l’azione con la quale si rende sacro qualcosa, cioè lo si separa dal quotidiano e lo si pone nella sfera del divino. Implica la richiesta di propiziazione e di grazia. Si sacrifica a Dio dando fuoco alla vittima: in essa quasi si materializza la responsabilità del proprio errore. Il sacrificio richiama anche la rinunzia e l’oblazione. Offerta e sacrificio danno lode al Signore perché gli conferiscono riconoscenza per quanto ricevuto ed esaltano la sua grandezza. Ad essi si unisce l’onore dovuto a Dio creatore e redentore. L’esperienza cristiana dà valore all’Offerta della giornata, la preghiera specifica con la quale si presenta a Dio, come espressione di amore, la gratitudine per i doni ricevuti con la creazione e la redenzione, e si offre a Lui quanto di buono materiale e spirituale si potrà compiere. Ciò esprime riverenza e rispetto, onore e gloria. Col fuoco dell’amore si brucia l’offerta di se stesso e si pongono davanti a Dio anche le rinunzie, i dolori, le sofferenze, le buone azioni. Tutto ciò dá lode a Dio. Questo è il motivo per il quale la preghiera cristiana viene solitamente definita «Sacrificio di lode». Onoriamo dunque il Signore con l’offerta, il sacrificio e la lode. P. Angelo Sardone