Presenza d’amore sino alla fine

La semina del mattino

129. «Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1)

I Vangeli Sinottici (Matteo, Marco e Luca) riportano sia la moltiplicazione dei pani che l’istituzione dell’Eucaristia. S. Giovanni, invece, alla vigilia della passione e morte di Gesù, colloca la lavanda dei piedi agli Apostoli. È una sorta di trasposizione dell’istituzione dell’Eucaristia, il segno evidente che Dio ha tanto amato il mondo da dare il proprio Figlio perché nessuno si perda. La lavanda è preceduta da una espressione singolare: «Gesù amò i suoi discepoli sino alla fine». Sulla croce Egli ha dato la sua vita per il mondo intero: nell’Eucaristia offre la salvezza per la vita del mondo, per chi crede e per chi ancora non crede. Essa rende presente sacramentalmente questo dono nel corso della storia. Sino alla fine significa fino al compimento storico e temporale della sua vocazione di Figlio di Dio e Salvatore; fino alla manifestazione più significativa e più grande del suo amore, rimanendo perennemente in un minuscolo frammento di pane a ricordare la presenza reale, dove Egli tutto intero si fa sostanzialmente presente nella realtà del suo corpo e del suo sangue (S. Paolo VI). Nell’Eucaristia è manifestata la forma più alta del suo amore, rovesciando i criteri del dominio ed affermando in modo radicale il criterio del servizio: «Se uno vuol essere il primo sia l’ultimo di tutti ed il servo di tutti» (Mc 9,35). Che grande dignità e gioia poter affermare con S. Paolo: «Mi ha amato e ha dato se stesso per me!». (Gal 2,20). P. Angelo Sardone