La forza del Battesimo

«Il peccato non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri» (Rm 6,12). Il Battesimo attua la giustificazione: ci si immerge nel mistero della morte di Cristo e della sua sepoltura, per rinascere con Lui risorto. Da ciò consegue un comportamento di vita del tutto nuovo: non si è più schiavi del peccato, si muore al peccato e si vive per Dio in Gesù. La grandezza del sacramento del Battesimo viene così delineata con la ricchezza di una teologia originaria che costituisce la base non solo della primitiva catechesi pasquale ma anche e soprattutto l’itinerario catechetico attuale nella sua ricchezza e varietà. Essendo stata superata la fase del peccato, il cristiano di ieri e di sempre vive con Cristo la vita divina, il cui massimo splendore sarà manifesto nella risurrezione finale. La conseguenza immediata, rafforzata dall’insegnamento fermo e deciso è che il peccato non deve regnare più nel corpo mortale e non lo deve tenere sottomesso ai suoi desideri che non portano a Dio. Si tratta di un ragionamento logico che deve tradursi nella pratica della vita coerente con questo quadro che se può sembrare ideale, è efficace. Con queste realtà deve fare i conti ogni giorno il cristiano che vuole essere tale, che vuole cioè professare quanto ha ricevuto nel Battesimo, fedele agli impegni presi. L’incoerenza verso le promesse battesimali porta automaticamente fuori da un contesto di autenticità e di vera dottrina. C’è ancora molto da imparare in una società nella quale coerenza, fedeltà, impegno e derivati sono relegati a volte solo alla buona volontà o al desiderio dell’individuo di perfezionarsi nella fede e di camminare in maniera autentica sulla strada del Vangelo e di Gesù Cristo. P. Angelo Sardone