S. Agata, cioè “buona”

«I sacerdoti introdussero l’arca dell’alleanza del Signore al suo posto nel sacrario del tempio, nel Santo dei Santi, sotto le ali dei cherubini» (1Re 8,6). Il progetto di Davide di costruire un tempio al Signore, sventato dalla profezia di Natan che gli riferì che sarebbe stato il Signore stesso a costruire a lui nel suo Discendente il vero tempio, viene attuato da Salomone. Il giovane e saggio re, usufruendo di tutto il materiale possibile tenuto in deposito per l’occorrenza, in sette anni costruì il sontuoso Tempio di Gerusalemme ed in esso, nel Santo dei Santi, insieme con le suppellettili varie trasferì l’Arca dell’Alleanza che conteneva le tavole della legge e rappresentava la presenza di Dio. Gli artefici del trasporto furono i sacerdoti. Il luogo designato era una cella particolare. Il Signore manifestò la sua reale presenza con una grande nube che riempi il tempio. Nella cattedrale di Catania in un’apposita cella della cappella a lei dedicata, sono conservate e custodite le reliquie di S. Agata la nobile vergine martire etnea del III sec. nota in tutto il mondo. Consacrata a Dio nella giovanissima età, ricevé dal vescovo di Catania il segno della sua appartenenza a Dio, un velo rosso. Non valsero le lusinghe e le minacce del proconsole invaghito di lei, né tanto meno le accuse di vilipendio della religione e il processo intentato contro di lei, a fermarla dal proposito di rimanere fedele a Cristo. La tradizione racconta che le furono strappati i seni, condotta al rogo e morì nella cella per le conseguenze delle ustioni. È grande la devozione verso questa invitta santa siciliana, testimoniata dall’esposizione delle sue reliquie e dalla straordinaria partecipazione del popolo di Dio. Auguri a tutte coloro che portano il suo nome che, dal greco, significa «buona, gentile». P. Angelo Sardone