Maria Madre di ogni grazia

Mattutino di speranza, 2 luglio 2020.
Nella S. Messa Gesù nasce come in una nuova Betlemme. Non più nascosto nella sua umanità, ma sotto le specie eucaristiche; non per restare trentatré anni sulla terra, ma per rimanervi fino alla fine dei secoli. La Chiesa vive nutrendosi del suo corpo e del suo sangue. Nel tabernacolo si trova sempre vivo e vero, amante ed operante il Cuore di Gesù. Tutti i ringraziamenti, le lodi, gli affetti, i sospiri, i desideri, i pensieri, l’amore, tutto l’essere, hanno senso se si rivolgono e partono da Gesù sacramentato. L’offerta del culto spirituale, in forza del nostro essere popolo sacerdotale, trova la sua ragione di essere a partire proprio dall’Eucaristia che fa la Chiesa, come affermava il grande gesuita Henri de Lubac. Una celeberrima espressione di S. Agostino, ripresa dal Vaticano II, definisce l’Eucaristia «sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità» (SC 47), mirabili affermazioni che il grande vescovo ipponate rivolgeva alla sua gente per spiegare l’essenza dell’Eucaristia, il nutrimento vivo ed efficace del popolo di Dio. Queste verità, parte integrante della fede nel mistero eucaristico celebrato ed adorato, sono l’eredità teologica delle cosiddette “Feste del Primo Luglio” che nella Tradizione rogazionista si protraevano per alquanti giorni. Il 2 luglio, successivo alla festa eucaristica, l’attenzione era rivolta alla Madonna, salutata ogni anno con un titolo nuovo cantato con l’inno apposito. Dal 1936 in poi, analogamente a quanto era avvenuto per Gesù Sacramentato, nell’Opera Rogazionista la Vergine Santa è salutata e venerata col titolo di «Divina Trionfatrice». Provvidenzialmente nella giornata odierna la Tradizione cristiana ricorda la gran Madre di Dio, Maria, col titolo di “Madonna delle grazie”. La prima “divina” grazia elargita da Maria è proprio il suo figlio Gesù. Una ispirata affermazione di S. Giovanni Paolo II la definisce “primo tabernacolo eucaristico”. La disponibilità del suo grembo e della sua vita, ha permesso il compimento del progetto di amore di Dio sull’umanità decaduta, attraverso Gesù, il Redentore. Sin dagli inizi della sua missione evangelizzatrice, Egli ha acconsentito alla richiesta della madre a Cana di Galilea, dove ha compiuto il primo miracolo. E’ interessante il fatto che l’intervento straordinario sia stato perorato proprio da Maria e sia frutto della delicata sua attenzione dinanzi ad una necessità e ad un bisogno peraltro non apertamente manifestato dagli interessati. E’ lei che, attenta e vigile si accorge della mancanza del vino e lo comunica a Gesù. «Fate tutto quello che egli vi dirà» è l’ingiunzione che dà non soltanto agli inservienti di Cana ma all’umanità intera per la quale si rende mediatrice di ogni grazia. Lo aveva compreso il cistercense S. Bernardo, grande cantore di Maria, che in una celebre preghiera a lei rivolta, il Memorare, dice: «non s’è mai udito che qualcuno sia ricorso a te e sia stato abbandonato». Lo ha confermato con terzine di altissimo valore teologico, il sommo poeta Dante Alighieri quando nella Cantica del Paradiso proprio sulla bocca di S. Bernardo nella Preghiera alla Vergine pone queste parole: «Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fïate liberamente al dimandar precorre». La mediazione di Maria presso il suo Figlio Gesù è potente, è indispensabile, è efficace per la vita del cristiano. Sia in ordine ai beni spirituali che materiali. Lo confermano due millenni di storia che la vedono ed onorano come Madre della Chiesa, lo attestano le diverse apparizioni, l’attualizzano i tanti santuari mariani nei quali il primo assoluto riferimento rimane Gesù celebrato ed adorato nel mistero dell’Eucaristia. La logica dei grandi Santi innamorati di Maria è che attraverso Maria si va a Gesù, più si ama Maria, più si ama Gesù. Proprio Maria sembra allora ripetere quanto S. Agostino concludeva in riferimento al grande mistero del pane e del vino: «Chi vuol vivere ha dove vivere, ha di che vivere. Si avvicini, creda, entri nel corpo e sarà vivificato» (Trattato su S. Giovanni 26,13). Sostenuti da Maria nella celebrazione dell’Eucaristia, rimanendo in adorazione davanti al santo tabernacolo, come Lei conserviamo l’immenso dono ricevuto meditando nel cuore le grandi meraviglie del Signore. P. Angelo Sardone