Sobrietà e speranza

«Cingendo i fianchi della vostra mente e restando sobri, ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data» (1Pt 1,13). Dopo aver dato i principi basilari ai quali conformarsi per una retta vita cristiana, Pietro con un tono fortemente esortativo, delinea le conseguenze pratiche. La prima è un impegno attivo e vigile nell’oggi per dare ragione alla speranza: essa si collega con la grazia che il Signore donerà poi nella sua manifestazione. Il messaggio evangelico accolto e creduto spinge i cristiani a vivere con coerenza il momento presente in sintonia con la nuova via tracciata da Dio, prima attraverso i profeti e le loro profezie sulla grazia destinata a coloro che credono e poi, attraverso coloro che predicano il Vangelo nello Spirito che scende dall’alto. Tutto questo genera la personale e collettiva responsabilità. In pratica i cristiani, come pellegrini sulla terra, sono chiamati a manifestare l’atteggiamento tipico di coloro che stanno per intraprendere un lungo viaggio. Devono avere cinti i fianchi della loro mente, cioè un atteggiamento spirituale spedito che non si lasci condizionare ed imbrigliare dalle cose del mondo. A ciò deve aggiungersi la sobrietà spirituale e materiale nell’uso dei beni per poter andare incontro al Signore che si manifesterà nella parusia. Il presente ha grande importanza ma è proiettato verso la dimensione escatologica degli ultimi tempi. Il tema è fortemente attuale e l’invito petrino orienta a vivere il presente nella sobrietà, nell’accortezza, nella proiezione verso il domani che se è nelle mani di Dio, è anche affidato alla personale responsabilità di ciascuno. P. Angelo Sardone