Giona profeta

«Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico» (Gn 3,1). Il libro omonimo che si colloca in una data dopo l’esilio di Babilonia, prende il nome dal suo eroe, il profeta Giona, ed è una narrazione. Il genere letterario è quello dell’insegnamento. La sua storia testimonia il progresso spirituale della religione biblica. Il profeta ha ricevuto da Jahwé il compito di predicare agli abitanti di Ninive, in Assiria, ma non ne vuol sapere. L’Assiria era una grande potenza imperiale, un popolo aggressivo e sanguinario. Giona[h1] , autentico israelita, non se la sente di portare il messaggio ai nemici del suo popolo. Per questo si imbarca su una nave messa in grave pericolo proprio per la sua presenza ed il rifiuto della volontà di Dio. Gettato in mare come colpevole della malasorte, tutto si calma ed il profeta viene ingoiato da un grosso pesce nel quale rimane per tre giorni e tre notti. Il compito del profeta, data la sua natura, è quello di proclamare una parola non sua, una rivelazione divina, a volte anche ostile al pensiero dei destinatari e talora anche fonte di pericolo e persecuzioni. In alcuni casi, come quello di Giona, compie azioni simboliche. Il ventre del pesce ed i tre giorni di permanenza saranno richiamati direttamente da Gesù per significare i tre giorni della sua morte e sepoltura. La Parola di Dio è l’oggetto della predicazione: ad essa occorre attenersi allegandole vicende della propria vita che talora diventano un vero e proprio paradigma. Lo Spirito Santo fa tutti profeti: occorre stare sotto la sua azione che è prima di ogni cosa, purificazione e salvezza. La sua presenza autentica è comprovata dall’efficacia delle opere. P. Angelo Sardone


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