IL TETRAMORFO

«Il primo vivente era simile a un leone; il secondo a un vitello; il terzo aveva l’aspetto come di uomo; il quarto era simile a un’aquila che vola» (Apc 4,7). Nella descrizione della Corte celeste, come risulta dalla visione, Giovanni evangelista colloca attorno al trono della maestà di Dio e della sua pienezza di dominio sulla realtà creata, quattro viventi, i Cherubini, esseri derivanti dalla letteratura apocalittica giudaica, già descritti dal profeta Ezechiele, che sorreggono il trono ed hanno un quadruplice aspetto: leone, vitello, uomo, aquila. Sono pieni di occhi, a rappresentare l’insonne vigilanza davanti al trono e, come i Serafini di risonanza isaiana, proclamano con solennità a Dio il trisagio, cioè «Santo, santo, santo». Essi vogliono rappresentare quanto di più forte e di più nobile esista nella natura creata: il leone, il più forte tra gli animali selvaggi, il vitello, il più forte tra gli animali domestici, l’aquila, il più forte tra i volatili, l’uomo, il più nobile della realtà creata. Uno dei primi Padri della Chiesa, Ireneo di Lione, provò a dare l’interpretazione dei quattro Viventi, che da allora in poi fu detta “tetramorfo”, cioè le quattro forme, cosa che la Chiesa ha fatto sua. I Vangeli sono quattro, come i punti cardinali e i venti, indice di ordine e misura della terra e del cosmo, donati da Cristo in 4 forme che rispecchiano il suo volto umano con l’incarnazione, leonino per la sua potenza, taurino per il supremo sacrificio, e d’aquila per l’effusione dello Spirito Santo dall’alto. La Tradizione ha applicato questi simboli ai quattro evangelisti, così come documentato largamente nell’iconografia e nell’arte pittorica e scultorea: l’uomo a Matteo, il leone a Marco, il toro a Luca, l’aquila a Giovanni. È molto bello conoscere tutto questo. P. Angelo Sardone