Il ricordo di Fratello Francesco Maria del Bambino Gesù

Un angelico fiore: fratello Francesco Maria Drago del bambino Gesù. Oggi 24 novembre ricorre il dies natalis di una delle “pietre di fabbrica” della Congregazione dei Rogazionisti, fratello Francesco Maria del Bambino Gesù (Gaetano), della famiglia dei Drago.
Nacque a Galati Mamertino (Messina) il 5 marzo 1882. Modello di pace, raccoglimento e preghiera, visse in un ambiente familiare patriarcale, conducendo al pascolo il gregge di suo padre. Desideroso di consacrarsi al Signore nell’Ordine dei Cappuccini come laico converso, e non “padre di Messa” come desideravano i genitori, aveva fatto un tentativo al Convento di S. Marco d’Alunzio. La tradizione orale narra che a seguito della conoscenza di Fra’ Giuseppe Antonio Meli che gli aveva parlato della Congregazione dei Rogazionisti, invitandolo a seguirlo a Messina, esclamò: «Rogazionisti del Cuore di Gesù! Che bel nome! Oh, questa è proprio la Casa dove il Signore mi vuole. Sì, sì che ci vado!». Morì in concetto di santità di tubercolosi ossea a Messina il 24 novembre 1908, assistito dal santo Fondatore. Le esequie si svolsero nella chiesa del Monastero dello Spirito Santo. Di lui si narrarono fatti straordinari. P. Pantaleone Palma tessé un magnifico elogio funebre, e poi, dopo essersi scrupolosamente documentato e sulla base anche di testimonianze dirette del padre Giacomo, riportate in un memoriale trascritto dal genero Francesco Emanuele, scrisse a puntate i ricordi biografici sul giornale «Dio e il Prossimo» di quegli anni, precisamente dal mese di aprile 1913 al mese di marzo 1916. Nel passato, ad opera della Postulazione Generale dei Rogazionisti, vi è stato qualche tentativo di avvio di una inchiesta diocesana con opportuno sondaggio e valutazione dell’impresa. La cosa è rimasta arenata. Attraverso il Gruppo dell’Unione di Preghiera per le Vocazioni che opera a Galati sin dal 2012, unitamente a fratello Antonino Drago, mi sto adoperando anche con qualche apposita pubblicazione, perchè in mezzo alle nuove generazioni del popolo di Dio e della Famiglia del Rogate, rimanga vivo il ricordo e se ne apprezzino le virtù. P. Angelo Sardone

Gesù Cristo, re dell’universo

«Costui è il re dei Giudei» (Lc 23,38). Nella XXXIVª domenica del tempo Ordinario, ultima dell’intero anno Liturgico, si celebra la Solennità di Cristo Re dell’universo che afferma la regalità universale di Gesù sulla storia e sul tempo. La festa fu istituita da Papa Pio XI nel 1925 per contrastare il secolarismo dilagante nel XX secolo che tentava di sopprimere la fede religiosa e sostituirla con l’adorazione di altro e di altri. Intendeva celebrare la supremazia di Cristo Re su tutto l’universo, sottolineando che la Chiesa e la fede cristiana non possono essere messe da parte o soppiantate da qualsiasi potere umano. La liturgia che è un’autentica scuola di vita, educa attraverso la Parola ed i Sacramenti a saper   riconoscere il Signore presente nella vita quotidiana anche con questo singolare titolo di Re. Al mondo che dà valore fino all’idolatria al potere, alla ricchezza ed al successo personale, si oppone la regalità di Cristo che si esprime in modo completamente diverso da quella dei potenti del mondo: il suo trono è la croce, la sua regalità è l’umiltà, il suo potere è l’amore oblativo e misericordioso. Egli l’affermò dinanzi a Pilato che glielo riconobbe e lo fece incidere sulla tavoletta infissa alla croce sopra la sua testa. Gesù Cristo regna dal legno, segno della sconfitta ma anche della grande vittoria che si conclude con la risurrezione! Le sue braccia sono aperte al mondo intero ed il suo, è un regno di giustizia, di amore e di pace. La solennità invita a riconoscere Gesù Cristo centro della propria vita di cristiani; a vivere secondo i valori del suo Regno (giustizia, misericordia, servizio), a guardare con speranza al compimento finale della storia. P. Angelo Sardone

Il giorno del Signore (XXXIII domenica del tempo ordinario)

La semina del mattino

  1. «Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia» (Ml 3,19). La pedagogia pastorale della Chiesa in questo ultimo tratto dell’anno liturgico riserva alcune letture che richiamano il senso escatologico, cioè ultimo del tempo e la fine di tutte quante le cose. É il caso di questa domenica, con un brevissimo ed efficace tratto del profeta Malachia, il cui nome significa «messaggero del Signore», considerato l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento e del quale non si sa quasi nulla. Il suo libro è composto di 4 capitoli. Ha operato probabilmente nel V secolo a.C., dopo il ritorno del popolo d’Israele dall’esilio babilonese e dopo la ricostruzione del Tempio (circa 515 a.C.). Dinanzi alla deludente situazione spirituale che si è generata, i sacerdoti che trascurano il culto, il popolo che non rispetta le leggi, la giustizia che è ignorata, l’infedeltà matrimoniale, la corruzione, la mancanza di solidarietà, egli interviene fermamente denunciando l’ingiustizia e l’infedeltà e preannunziando il «giorno del Signore» nel quale Dio stesso separerà i giusti dagli ingiusti. È il giorno del giudizio di Dio, il tempo nel quale farà giustizia in modo definitivo. I superbi e gli ingiusti, coloro che persistono nel fare il male, saranno trattati come la paglia che brucia e non lascia traccia. Il sole di giustizia invece è riservato a coloro che vivono nel timore del nome di Dio, cioè nella fiducia e nella fedeltà. Il messaggio di responsabilità e di speranza è rivolto a tutti coloro che vivono nella fedeltà alla legge di Dio e si propone come considerazione realista della situazione attuale spesso obnubilata da tinte fosche di pessimismo o di resa ai piaceri della vita ed alla irresponsabilità morale. P. Angelo Sardone

Beatificato mons. Carmine De Palma, amico di S. Annibale Maria Di Francia

Questa mattina, sabato 15 novembre 2025, nella Cattedrale di Bari, nell’omelia per la beatificazione di mons. Carmine De Palma, il cardinale Marcello Semeraro ha citato S. Annibale M. Di Francia, come amico del nuovo beato, prendendo spunto dalla sua lettera al Corriere delle Puglie del 1918, per una riflessione sulle situazioni di bullismo e di mancanza di attenzione verso i poveri.

Chi è interessato al testo completo dell’omelia può richiederlo a: upv.ics@rcj.org

P. Angelo Sardone