Il giorno del Signore (XXXIII domenica del tempo ordinario)

La semina del mattino

  1. «Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia» (Ml 3,19). La pedagogia pastorale della Chiesa in questo ultimo tratto dell’anno liturgico riserva alcune letture che richiamano il senso escatologico, cioè ultimo del tempo e la fine di tutte quante le cose. É il caso di questa domenica, con un brevissimo ed efficace tratto del profeta Malachia, il cui nome significa «messaggero del Signore», considerato l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento e del quale non si sa quasi nulla. Il suo libro è composto di 4 capitoli. Ha operato probabilmente nel V secolo a.C., dopo il ritorno del popolo d’Israele dall’esilio babilonese e dopo la ricostruzione del Tempio (circa 515 a.C.). Dinanzi alla deludente situazione spirituale che si è generata, i sacerdoti che trascurano il culto, il popolo che non rispetta le leggi, la giustizia che è ignorata, l’infedeltà matrimoniale, la corruzione, la mancanza di solidarietà, egli interviene fermamente denunciando l’ingiustizia e l’infedeltà e preannunziando il «giorno del Signore» nel quale Dio stesso separerà i giusti dagli ingiusti. È il giorno del giudizio di Dio, il tempo nel quale farà giustizia in modo definitivo. I superbi e gli ingiusti, coloro che persistono nel fare il male, saranno trattati come la paglia che brucia e non lascia traccia. Il sole di giustizia invece è riservato a coloro che vivono nel timore del nome di Dio, cioè nella fiducia e nella fedeltà. Il messaggio di responsabilità e di speranza è rivolto a tutti coloro che vivono nella fedeltà alla legge di Dio e si propone come considerazione realista della situazione attuale spesso obnubilata da tinte fosche di pessimismo o di resa ai piaceri della vita ed alla irresponsabilità morale. P. Angelo Sardone