Il vangelo si diffonde dappertutto

«Il Vangelo che è giunto a voi porta in tutto il mondo frutto e si sviluppa» (Col 1,6). La lettera di Paolo ai Colossesi costituisce un gruppo omogeneo insieme con quella agli Efesini e a Filemone. Fu redatta tra il 61 ed il 63, mentre era prigioniero molto probabilmente a Roma. Colossi era una città dell’Asia Minore (l’attuale Turchia) presso una grande strada che collegava Efeso col fiume Eufrate. Non era stata evangelizzata direttamente dall’Apostolo ma da Epafra, che, formato alla scuola di Paolo e suo collaboratore, svolse a Colossi la predicazione secondo i canoni appresi dal maestro. Proprio lui gli portò notizie allarmanti sulla città a proposito di speculazioni a base di giudaismo ed influenze filosofiche provenienti dal mondo ellenista che potevano oscurare la supremazia di Cristo. Paolo allora scrisse la lettera affidandola a Tichico altro suo collaboratore. In essa si trovano le idee dominanti della sua predicazione: Cristo ha il potere sul mondo, è al di sopra di tutte le potenze cosmiche e della vita quotidiana dei cristiani. Il Vangelo, ossia la Parola di verità, annunziato da Epafra è il contenuto di tutta la predicazione apostolica: è proclamato in tutto il mondo allora conosciuto, si sviluppa e porta frutto. Dio opera con la forza della sua Parola in maniera sorprendente e predominante: il missionario è semplicemente un suo tramite e strumento. Il Vangelo ha in se stesso la forza espressiva e divulgativa. Qualunque missionario di ieri o di oggi non è altro che un ministro, un annunziatore forte e mite della Parola che salva. P. Angelo Sardone