L’obbedienza che si deve a Dio

«Vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome. Ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento» (At 5,28). L’accoglienza della Parola di Dio a Gerusalemme, mentre nella nuova Comunità dei credenti è favorita dalla coraggiosa ed intraprendente predicazione degli Apostoli, viene osteggiata dalla pubblica autorità religiosa. Vi è il grande pericolo di sovvertire le tradizioni e la stessa Parola ancorata alla Legge, soprattutto per il fatto che Gesù si è fatto Figlio di Dio. Tutto è stato sconvolto dal mistero della risurrezione, cosa inaudita. Il coraggio fermo di Pietro mette a tacere le lagnanze che sono anche di ordine politico perché la gente comincia ad orientarsi diversamente ed a seguire i nuovi insegnamenti. La testimonianza più efficace e convincente è quella della Risurrezione alla quale non si può resistere. Gli Apostoli, battezzati nello Spirito, ne sono profondamente convinti, anzi è lo stesso Spirito che infonde nelle loro menti e nei loro cuori tanta tenacia e fortezza per affermare queste verità. L’obbedienza a Dio, al Padre che ha operato l’evento della risurrezione, è superiore a qualsiasi altra obbedienza all’uomo che contrasta con il volere di Dio. La forza degli apostoli è sostenuta dalla potenza dello Spirito che li ha chiamati ad essere autentici testimoni. Il frutto di questa novità è la conversione ed il perdono dei peccati. La fede e la retta coscienza illuminata e sorretta da Dio, continua ad orientare la Chiesa e la vita dei credenti che, soprattutto dinanzi a minacce e sovvertimenti della legge naturale e di costumi che non si addicono alla verità, obbediscono a Dio piuttosto che agli uomini. P. Angelo Sardone