San Benedetto da Norcia, un colosso di santità

«Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole e custodirai in te i miei precetti, allora troverai la conoscenza di Dio» (Pr 2,1-5). La letteratura sapienziale si esprime in maniera tipica nei 31 capitoli del Libro dei Proverbi, attribuito a Salomone che avrebbe pronunziato tremila proverbi (1Re 5,12). Esprime oltre la sapienza, la teologia pratica con uno sviluppo dottrinale. La liturgia odierna collega un significativo tratto sapienziale alla vita ed all’opera di uno dei santi più grandi e conosciuti, San Benedetto da Norcia (480-542), fondatore del monachesimo occidentale. Da giovane studente, avendo rifiutato la vita brillante di Roma si ritirò in solitudine in una grotta a Subiaco detta poi “sacro speco”, passando in seguito alla scelta di vita monastica ed in una nuova fase di maturazione interiore, a Montecassino dove impiantò una vera e propria scuola di servizio di Dio. I capisaldi della sua identità e missione carismatica sono la lettura meditata della Parola di Dio, la lode a Dio con la liturgia, il lavoro in carità fraterna ed il servizio reciproco. A lui si deve la formulazione della Regola, un codice di preghiera e di vita comunitaria con 73 capitoli nei quali tra l’altro, per la ricerca costante di Dio, viene chiesto di non anteporre nulla all’Ufficio divino ossia la preghiera liturgica, armonizzando il tutto con il lavoro. “Ora et labora” è il motto che qualifica il grande mondo benedettino sparso in tutti i continenti, che ha prodotto una lunga schiera di Santi e la qualificazione eccellente della dimensione orante liturgica. Davvero egli continua ad essere “un astro luminoso” (S. Gregorio Magno) anche nel buio del nostro tempo. P. Angelo Sardone